418 gre fun/ioni la dovuta gravità e decenza e silenzio: non si abbandonino ad eccessi d’avarizia ue’funerali de’morti: conservino la pace e la buona armonia cogli alili del clero delle rispettive lor chiese: invigilino suH’umminisli azione del battesimo, che per la necessità è conferito talvolta dalle ostetrici: rileggano ogni mese ne’capitoli rispettivi le costituzioni patriarcali sinodali, acciocché non vadano mai dimenticate o neglette. Sui molti bisogni, che v’erano nelle chiese, dettarono saggie regole , trattando distintamente della decenza e del decoro per custodire la ss. Eucaristia, del fonte battesimale, delle reliquie de’santi, degli altari, della sagrestia e delle sagre suppellettili; (issando un termine di tempo, entro cui riformare e supplire a tutti i difetti, ed impo-nendo a Ill esi una pena pe’trasgressoi i. Le forme inoltre vi prescrissero pe’ registri de’ matrimoni e de’battesimi. E a tutte queste prescrizioni tengono dietro i due libretti mentovati di esortazione al clero eda’chierici seminaristi. Nella quale esortazione al clero sono di mollo onore per la chiesa veneziana di quell’età, le lodi, e vivamente con ogni dilezione congratulandosi i due visitatori, per l’abbondanza e ricchezza delle suppellettili, ornamenti e vasi sagri delle chiese; per la purità della dottrina, virtù ed erudizione de’sacerdoti, venerazione e ubbidienza della t. Sede, così de'dotli e morali religiosi; per la pietà, carità e divozione per la Sede apostolica del gregge, e dell’amore di questo pel patriarca, come per la diligenza e affetto di questo per quella nel ventenne suo patriarcato, commessogli dal principe de’pastori il romano Pontefice. Non così presto pelósi appianò altra controversia mossa dalle rimostranze del sunnominato Giovanni Grimani patriarca d’Aquileia per la giurisdizione sul feudo di Tagetto nella terra di t. Vito, e di cui il senato avea annullala una sentenza, co-irr incompetente a tenoiedel trattalo del i445. Ma il patriarca recatosi a Uoma, ricorte a Gregorio XIII eoo termini misurati verso la signoria, la quale di>j centissima inviò nel i58o per questo on-tore a Roma Leonardo Dona. Egli u». dopeiò con lutto l’impegno in difahUic le ragioni della repubblica, lenza efltlln perchè il Papa rispondeva non cuor 1« causa feudale, ¡lercio la signoria non po terne esser giudice, trattandosi della 510* riedizione del la chiesa d'Aquilciache cu«, veniva devolvere interamente alla t. Sede. Per le pretensioni del Grioiani sempre più inasprendosi l’una patte e l'altra, dicendo il Cardinal Santacroce all'amba-sciatore, che sarebbe bene accomodar la cosa acciò non si faceste grave, e «rata aspettare che ti toccasse alcuna corda tbc dispiacesse. Rispose il Dona : si toccai« che corda volesse, che non poli ebbe ilare se non buon suono. Si rimarcarono le parole del cardinale, per quanto por avvenne più tardi in materia di giurisdizioni ecclesiastiche. Bramò il Papa d’esaminar le cal le dell’ investiture del patriarcato, al che il senato dopo lun^a r* sislenza acconsentì nel luglio i58i. E quando Gregorio XIII volle pronunci« giudizio, molle furono le querele e le opposizioni nel |583 (nel quale anno« recò in Roma per ambasciatore l«1 nardo Priuli ), laonde dichiarò ; diea- vendo tentato in vari modi di accoino dar la pausa Ira il patriarca e la signoria, intorno alla giurisdizione civile di s. \ ilo e di s. Daniele, ne’ quali luoghi sosteneva il prelato «vere mero e misto impeto, e non potendo più per la sua cura pastorale sopportare ulteriore «Illazione, commetteva ad una congregazione di cardinali discuterla, con facoltà di prodiere, riservandosi la conferma della den» • tiva sentenza. Sostenevano il Papa nell e- sercizio di tua autorità, la Spagna , e • Cardinal de Medici che nell587 dive»*« Ferdinando I granduca di Toscana. M* Gregorio XIII cetsò di vivere pntiw J* raecomodainenlodella vertenza. A1'" do introdotto gloriosamente futile, do»-