ti, i quali devastarono le terre de’veneti, precipuamente nell’ incursione avvenuta 4oo anni circa avanti l’era volgare. Dopo aver i galli invaso Roma, non molto passò che alla Venezia venne nuovo e grave pericolo dalla parte del mare.Una squadra di lacedemoni, condotti da Cleonimo, quasi 3oo anni innanzi detta era, penetrata finoa’lidi veneti ne’siti di Chioggia, Pelestrina e Malamocco, mandò esploratori a riconoscere il paese, e quindi con legni piccoli e leggeri, raggiunte le 3 borgate sul lembo delle Lagune, le diede al sacco e I’ incendiò. A tal notizia i padovani tosto accorrendo, assalirono da una parte i predatori, dall’altra con barche fluviali i greci navigli, menandone tanta strage , che pochi poterono salvarsi con Cleonimo.Le spoglie degli spartani,i padovani appesero al tempio di Giunone, celebrando poi ogni anno la pugna navalecon solenne giostra di navigli sul (lume che scorre nel mezzo della città. Nella guerra de’iomaui contro i galli, i veneti uniti a’ cenomaui somministrarono fino ajo.ooo uomini : Roma trionfò , ed i veneti respirarono dalle cessate molestie, sebbene si trovarono circondali da’non meno formidabili romani, laonde pare che si ponessero sotto il loro protettorato,daRoma vagheggiato per essere le terre de’veneti opportunamente collocate alle porte d’Italia in sul mare, tanto fertili e popolate. Così avvenne che poco a poco la protezione romana si cambiò in signoria, e Venezia e Gallia formarono una sola provincia col nome di Gallia Cisalpina, conservando però le proprie leggi, gli usi, i costumi, i magistrati , infine il proprio governo municipale; essendo i veneti, nel tempo di loro indipendenza , divisi in comuni e borgate, come gli altri popoli italiani. Idolatrico il veneto culto, si confuse con quello degli etrusci e poi coll’altro de’romani. Dell’origine asiatica faceva pur testimonianza il vestire de’ veneti: tunica a maniche, larghi calzoni, tiara o pileo in capo. Qui sarebbe a di- re col medesimo eli. Romanin , sul costume de’ veneti primitivi, ma in parte somigliando a quelli de’ veneti secondi, riferiti col cav. Mulinelli nel § XVI, n. 2, 3, 4 e 5, e in parte con quelli de’romani, me ne dispenso per brevità. I veneti antichi furono popolo numeroso, forte industriante, amico del divertimento e degli spettacoli sagri e profani. — Ritornando, col Dizionario veneto, alla decadenza del romano impero, guari non andò che Roma fu incenerita, e con essa distrutto I’ impero. Tutti sanno le vicissitudini per cui Roma non potè più difendere le sue provincie, e la Venezia fu tra le più esposte. Le barbare genti del settentrione l’invasero, calpestarono e infransero, senza lasciar speranza di salute. Se non che un pugno d’uomini, dalla terrestre Venezia riparando nella marittima , il veneto nome conservarono, per tramandarlo a’ posteri di nuova luce splendente e di gloria imperitura colla città di Venezia da loro fondata. Sorta da un pugno di fuggiaschi sottrattisi alla barbarie irrompente, che metteva le loro terre a ferro e fuoco, crebbe rapidamente, novella Roma , ben presto gigante. Quindi mentre era ogni altra nazione involta nella barbarie e nell’ ignoranza, Venezia città marittima indipendente e forte, non flagellata da esterne incursioni, stendeva placidamente le cure verso quegli studi e quelle arti, che s\ efficacemente promuovono e affrettano l’incivilimento e la prosperità delle genti; quindi a sè dettava, in quell’epoca di tenebre, le sole savie leggi dell’ Europa; quindi arricchiva col commercio esclusivo del Levante; quindi scolpiva, dipingeva, edificava in modo sempre meraviglioso e imponente. Disse Darò: « Non è raro veder grandi migrazioni di popoli inondare un paesej mutarne la faccia ed aprire all’istoria un’era novella; ma che una mano di fuggitivi, gittati sopra un banco d’arena di poche centinaia di tese, vi fondi uno stalo senza territo-