cembre fu confermato dal duca con proclama, nel quale indirettamente confutò l’indirizzo di riforme che volevano domandare i parmigiani; per cui il suo ingresso, effettualo nell.“ del seguente anno, non fu giulivo. Annunziando il duca di Parma e Piacenza a’sovrani d’Europa l’avvenimento al trono degli avi suoi, il Papa Pio IX fece rispondere : Che ringraziava della partecipazione, se ne congratulava, ma intendeva di conservare illesi i sovrani diritti della s. Sede sopra i ducati di Parma e di Piacenza; dovendo in tale circostanza rinnovare le sue proteste,rammentando formai mente cheque’ ducati appartenevano al principato temporale della Chiesa Romana. Tanto è vero, quanto dichiarai di sopra, cioè nel precedente §, n. 32,dogadoSg.0, contro chi pretese impugnare tale alto dominio pontificio. -— Prima di lasciare il 1847, d6*0 dire del IX congresso degli scienziati tenuto in Venezia, di cui feci parola superiormente in più luoghi. Fu aperto a’ i3 e chiuso a’ 28 settembre. IN’ebbe la presidenza il principe Andrea Giovanili. Vi si recò Carlo Bonaparte principe di Canino, col suo segretario Luigi Masi, in divisa di semplice soldato della guardia civica di Roma. Passando per la Toscana furono ambedue applauditi strepitosamente da’liberali esaltati di Livorno,di Pisa e di Firenze. Giunti sul territorio austriaco,a Rovigo tennero pubblicamente discorsi diretti a suscitare gli animi contro quel governo, per cui a’i5 settembre ambedue furono espulsi da Venezia e rimandati sul territorioponlificio.Delresto le sessioni si tennero nell’ampia e magnifica saladelMaggiorConsigliodell’anlica repubblica veneta, e fra gli oratori fu speci a Icuen te applaudito 1’avv.DaDÍeleManin pe’ sensi italici francamente manifestali trattando di materie relative alla pubblica economia, laonde fu poi messo sotto la sorveglianza della polizia.Ilcav.CesareCantò discorrendo delle strade ferrate,inaugurò l’orazione col nome del Papa, csal- 771 tandolo quale eroe di bontà e di riconciliazione, che avea posto la Croce alla testa del progresso. Accennò le linee di comunicazione che avea ideato da Roma, tanto verso Napoli, che verso l’Italia settentrionale e le Alpi, barriera creata all’Italia dalla natura, ina inutilmente. Concluse con l’osservare, che i veneziani dovevano unire i loro interessi a quelli de’ vicini fratelli italiani, dov’era seguito un tale movimento e sfolgorava ormai tanta luce, che il non risentirsene dovrebbe a-scriversi ad inerzia od a viltà. Fece voti per la libertà e la prosperità maggiore ed ormai vicina dell’Italia, divìsa in dieci diversi dominii, sebbene vi si parli una solu lingua. Questo discorso pronunziato in una salache rammentava tante glorie patrie, fu accolto con applausi strepitosissimi dagli uditori che vi erano in numero di circa tremila, ed il modo col quale fu applaudito, servì a dimostrare che i veneti erano disposti ad unirsi al movimento italiano. In memoria di questo congresso, fu coniata una medaglia bellissima del valente veneto incisore Francesco Stiore. Rappresenta Dante,enei rovescio l’Arsenale di Venezia, secondo la descrizione di quel divino poeta. Ha per molto il noto verso del medesimo.Ne furono bai' luti pochissimi esemplari inargento e pochi in rame. Ma dopo tale congresso, si sparsero ¡11 Venezia le prime scintille di quell’incendio che dovea poi dilatarsi. 4- Negli articoli di questa mia opera, impressi dopo l’infausta ultima epoca del • la grande rivoluzione di molti siati d'Europa e di tutta Italia, alcuni de’ quali rammentai nelle precedenti analoghe notizie,e tornerò a ricordare ¡11 corsivo, non mancai laconicamente di descriverne, colle principali vicende, lo spirito politico, che principalmente fu di natura democratico, demagogico, Socialista e irreligioso, il quale fa guerra ad ogni autorità (come deploro anche a Verona), chela produsse.Qui per Venezia procederò precipuamente,però cou alcune giunte