il doge si vesti eoi inalilo largo, spazioso,econ la coda a strascico per terra, colla sottanella sotto al manto. I primissimi dogi coltivarono la barba, poiché nella deposizione per castigo si faceva loro radere 1’ onor del Bienio. Il doge Domenico Michiel del 11 17, per fare dispetto a’ greci, ordinò a’ veneziani di farsi radere la barba, che pol lavano ad uso de’ greci. Del resto i dogi furono rappreseli-lati or colla barba, or senza. Alla (ine pelò del secolo XV eia tornata in uso, come si vede in varie statue. L’acconciamento di essa era capriccioso, e non eravi costume uniforme nemmeno tra’ privati, e tale varietà ancor più si diffuse, quando le lunghe barbe andavano cedendo alla moda delle corti, a’ mustacchi, alle basette e alle moschelle; ciò principalmente nel XVII secolo. Nelle collezioni incise de’ritratti de’dogi ve ne sono con abito monacale, perchè abbandonato per forza o per volontà il principato si rinchiusero in un monastero assumendo il vestilo dell’ordine. I dogi vestili da monaci nelle serie del Malina, del Macedo e nitri, sono Giovanni Parlecipazio, Orso Partecipazio, s. Pietro Orseolo, Vitale Condiano, Tribuno Mennno, Pietro Cen-Iranico, Sebastiano Ziani, Orio Mastro-piero, Pietro Ziani. Al Nani parve ragionevole di levar loro quell’abito e sostituirvi il solito de’dogi, riuscendo strano rappresentare un personaggio col corno ducale in capo e coll’abito religioso, anco pel riflesso chedivenuti monaci non eran più dogi. Riprodusse però quella specie di cappuccio rosso con lista di pelli bianche, che al corno ducale soprapposto scende giù per le spalle a’dogi Giovanni Delfino e Marco Cornaro, singo-lar costume forse proveniente da qualche privilegio o onorificenza ricevuta. Giova riferire, che avendo il Nani alienalo le lamine cli’ei incise per questa o-pera sua,ed acquistale dal tipografo Giuseppe Grimaldo, questi ne procurò una seconda edizione, aggiungendo ad ogni ó 1 doge le monete e le medaglie coniate sotto il suo reggimento, con illustrazioni dell’ora defunto ab. Pietro Pasini. Riuscì infatti sì splendida e sì completa questa nuova edizione, che presentata dal Grimaldo in omaggio alla Maestà dell’imperatore Francesco Giuseppe I, meritò dal sire magnanimo il premio dell’aurea grande medaglia per le arti. Eccone il titolo : La Numismatica veneta o Serie di monete e medaglie de' dogi di Venezia, ivi 1847-56. Il degno sacerdote veneto Pasini, morto santamente neh 853, dotto specialmente nella storio patria, nella poesia latina, nell’ archeologia,massime nella parte lapidaria e numismatica, pubblicò pure: IFasti Veneziani, cioè illustrazioni di molte incisioni rappresentanti i fatti principali della veneta storia. Sono 80 e racchiudono tutta la storia di Venezia, ove furono stampale nel 184*• Inoltre lasciò molte opere inedite, e meritano d’essere ricordate: 1.“ Un poema epico in esametri in 6 libri sulla caduta della Repubblica veneta, intitolalo : Adriades. 1° La traduzione in versi sciolti delle Metamorfosi d’ Ovidio. 3.° Moltissime poesie latine ed italiane. 4-° Varie dissertazioni su lapidi e monete antiche. 5.° Alcuni seraioni ec. 4- Paoluccio Anafesto Idoge di Ve• nezia. Narrai già, che dopo la consociazione de’padri veneti secondi, fuggiti da molle città e provincie, e dalle stesse antichissime Venezie, al modo di esprimersi del cav. Cicogna, per le persecuzioni de’barbari, e nelle Lagune venete ridottisi, vivendo sotto il reggimento ile’ tribuni, insorse il primo male per le continue discordie e gelosie di comando. Messa così a cimento più volte la pubblica tranquillità,disubbidite le leggi,ne-gligentalo il commercio, i veneti vedevano i propri legni divenir impunemente preda de’pirati. Ad impedire il danno e-stremo, si raccolsero nel 697 in assembleo ad Eraclea i primi della nazione, e