Gl 2 comparabile piacere di vedere nelle nostre contrade il Padre de’fedeli, il Pastore della Chiesa, il Vicario di Cristo, in una parola Pio VI. Segni pure epoche gloriose la veneta storia, descriva venute, passaggi d'illustri personaggi, ma non vi ha di più grande, di più memorabile, di più gloriosa di questa. Se corrisponder potessealsentimento dell’anima la debole mia dicitura, son certo che nessun’ altra parte del mondo vantar potrebbe uno scrittore più zelante, più energico; ma se a me non concesse l’adorata Provvidenza lai pregi, non perquesto tralascierò d’incoraggiare col mio eseinpiogli eccellenti scrittori di questo secoload illustrare colle loro note la gloria delle venete contrade per l’arrivo, soggiorno e partenza d’un tanto principe. Io qui non pretendo altro che di descrivere semplicemente le ceremonie, le feste e le esultazioni di Venezia in quest’incontro. A tale oggetto comincieròa tenerdietro al Santo Padre, dal momento della sua venuta sino alla sua partenza, riferendo qualunque interessante e notabile circostanza____Ecco giunto quel felice giorno in cui tutto il popolo veneziano spera di vedere finalmente il Sommo Pontefice, e di ricevere la santa di lui Benedizione ’. In queste dichiarazioni io ci vedo e ammiro a un tempo, espresso, manifestato in compendio, lo spirito religioso de’ veneziani, la loro di vota gioia, l’edificante entusiasmo universale di Venezia, perciò includere un imperituro elogio al nome veneto ne’ fasti della Chiesa. Prima giornata, mereoledì i5 maggio 1782. Allo sparo deJ primi cannoni della fusta, già tutta Venezia cominciava ad esultare. I lavoranti abbandonano le loro opere, i padroni danno ordine che vengano chiuse le loro rispettive botteghe, tutto è in molo, tutto è in corso, e le personedi ogni età, di ogni ordine si portano chi sulle rive, chi sui ponti e finalmente vi è chi scorre colle peote,gondole e barchette il tratto di Laguna dove passar deve il Sommo Pontefi- ce. Il sole stesso,coperto dalle nubi fino a quell’ora, sembra rallegrarsi egli pare, e comparisce ad ornare l’orizzonte splendido e rilucente. Alle ore 19 il serenissimo dogeRenierin compagnia dell’eccellentis-siuio collegio composto de’consiglieri,de’ capi della Quarantia e de’savi, monta ne’ nobili peatoni per trasferirsi all’isola di s. Giorgio in Alga, ove giunto cominciò il suono di tutte le campane della città. Quando poi verso le ore 22 si scorse in poca distanza il nobilissimo burchiello di Sua Santità, il doge col serenissimo collegio si portò sul pontile di s. Giorgio, e stelle ad aspettare il Beatissimo Padre. Egli giunse accompagnato da mg.r Gio-vanelli patriarca di Venezia e da’cavalieri Manin e Contarmi. Appena Pio VI montò sul pontile, il serenissimo doge, col corno in mano,si avanzò umilmente, e colla più religiosa divozione. Teneramente accolto dal Padre comune de’fede- li, fu da esso sostenuto nel momento medesimo in cui egli voleva prostrarsi.Seguirono in que’brevi momenti qualche tronca parola da una parte e dall’altra, d’amore e di stima paterna,d’adetto e venerazione filiale, giacché la forza del sentimento dominando gli animi commossi, era superiore a qualunque facoltà. Entra li nella chiesa di s. Giorgio, genuflesso il Papa sopragenuflessoriocoperto con nobile col tre, ed alquanto indietro il doge, venerò ivi il ss. Sagramento.Frattantoil popolo sparso in mille e mille barche die’sfogo al tumulto degli alletti con alti e fragorosi gridi di gioia e di esultanza religiosa. Soddisfatti gli atti di religione, nel ritornare che fecero dalla chiesa il Santo Padre, il doge, i due procuratori, parte del collegio, oltre i due patriarchi di Venezia e di Costantinopoli, i due nunzi e I arcivescovo d’Alene, montarono ne peatoni, e fu licenziato il burchiello che avea condoltoilPapa.il rimanente del collegio, gli altri prelati del corteggio pontificio, montarono negli altri peatoni e barche. Ecco tra’fasti di Venezia, esclama il pati io