Cicogna dice che nel dogado di Cornal o furono a Venezia l’imperatore e l’imperatrice, incontrati da 4 ambasciatori, intenderà Carlo IV e Anna, perché nel 136g non più vivea il Cornato. Infatti trovo nel Morosini, Hisloria di Fenetia, che Carlo IV coll’ imperatrice furono a Venezia, ma sotto Contarmi, così il Paleo-logo reduce da Roma, ove pure era stato Carlo IV ad ossequiare il Papa, nel i 368 riporta il Rinaldi. Bensì in tempo del Cornalo, di suo ordine fu abbellito il palazzo ducale, continuandosi la fabbrica verso il Canal grande; e fatti avanzare i lavori nella sala del maggior consiglio, ove volle dipinta sul muro la storia di Papa Alessandro III e di Federico 1, con iscrizioni che diconsi del Petrarca (la cui dimora per altro in Venezia corse dall’estate 1361 alla fine del 1367, come prova il eli. Fracassetti nel libro thè cito più sotto); co’ ritratti de’ dogi intorno al cornicione, cominciando da quello che peli.0 si trasferì in Rialto, e disponendoli per modo che il suo venisse a corrispondere al di sopra del trono ducale. La repubblica a promuovere la floridezza de’suoi commerci, ottenne da’duchi d’Austria Alberto 111 e Leopoldo un diploma di sicurezza a’niercaii-ti veneziani; e si pacificò con Mainardo contedi Gorizia, e Randek patriarca di Aquileia. Di più incaricò di sostenere i propri interessi alla corte del Papa due cardinali collo stipendio di ducati 200 l’anno, e furono i primi i cardinali Mori-riense e Lemovicense. Siccome allora e-rano. vescovi di Terovanne Roberto di Ginevra, poi antipapa Clemente VII, e di Limoges Giovauni de Cross, ambo cardinali, può darsi che sieno essi, allora denominandosi i cardinali col tiomedel proprio vescovato, titolo o diaconia. Ma a tanta prosperità, a sì savio e pacifico governo, in breve doveano succedere tempi legrinievolissimi per Venezia. Morì il doge a’i3 gennaio i368, ed ebbe sepoltura nella chiesa de’ss. Gto. e Paolo. L’i- i5q scrizione clic andò perduta recava l’anno 1 367, more veneto, che contava gli anni i quali si compivano nel marzo. 16. Andrea Coniarmi LX doge. 11 suo biografo eh. Casoni prepara il lettore a’gravi casi che successero nell’infausto suo ilogado con dichiarare. La crescente potenza de’veneziani, l’esteso loro commercio, le ricchezze che ridondavano da quello, erano stimoli all’invidia de’po-tenli vicini, e cause per loro di ragionevole timore; nulla lasciavano dunque intentato per turbar la pace della repubblica , per suscitar malcontenti e pretese; ma appunto queste continue agitazioni, tenendo esercitate le menti de’padri, ed attivo il braccio de’citladini, accrescevano l’amor di patria, il vigore, l’entusiasmo nel milite, e contribuivano quindi a vantaggio, anziché a discapito degl’interessi e delle mire di stato , di che porgono esempio le terribili vicende accadute a’tempi di questo doge. Era il Coniarmi procuratore di s. Marco, uomo di sodi principii, di maturo consiglio e d’animo risoluto. Tuttavolta modesto quanto per singolari meriti distinto, e presago quasi delle sciagure che avrebbero a-vuto a piombare sull’infelice sua patria al tempo del di lui dogado, avea ben due volle respinta I’ elezione che volea farsi di lui alla suprema dignità dello stato. Ritiratosi nel territorio di Padova , tra le campestri occupazioni cercava farsi dimenticare , quando mancato di vita il Cornalo, ne fu dichiarato successore, dopo aver i correttori aggiunto nella Promissione ducale principalmente: Che i Quarantuno, sotto maggior pena che per l’addietro, nou ¡svelassero minimamente quanto venisse detto contro l’uno o l’altro candidalo nell’elezione. Avesse ¡1 doge una veste lavorata in oro. Che quando gli avogadori di comun placcassero alcun in consiglio, per avviare il procedimento, il doge non potesse parlare contro, se non con licenza di 4 de’suoi consiglieri.Soloquando il procedere fosse stalo