va non temeva le minacce de’potenti della terra, essendo pronto a soffrire per la causa del Signore qualunque persecuzione. Clemente XIII afflitto da tante parti, oppresso ancora dalle replicate insistenze di alcune corti per sopprimerei benemeriti gesuiti,da lui giustamente tanto amati e sostenuti, talmente se ne angustiò, che la notte de’3 febbraio! 769 rese il suo spirito al Creatore, passando a ricevere il premio di sue preclare virtù. Nella basilica Vaticana i nipoti gli eressero un magnifico monumento, una delle prime glorie artistiche del Fidia veneto Canova. E una meraviglia; la testa del Pupa un divino capolavoro; i due leoni sono di sorprendente bellezza, oude furono più volte modellati e ripetuti. Abusando Canova in gioventù di sue forze fisiche nel condurre i grandi monumenti, non valendosi di braccia subalterne se non quando divenne più agiato, confessò più volte, che i leoni erangli costati enormi fatiche. In fatti l’uso del trapano appoggiato al petto, producendo una depressione nelle coste, forse predisposero da quell’epoca la malattia, per cui gli fu forza soccombere immaturamente. Dopo 3 mesi e 16 giorni di sede vacante gli successe Clemente XIV Ganganelli. Il Cardinal Molino erasi recato da Ferrara al conclave, epe’deplorabili rispetti umani il solo mg.r Caraffa segretario de’vescovi e regolari si recò ad incontrarlo, e niuno lo visitò in una Roma, dove meritava d’essere accolto in trionfo ! Nella 1 ,a udienza che il nuovo Papa die’all’ambasciatoi'e veneto Nicolò Erizzo II, lo prese per la mano e gli disse. » Mi faccia il favore di scrivere alla sua degnissima repubblica, ed in nome nostro la preghi e la supplichi, perchè voglia in riguardo nostro rimettere in grazia pubblica il Cardinal Molino. Se il suo senato ci crederà degni di questa prima grazia che dal medesimo imploriamo, gliene saremo infinitamente tenuti”. L ambasciatore scrisse immediatamente al senato quanto eragli stato commesso 6o3 dal Santo Padre. Il Cardinal Molino fu rimesso in grazia, ma con condizione di ubbidire alle leggi del suo principe.Quando l’ambasciatore presentò a Clemente XIV la lettera del senato, non contando per nulla il Pontefice la condizione apposta , e mostrandosi contentissimo della grazia fattagli, pregò l’ambasciatore di significare alla repubblica i suoi pieni e sinceri ringraziamenti per avere voluto così sollecitamente aderire alle di lui preghiere. Soggiunse però I’ ambasciatore che, prima di far ciò, desidera va di essere certo delle disposizioni del cardinale circa la sua futura ubbidienza alle pubbliche leggi. Commise allora il Papa all’ambuscia-toredi scrivere al Cardinal Molino un biglietto perchè questi sollecita mente si presentasse all’udienza. La mattina seguente il virtuoso cardinale si presentò a Clemente XIV, da cui fu trattenuto più di un’ora,dopo di che passò a trovare l'ambasciatore Erizzo, a cui mostrando il suo vivo dispiacere per aver incontrata la pubblica disgrazia, per aver ubbidito a Clemente XIII, e la sua gratitudine al senato per averlo voluto mediante la pontificia intercessione rimetter in grazia, assicurò il ministro, che ora in ubbidienza aH’ingiuntogli da Clemente XIV, appena avesse ricevuto da lui il cappello e il titolo cardinalizio, sarebbe ritornato alla sua diocesi, ed intimerebbe la visita in esecuzione del decreto del senato, come in fatti fu il tutto puntualmente eseguito. La direzione tenuta da Clemente XIV in quest’affare, dice il Bercastel, dispiacque a non pochi cardinali e prelati, i quali dicevano chiaramente che in questo modo non solo si pregiudicavano, ma si distruggevano ¡diritti della s.Sede. Il Papa però ben lontano dal seutire alcuna impressione di queste disappro vazion ideila corte e de’buoni, disse che era in opinione di voler o con un suo breve o con lettera enciclica assoggettare ai vescovi tutte le monache e i regolari, benché e-gli fosse stalo minore conventuale. Ani*