dicendo il Platina nello vita di detto A-lessandro 111, che il Principe di Venezia, per l’onore e servigio che avea dalla Signoria ricevuto, di molli doni e di alcune dignità e insegne ornò”.Indi racconta del donato anello per lo sposalizio del mare Adriatico, col Sabellico, seguendo la credenza e tradizione, d’essere slato prescritto dopo la vittoria navale di Zia-ni sugl’imperiali. Inoltre dice il Samelli, che il doge di Venezia più volte l’anno con grandissima edificazione rispondeva all’introito della Messa del celebrante (patriarca). Non ini pare, ad onta che di molto mi sono giovato del dottissimo Samelli, d’aver parlato del ricordalo accolito, procedendo con cereo non acceso innanzi al doge, o almeno non ne ricordo il luogo (col Dani, riporto nel do-gado i ig.°, che Pio VI celebrando in s. Marco, fece la Confessione aventi a destra il patriarca, ed a sinistra e genuflesso il doge). Bensì circa alla Spada o Stocco, in questi due articoli con Novaes e altri notai, che tra’ privilegi da Alessandro III concessi al doge, per averlo difeso contro l’imperatore, vi fu quello della spada con fodero d’ oro, da portarsi nuda avanti a lui ne’dì solenni, e che forse fu lai.“ traccia ilei donativo papale dello Stocco e Berrettone ducale benedetti. 11 eh. prof. Domenico Vaccolini, nelle notizie che pubblicò col ritratto il’ Alessandro 111, nel 1.1 5 dell 'Album di Roma, in proposito dichiara. » Se quel feroce animo del barbarossa era avverso al Pontefice; questo mitissimo trovava soccorso nella repubblica di Venezia : ili che a significare la sua gratitudine e-gli fu autore della gran ceremonia di sposare il mare per l’Ascensioue ; diede al doge Sebastiano Ziani le trombe d’argento, il parasole, il Faldistorio (giacché i Papi l’usano qual Genuflessorio), i cuscini, le bandiere e il cero bianco , che portavasi nelle funzioni dinanzi al capo della repubblica Finalmente non é a tacersi, che nel congresso di Venezia fu 9l posto definitivamente termine per un concordato alle discordie che per tanti secoli avevano inimicato i patriarchi d’A-quileia e di Grado. Pel quale concordato, solennemente riconosciuto nel i 1S0, il patriarca gradese Enrico Dandolo ri-nunziò per se e successori ad ogni ragione sopra quanto era stato tolto di tesori, reliquie ec. alla chiesa di Grado fin da’ tempi del patriarca aquileiese Poppone; e per diploma di Alessandro 111 stabiliti i vescovi suffraganei al patriarcato d’ A-quileia (Licei omnium Apostolorum, presso il Bull. Rom., t. 2, p. 449)- Al patriarca di Grado rimasero i diritti metropolitani neli’Istria sugli altri vescovi, su alcune altre parrocchie, sui vescovati de’Lidi, cioè del dogado di Venezia, non che la primazia sulla Dalmazia fin dal 1 157 concessa d’Adriano IV;di che dovrò riparlare nel § XXI. Anche qui noterò, che fu allora statuita la stabile residenza in Venezia del patriarca di Grado, oltre quella del vescovo di Castello proprio ordinario. Alessandro III ottenne dal doge 4 galee triremi, poiché la squadra siciliana era partita cogli ambasciatori regi, anco secondo il Peruz/.i, poiché il Platina vi aggiunse i3 galere siciliane; finché il Papa avea dimorato a Venezia a sua disposizione 11’ erano rimaste 4 j che fecero vela per 1 ipatriare innanzi la sua partenza , la quale si effettuò prima però mandando avanti la maggior parte ile’ cardinali per la Peu-tapoli marittima, e questi soli sbarcarono in Ancona. Verso il mezzo ottobre o a’16, il Papa si mise in mare tornando per la via onde era venuto, come afferma ancora il Rinaldi, arrivando prosperosamente a Vasto; giunse a’28 0 2Q0t-tobrei 177 a Siponto, ili là a Troia, per Benevento e s. Germano pervenne ad A-nagni a’ i 4 novembre o dicembre, ila dove , essendo stato al Tuscolo , a’ 12 di marzo 1 178, ante dominicani Laetare (in questo viaggio morirono 3 ili que’ cardinali che accompagnavano il Papa,