slia grande in paragone de’ susseguenti tempi. Per ciò che spelli al seguito degli ambasciatori veneti, il senato credè necessario con ordinanza del 1493, di vie-lare il condurre più di 12 cavalli e due scudieri. De’viaggi, incontri e solenni ingressi de’veneti oratori,diversi racconti si leggono nell'illustre scrittore. A p. 17 1 descrive il viaggiodiGirolamoZorzi, Nicolò Michiel eAntonioLoredan inFrancianel >498, dalla repubblica inviati in solenne ambasceria per congratularsi col nuovo re Luigi XII, incontrati a’ confini dall’araldo regio, che li accompagnò per tutto il viaggio. A Montlhery trovarono per istrada la regina Anna che viaggiava in una carretta coperta di cuoio (non essendo ancora in uso le Carrozze), con Carlotta d’Aragona figlia di Federico I re di Napoli, le dame delle quali pure incedevano in carrette, il loro numeroso seguilo formandosi di 3,ooo cavalli I A’ 5 agosto fecero la loro entrata in Parigi, incontrati da 800 cavalieri, indi ad Estampes ricevendo dal re udienza pubblica e graziosa, ma nell’osteria, essendo allora le migliori case delle terre le osterie, poiché il regio castello era occupato dalla vedova di Carlo Vili : però la sala d’udienza era addobbala io drappo di velluto alessandrino coperto di gigli d’oro. All’orazione del magnifico rnesser Lo-redan, rispose il cancelliere di Francia. A p. 178 riferisce il viaggio dell’ambasciatore Vincenzo Quirini nel febbraio i5o5, al re Filippo I il Dello, figlio di Massimiliano I e padre di Carlo V, per la parte più aspra della Germania a Strasburgo, dovendolo seguire ne’Paesi Cassi, in Inghilterra, nella Spagna divenuta suo regno. Morto il giovane re a’a5 settembre i5o6, il Quirini tornò a Venezia ricco di cognizioni esattissime intorno a’ paesi percorsi, agli abitanti, a’ sovrani da lui conosciuti. Più lunga, più dettagliata e più interessante è la descrizione che leggesi a p.180 del viaggio di Sebastiano Giustiniani nel i5i5 amba-P. II. ■ 689 sciatore ad Enrico Vili re d’Inghilterra, ove fece residenza 4 anni. Col collega Pietro Pasqualigo, a’16 aprile fecero la solenne entrata in Londra,essendo partiti da Venezia a’io gennaio, la pubblica udienza ricevendola dal re a Richmond. A p. 192 osserva l’autore, che le dimostrazioni d’onore che si facevano à-gl’inviati,comedi Udienza,di Visìtaf V.) ed altro, all’opposto dell’ uso moderno, non si misuravano dal lorogrado,ma dall’importanza dello stato al quale appartenevano, e dalla posizione non che dalle relazioni del principe o della repubblica pi esso cui venivano accreditati. Laonde narra, che i duchi di Milano andavano incontro agli ambasciatori di Venezia fino nella 1."stanza ; tenevano il berretto in mano e restavano alla loro manca finché non fossero entrati nella sala d’udienza. Quando l’ambasciatore si ritirava veniva accompagnatoda una guardia d’onore e da tutta la corte (abbiamo le Memorie storico-diplomatiche degli ambasciatori, incaricati d’ affari cc., che la città di Milano invìo a diversi suoi princìpi dal 15oo al 1796, di Angiolo Salomoni, Milano 1806. Alla dovizia de’materiali esistenti a Venezia per la Storia Lombarda, accennò il cav. Cesare Cantù,sommo scrittore, nella Scorsa d‘ un lombardo negli archivi di Venezia, Milano1856, in cui si trova anche la serie degli ambasciatori o residenti veneti a Milano, principiando da Maffeo Contarini e Giacomo Corner, spedili nel 135o all’arcivescovoGiovanniViscon-ti, e terminando nel 1796-97 con Gio. Vincenzo Foscarini ). Descrive pure il trattamento che facevasi a Firenze nel i52g, cioè la partenza di Soriano e la venuta di Cappello,già mentovato : le u-dienze erano solenni e pubbliche pel riconoscimento del nuovo ambasciatore, e pel congedo del predecessore. Finché si mantenne la repubblicana semplicità, la quale durò in Italia più a lungo, non si faceva gran caso delle ceremonie; parte