to di esercitare il potere sovrano, non ristava ili pretendere essere il centro di governo degli antichi stati della repubblica, benché ne fosse ripulsata dagli altri capi municipali di tutta la Terraferma, la quale nel suo delirio patriottico e nella sua inimicizia faceva a Venezia moderna gli stessi rimproveri che a Venezia antica, e ricusava ora di ubbidire.Ogni città principale erasi costituita separatamente, nè volevano le provincie inviar deputati per rappresentarle davanti il corpo ch’erasi impadronito di tutta l'amministrazione della capitale, nè prender veruna parte alle sue deliberazioni. Alcune dichiaravano il desiderio di venir incorporate nella Cisalpina, altre pretendevano governarsi ila se. Da quel punto mancarouo interamente l’i ni posizioni, che prima giungevano regolarmente a Venezia, e divenne impossibile il pagamento del debito pubblico. Fu d’uopo ricorrere a prestiti forzosi per sostenere le spese indispensabili che la presenza dell’armata rendeva decuple. Eransi promessi a’francesi tre milioni in denaro, ed essi invece ue chiedevano cinque; doveansi consegnar loro tre vascelli, e non n’esistevano che due armati compitamente: il Coppi però dice che lo erano 3 vascelli e 2 fregate, oltre altri bastimenti minori. Gli agenti del direttorio, circondata l’abitazione di Ercole III ■luca di Modena, e non avendo trovato in essa il denaro che cercavano, si recarono alla residenza del ministro imperiale dov’erasi egli rifugiato, e colà, com’era da molto tempo stato premeditato , gli tolsero 190,000 zecchini, e poi il duca dovette abbandonar Venezia e cercare asilo negli stati imperiali. Con decreto si vietò a’nobili d’uscir dalle Laguue senza autorizzazione del comitato di salute pubblica , e di levarvi i loro effetti preziosi. E la municipalità stabilì che le rendite degli ex patrizi le quali superavano 5,000 ducati all’anno,fossero devolute al lisco. Con quest’ atto , che però le circostanze non permisero di eseguire, si toglieva la ren- 7°7 dita di un milione e mezzo di ducati n 5o famiglie, alcune delle quali neaveano 1 00,000 all’ anno. Al principio di giugno, avendo l’ imperatore Francesco II intesa l’occupazione fatta da’francesi del -la Terraferma, in iorza delle segrete convenzioni di Leoben, i tedeschi scesero da Trieste per portarsi ad occupare le venete provincie dell’Istria, della Dalmazia e Albania, all’imperatore state assegnate da detto trattato, il che non avvenne senza opposizione e spargimento di sangue, secondo V Arie di verificare ledale. Il cav. Coppi, negli Annali, invece assicura che gli austriaci se ne impossessarono senza opposizione, pubblicando questo manifesto. » 11 funesto sovvertimento che uno spirito di totale disordine aveva prodotto nelle differenti parti dello stato veneto, aver con tutta ragione eccitate le attente cure dell’imperatore. Quindi geloso di assicurare la tranquillità de’ suoi sudditi mantenendo il buon ordine nelle circonvicine pi ovin-cie, avrebbe egli creduto di mancare a’ doveri di sua paterna sollecitudine, se più a lungo avesse dillerito la esecuzione delle misure più acconcie per ottenere quest’oggetto. In conseguenza per conservare le provincie d’istria e di Dalmazia da’ tri»li effetti della piena sovversione di cose, e preservare nel tempo stesso antichi ed incontrastabili suoi diritti, aver giudicalo di non potersi dispensare dal far entrare iu esse le sue truppe”. Gli austriaci si estesero poi sino a Cattal o e agli altri paesi della veneta Albania. Nel correr di questo mese il Conduliner,comandante le forze venete navali, die’la propria dimissione, e venne in sua vece nominato il Minolto, il quale ebbe ordine di concertarsi col generai Daraguay d llil-liers per un armo di barche cannoniere. A’28 il getterai Gentil, cui la Francia a-vea impiegato pel ricupero della Corsica, venne spedilo con 4 battaglioni e alcune compagnie d’artiglieria sopra una Squadra composta di due vascelli e alla