anni allora formasse ostacolo, tanta era l’opinione ili lui, che in ogni scrutinio riportando la maggioranza de’ suffragi, fu uopo al fine approvarne l’elezione ai 4 geunaio 1343 ( more veneto 134^ ). Appena giunto al dogado ebbe la soddisfazione di vedere effettuata la lega, già in addietro divisata, tra Venezia, Papa Clemente VI, il re di Cipro, i genovesi e il gran maestro di Rodi, per frenare l’ognor crescente orgogliosa potenza ottomana, con nuova e i.a crociata contro i turchi. I veneziani allestirono un grosso armamento governato da Pietro Zeno, il quale valorosamente sconfisse totalmente i turchi assedienti Ne-groponte. Passò poi la flotta veneta ad assediare Smirne, con quella de’collegati : espugnata nel giorno de’ss. Simo-ne e Giuda del 1343, bruciarono la turca e l’arsenale. Dice lo Stella negli Annali di Genova, che Smirne fu presa da 4 galee pontificie, 6 veneziane e 5 genovesi. Allora Clemente VI scrisse per tal vittoria lettera gratulatoria al doge, e prolungando la lega ordinò che un numero di galee degli alleati dovessero nel porto e in que’mari incrociare, per impedire al debellato Umurberg musulmano principe d’Aldino la costruzione di nuovi legni, ed ogni uscita dalla sua capitale Smirne. Ma narrai al citato articolo, che in questo devesi tener presente nelle guerre veneto - turche, che mentre Zeno andava a incendiare le navi nemiche, che rendevano impraticabile l’Arcipelago, trovandosi col legato delle truppe e navi pontifìcie in una chiesa ad ascoltar la messa, all’improvviso sopravvenuti i turchi, restarono uccisi. Vuole Sanudojcheciò sia avvenuto perchè Zeno non volle uscire dal tempio, se prima non fosse terminato il s. Sagrifizio, e con lui perì anche il duce di Cipro. Dipoi scemato l’ardore de’collegati,si sciolse la lega senza conseguirne gli effetti che era-si proposta. Umberto Delfino di Vienna, capitano generale della marina pon- >4» tificia, fu ascritto alla nobiltà veneta, alla cui repubblica Clemente VI avea concesso con bolla per tre anni le decime ecclesiastiche allo scopo di continuare a tutelare i mari e la cristianità dal comune nemico. Egli è per questo che il successore Innocenzo VI, più tardi ordinò a’ collegati di tenere nel porto di Smirne le galee prescritte da! predecessore. Ottennero altresì i veneziani, col mezzo di Marin Falier e Andrea Corner, ambasciatori presso il Papa in Avignone, di poter introdurre rapporti commerciali col soldano d’ Egitto, al quale inviarono Nicolò Zane, e vi si stabilii.“ console Pietro Giustiniani. Ebbero non poca parte allo scioglimento della lega contro i turchi due avvenimenti contemporanei a quella spedizione, cioè la ribellione della Dalmazia e le cose di Crimea. La Dalmazia ancora non poteva acquetarsi al dominio veneto, mossa specialmente dalle suggestioni della vicina Ungheria. Avea avuto in principio rettori annui, che poi divennero stabili; i dalmati li cacciarono più volte e si misero sotto la protezione del re di Ungheria; sottomessi di nuovo a’veneziani, perderono il diritto d’eleggersi il proprio conte, e doverono ricever presidio veneto. Quindi crescendo la scontentezza, ne derivarono nuovi tentativi di scuotere il giogo, con segreti maneggi col cavalleresco Lodovico 1 re d’Ungheria, il quale curò di tenerli vivi nell’irrequieta Zara; onde la repubblica inviò io galee a chiuderne il porto, ed i za-ratini volendo difendersi, invocarono il soccorso del re. Per cui si mandarono 4o galee comandate da Pietro Canal, soprintendendo alle truppe di terra Marin Falier. Intanto il re penetrato in Dalmazia con poderoso esercito, piantò gli alloggiamenti dietro il campo de’veneziani per obbligarli a levar l’assedio di Zara. Allora le genti delle navi scesa a terra, fecero strage degli ungheri, coti vittoria del i.° luglio, giorno di s. Mar-