Mae * otleaota qualche somma dalla i»-i— J, Vcuoia, era« dato a far ^ t pjJAaiii un maoifeslo di sue et* farle dispiacque a Ruma. Non ____¡m1ì la repellili ica cd i cognati del Feidieando II granduca di To-r-0 Kiaacetco I duca di Modena di ..(«•arai trattati intavolati di aggiu-j.aeatff. bui ambe le |>arti duramente Tpymn. A finirla il Fapa indù un f.jut ben formio eteicilo nel 164* 11 ***‘1*1'* da d. Taddeo Bar- in» cbmlcndo il patto al duca di Moina per andare a Parma. Francesco I a aodó Khertneudo, e intanto ne avvitò hmuh • il granduca, vedendo coti Ivhant la <|uiele comune. Recatoti poi • Medaoa il conte Amlxogio Carpegna ituv puenergiche litanie e anche mi-aacn faibamito delle milizie pontificie, ¿Attaché t> ItoVavacome ditarmato, fu «tetto ad accordarlo, te nello spazio fabm non teguiva concordia Ira la mmn* apotlolica e il duca Odoardo. lAafa (a che i veneziani, pe’ memorati Sfarti e malcontenti del governo de'Bat* larai,«ilgranduca e il duca di Modena, aa «otrado tollerare la di lui totale ro-*•*. a'Ji agotloitì 41 formarono fra locane Wga difensiva reciproca; il gran-**• t*,gg*ndo il principe Matliat de UeAo comandante generale delle trup-I* *aacaae. A liete il duca di Modena a '•fcroi* di gente, a fortificare e prov- * di inanizioni le tue piazze, e rioe-**di« dalla repubblica un aiuto di fcnlieSoocavalli, ritolulo di coo- il patto a’papalmi. Altri toccorti I* fiatitela Totcana. Furono cagiooe *«*»• ripieghi, die i Daiberini fermat-•»a f impetuoso coivo de’ loro ditegni. T«ilo lottalo pontificio lu mollo aggra-d ,—potiaoni pel mantenimeoto del* ripartilo in Vilerbo e nella Ro* **•*•^1« sudditi inutilmente schiantai “,*w,">e 1 gravali |>er l'alloggio ** ’'appe, t|, cu, ormai non erano più ‘•«m. luoitrc le comunità dello ttalo 5i 1 furono obbligate a toinmmisli are l'arti-glierie ed attrezzi militari. Il (Maggior pe-*0 della guerra lo *0*tennero le città Marittime, le quali per la soggezione die loro reca «uno i veneziani colla numerata flotta potta in mare, e pd timored'eate-re sottoposte a improvvisa invasione, e-1 ano fonate a ttar tuU'araii, e difender le tpiaggie culle milizie ui Itane, olire quelle del generai Barberini a cavallo. .Nondimeno i veneti in vari luoghi piedaio-nodi «erte nav 1 cariche ili merca mie. T10* vavati intaoto in una tirano laberinto il Fninete,per clic di gran genica vendo racco Ilo, forte gli mancava il modo di mante* neile, e vet gogna gli parea il licenziarle, »landò tuttavia pendenti gli affari tuoi, l’erciù tpinlo dalla dit pera itone,e non già guidalo da sano motiglio, determinò di ¡«naie per lo ttatnecdettattico, con «paranza di ricuperar Cadrò, • mandò a chiedere il patto al cognato duca di Modena. l’er quanto quetli facesse per dia-tuaderlo, non potè vincere la ferocia deU l'animo tuo. Pertanto a'10 settembre si motte da Farmaco« toli 3,ooo cavalli, tenta artiglierie e tenta attrezzi militari { ed et tendo I tantilato per lo ttalo del duca di Moilena, ardila mente eutiò nd Bolognese. Seco era il maretciallo d' Etir, non già |ierdtè la Francia avesse preto ad aiutale il duca, ma perchè oon godeva più la grazia del re. Se ca pittante risoluzione fu quella del duca, disapprovala pure da altri principi, riutò erniosa la condotta dell' etetolo (»pale coaipo- llo di 18 a ao mila uomini, nella più parie non alti alle artai,nadc al compatire del Faraete, tutto li scoinptgliòe dissipò, rifugiandosi d. Taddeo Barberini a Ferrara. Fatto dunque trionfalmente il Farnete per le dltà di Romagna tenta trovare tesittenta, e tenta danneggiarle. contento delle necessari« provvisioni per gli uomini e pe'cavalli. Indi per Meldoia e |>er la Toscaoa eolio in Acquapendente nella provincia di f itrrho, e gli diè il tacco, e infine pattò a Caslt-