64* cesi. LJer conciliare poi il conseguimento di lutti questi oggetti aver credulo conveniente di spedire presso di lui due deputati”. E di fatti elesse a tal uopo Francesco Donalo e Leonardo Giustiniani. Qui P Arte di verificare ledale fa osservare, che avendo il senato scritto a Parigi e in pari tempo rivoltosi in Venezia a Lalle-mant, questi rispose nel modo che consuonava interamente collo spirito politico manifestato dalla Francia; consigliava, senza per altro volerlo imporre, di adottare il sistema che tendeva a fondar de* ■nocrazieinogni parte d’Italia; ma siffatta insinuazione non era tale da produrre il convincimento de’capi della repubblica veneta. Dicevano essi: » Supponendo pure che noi mutassimo la nostra antica costituzione in un governo federativo.qua-le vediamo formarsi intorno a noi, qual bene ne risulterebbe per noi, e in che cosa Venezia democratizzata potrebbe riuscire utile alla stessa Francia?‘’Non ostante quanto proponeva il ministro francese divenne oggetto di seria deliberazione nel consiglio generale e sovrano. Si raccolsero 200 votanti: e per la i .a volta dopo 5 secoli, intavolavasi d’ innovare la forma del governo di s. Marco, ma esso non riportò che soli 5 voti. Ve n’ebbero 5o per comprimere l’insurrezione colla forza e rol rigore, e 180 per riportare ad altro momento le riforme, piuttosto che rigettarle assolutamente. Aggiunge, che i deputali nel render conto di loro commissione a Napoleone dicevano :» essere troppo chiaro cheBouaparledivisava di assoggettare sempre più lo stato veneto; aumeo-tar egli con tutta sollecitudine le fortificazioni di Palma Nova, ed esser padrone del porto di Trieste in guisa di esser giunto a bloccare la repubblica da ogni lato”. Riprendendo l’annalista Coppi, egli qui racconta i già accennati avvenimenti di Verona, con ulteriori particolarità. Dice che nell’armamento delle provincie, in Verona,singolare per l’avversione contro i francesi, accrescevano la confiderà de’ cittadini 1,000 uomini di truppe di linea 2,000 schiavoni e diverse migliaia ili m lizie provinciali radunate dal marcilo, Maffei Muridei,e da’conti Nogarola,Gin-sti e Marescalchi; ed il generai austriaco Laudou, che nella metà d’aprile era di sceso dal Tirolo a quelle vicinanze, colla sua stessa posizione mise il colmo al fa-natismo del volgo.In lale effervescenza de gli animi, la sera del lunedì, 2.' festa di Pasqua, cioè a’ I 7 aprile, insorta rissa fra alcuni francesi e veronesi, diversi francesi furono uccisi o feriti. Il generai Ballami che occupava i forti con i,goo uomini, da tutti e tre fece sparare alcuni colpi di cannone contro il palazzo del co mune. Allora il grido di vendetta rimbombò per tutte le contrade; si suonaro no le campane a stormo, e si cercarono per ogni angolo i militari e gl’impiegati francesi alloggiati pressoi particolari. Alcuni pervennero a salvarsi ne’castelli, 900 rifugiarotisi nel palazzo del comune, e furono difesi da’magistrati e dalle one ste persone, che provvidero alla difesa dell'ospedale in città ov’erano i francesi infermi. Però circa 4oo furono trucida ti dalla plebe, mistaco’birrie cogli »cliia-volli. Nonsi perdonò nè asesso,nè alla te nera età, ed a que’malati esistenti nell’u spedale subuibano, con barbarie propria dell’anarchia; e l’eccidio fu accompagnalo dal saccheggio sì di quanto appartenete «’francesi, non che alle case di parecchi *e ronesi. Inutilmente si tentò espugnare 1 3 castelli, le artiglierie de’ quali invece danneggiarono gravemente la città. Le deplorabili ostilità durate 5 giorni, furono talvolta interrotte per trattare (I accordo. Non si poterono però mai conctr tare, perchè i francesi le chiedevano col 10 spirito di vendetta, nè i rappresentai 11 di Verona aveano autorità sufficiente di comandare al popolaccio furente. I provveditoreGiovanelli e il podeslaCon latini, per non compromettere larepubblica colla loro presenza, a’18 aprile e-ransi ritirati a Vicenza; ma il governo ve-