nimi, non essendosi potuto riunir le fazioni per la scelta d’ un nuovo doge, anzi da quel punto venuta in odio la du-cal dignità, si prese il partito d’altolire e abrogare un tal magistrato supremo e perpetuo; per la triste esperienza già fatta non volendosi neppur tribuni, tuttavia reputandosi necessario un magistrato, si decise e di sostituirne uno annuale, sotto il nome di Maestro della Milizia. Si scelsero dunque ad anno i maestri de’ militi, e dal 737 al 741 cinque ne furono, i cui nomi ci tramandò la storia: Domenico Leone nel 737, Felice Cornicola nel 738 , Teodato o Deodato figliuolo del doge ucciso nel 739, Gioviano o Giuliano Ipato nel 740, e Giovanni Fabri-ciaco o Fabriaco eracleese nel y41 > 'I quale governando più di qualunque altro de’suoi predecessori aspro e feroce, daH’indignata plebe fu cacciato dal suo ufficio e alla greca accecalo nel 742> prima che terminasse 1’ anno del suo reggimento. — Teodato Ipato IF doge. Il governo militare e gli annuali maestri de’militi.non riuscendo magistratura utile e opportuna al governo del popolo, il parlilo,che chiamato dall’esilio questo Teodato oDeodato figlio dell’ultimo doge Orso avealo nominato maestro de’militi, procurava di restituire nella sua casa la dignità ducale, volle pure compensare in lui il danno dal padre sofferto. Pertanto, nello stesso 742 convocata la coucione non più in Eraclea, ma in Malatnocco, si stabilì di fare rivivere la dignità perpetua di doge, e Teodato che già era stato dall'imperatore insignito del titolo d’I-pato, non senza meraviglia fu il IV doge di Venezia, e fissò pel t.° la sua dimora iu Maiamocco, città munita di torri e di mura e isola sicura, decorata del seggio vescovile, non volendo soggiornare in E-raclea , ov’era stato assassinato suo padre e vi avea eretto il palazzo ducale; e per freno all’autorità ebbe due tribuni come assessori. Così Maiamocco divenne centro del governo della repubblica di Ve- 3 7 nezin,e sede del doge. Quanto ad Eraclea, è bene che io qui avverta : Che notabilmente indebolita dalle guerre colla vicina Equilio o Jesolo, sempre più decadde, e impaludò dopo la devastazione recatale co’franchi da Pipino re d’ Italia ne* primi anni del seguente secolo IX, altro funesto eccidio ricevendo nel Xda’tartari ugii. Il doge Agnello Partecipazio era-cleano la rifabbricò, poco lungi dal luogo ove sorgeva 1’ antica, ma assai piti piccola, e col nomedi Città Nova, connine a Emonia o Città Nova d’Istria; nè valsero le premure del doge Pietro Or-seolo II,che dispiacendogli la perdita d’un luogo sì celebre, ne restaurò con gran dispendio le fabbriche e il ducale palazzo, e vi aggiunse una chiesa assai bella. Conservò per altro lungo tempo i vescovi propri colla cattedrale di s. Pietro, ove si tumulavano, e il podestà succeduto al ducale gastaldo, finché nell 44° Eugenio IV soppresse il vescovato, ne incorporò le rendite e la diocesi al patriarcato di Grado, che neh4^1 s> compenetró in quel- lo di Veneziani luogo restando racchiuso nella diocesi di Treviso, come già notai. — Il doge Teodato rinnovò i patti co’re longobardi, e sebbene costoro fecero guerra a’greci e tolsero Piavenna all’esarca Eutichio, il doge non si mosse. Pel suo pacifico governo fu ampliato il commercio, la navigazione de’veneziani divenne fiorentissima ed estesa non solo ne’ mari del Levante,ma in quelli eziandio del Ponente, e lungo le coste e i porti dell’A-frica e della Spagna. Si estese eziandio per l’Italia, e specialmente a Pavia ed a Roma. Il decadimento di Ravenna tornò a vantaggio de’veneziani, particolarmente dopo l’alleanza più tardi conclusa coll’arcivescovo Sergio; in breve, erauo ormai essi, si può dire, la sola nazione commerciante e navigatrice di que’tempi. Laonde gran cura mettevano nella costruzione de’uavigli, e già il maestro de’militi Cornicola aveva invitato maestri fabbri-calori di navi dalla Schiavonia, dall’lstria