Obelerio, è quello che, giusta la comune degli storici, Obelerio fu l’ultimo de’ dogi crealo in Maiamocco, e il i.° che si recò ad abitare in Rivoalto, secondo il cav. Cicogna, sebbene poi dovrò dire con lui che lo stabilimento della sede del governo in Rialto fu nell’8 i 3.Quando il doge Marco Cornaro ordinò che in della sala si dipingessero i dogi , volle che si cominciasse dal i.“ doge che fece residenza in Rialto). D’origine patavina o atesina, già tribuno di Maiamocco, venne dall’esilio richiamalo a reggere la patria neH!8o4. proclamato dall’assemblea nazionale, che avea deposti e esiliati Giovanni e Maurizio. Assunto appena alla ducal dignità associò il fratello Beato, e in seguito anche Valentino 3.° fratello. Affezionato a Carlo Magno per genio, e per la moglie che tolse in Francia quando colà recossi, era giunto perfino a promettere, senza saputa de’veueti, il possesso dell’isole delle Lagune a Carlo Magno ed a suo figlio Pipino re d’Italia. Scoppiò nuova guerra tra Eraclea ed E-quilio, con sanguinosi successi: il doge O-belerio vi mandò il fratello Valentino, il quale postavi la quiete, stabilì che le più nobili famiglie d’Eradea e d’ Equi-lio trasportassero loro dimora in Rialto, a Torcello e a Maiamocco. D’allora in poi Eraclea ed Equilio decaddero dalla loro grandezza. Obelerio allestì in patria un’armata navale, e con Beato portossi nella Dalmazia per punire i croati slavi, pirati infestissimi nell’Adriatico. Non potè per altro richiamare il suo amico Fortunato patriarca di Grado, pei- essersi dato manifestamente alla parte de’fran-chi, il quale però ne’successivi subbugli si avvicinò all’isolecon Cristoforo vescovo d’ Olivolo, divenuto suo amico, fissando la sua dimora nel borgo cilestrino a Campalto,da dove si adoperava a mantener viva la fazione franca. Non vedendosi richiamalo alla sua sede, si allontanò di nuovo recandosi in Istria, ove, pel favore dell’imperatore Carlo, godeva di 43 grandissima autorità, ed accumulava immense ricchezze co’ trafilici di 4 suo' na* vigli. Finalmente fu richiamato dal bando e assolto. Tornato in Grado, fece altresì ristabilire nel vescovato l’amico Cristoforo, ambedue ora pienamente di accordo nel favorire a tutto potere il parlilo franco nell’isole. Intanto i francesi alleltati dalle promesse d’Ohelerio, aspiravano alla conquista delle Venezie, ma due volte la flotta greca entrò nell’Adriatico per sostenere la sua influenza e il suo parlilo in lolla col franco; poiché secondo alcuni cronisti pare che Obelerio nel-l’8o8 si recasse inFrancia dall’imperatore con Beato, e facessero allo di sommissione e acconsentissero a ricevere il ducato, come allora costumavasi, quale investitura imperiale. Pipino re d’Italia, che a-spirava al dominio dell’ isole, si decise abbattere colla forza quel partito greco che si opponeva alla loro sommissione, mentre co’propri circondava tulli i possedimenti veneziani, e poteva col chiudere le boche de’fiumi, che mettono nelle Lagune, gravemente pregiudicare il traffico. Pare che offeso Pipino della ricusata alleanza, per impadronirsi della Dalmazia, a motivo degl’ interessi commerciali che da secoli avevano i veneziani con Costantinopoli, vera sorgente di ricchezze, rotta la guerra mandasse numerosissimo esercito di longobardi ad impadronirsi della provincia de’veneli. Questi in la nlo cimento non mancarono a se stessi. Prendendo principio da chi tutti regge gli umani destini, ricorsero al sicuro porlo delle orazioni, affluirono alle chiese ad implorare la divina misericordia, cui aggiunsero digiuni, limosine e ogni altra dimostrazione di religiosa pietà, Dando quindi mauo a quanto poteva in sì grave frangente tornare a salute della patria, cominciarono dal mandare avvisi a’Ioro concittadini,che commerciavano nelle terre dell'impero d’Occidente, affinché si ponessero in salvo; accelerarono l’arrivo d’ogni sorta di provvisioni,