S6o ferite dall’ab. Cappelletti, tempore Gre-gorii Papae XVI iti nova capsa corpus d. Marci Evangelistae. Più, fu posta entro due tubi di vetro l’epigrafe riportata dal medesimo scrittore, che attesta il suo ritrovamento e traslazione posteriore. Nel parapetto della parte posteriore dell’altare fu incastrata con lettere di metallo, quest’epigrafe: Corpus Divi Marci Evangelistae. La consagrazione successe a’6 settembre 1835, nel qual giorno mi scrisse amorevolmente I’ i. r. censore della stampa in Venezia, l’egregio Francesco Brembilla defunto. » Questa mattina la cospicua nostra basilica di S. Marco era ridondante di scelta udienza all’ omelia declamata col solito valore dal nostro veneratissimo Cardinal Patriarca nella circostanza di aver ricollocati li ss. Ossi e Ceneri dell’ Evangelista s. Marco neH’altar maggiore della basilica stessa or ora restaurato, e con santa pompa consagrato. L’omelia fu un capo d’opera di logica e di eloquenza, avendo luminosamente dimostrate le prove dell’esistenza in quelle Ossa e Ceneri santissime del Corpo dell’Evangelista memorato, e neH’aver colta l’occasione per infiammare i petti de’veneziani alla venerazione di essi, non meno che a sempre più dimostrarsi caldi della Religione santissima. Le accerto che le lagrimedi commozione sgorgarouodagli occhi della moltitudine, in sì gran copia riunita nel sagro tempio. Io ne sono sortito veramente penetrato,e tosto ho dato mano alla penna per farlequesta dolce narrazione, e per ripetermi ben di cuore. Tutta cosa sua”. Di già a suoluogonotai,che il conte Leonardo Manin ci diede le pregevolissime Memorie storico-critiche intorno la Vita, Traslazione e Invenzioni di s. Marco Evangelista, col discorso letto dal Cardinal Monico a 6 settembre 1835. Il cardinale consagrò in Venezia 5 chiese, e sotto di lui furono inaugurate più pie e benefiche istituzioni,non che ristabiliti diversiordiui regolari e monasteri di ino- nache: di tutto e di altro ragionai a suo luogo.Delmolto che avreida dire del virtuoso cardinale, ornamento del s. colle gio e unode’più eloquenti scrittori italiani (tanto in prosa che in verso massime nei sonetti) di volo accennerò. Sanno i veneziani, quanto egli deplorò la morte di Gregorio XVI, qual mondiale sciagura, e tal fu ! Sanno quanto l’encomiò anche defunto e onorò con solenni funerali. Venuto in Roma al conclave trovò eletto il Sommo Pontefice regnante, e n’ebbe distinta accoglienza, seco conducendolo in carrozza nel dì della sua coronazione, ed io ebbi 1’ onore d’incedere in quella nobile del porporato. L’encomiato prof. Arrighi trasse dall’ Amico Cattolico e pubblicò nel t.g, p. 131 de’suoi Annali: Un fallo illustre del cardinal Patriarca di Venezia nell'anno 1848. » Ne’me-si in cui Venezia si resse ultimamente da se, non mancò, come in verun altro paese, il demone della stampa sfrenata di farvi i suoi tentativi e le sue vittime. Il giornaletto Sior Antonio Rioba era un vero maestro d’irreligione, di cinismo ed anche di comunismo; ma la sua satira facile e continua, il suo formato assai popolare, l'allettamento di sue dottrine gli avevano presto trovato assai copioso numero di associati fra quella gente del resto sì buona di cuore e sinceramente cattolica. Il degno cardinal patriarca di Venezia sentì il suo dovere, e non esitò in faccia a’ pericoli, a cui in que’ tempi sì difficili andava incontro per adempirlo; egli pubblicò il seguente decreto a condanna di esso giornale, decreto che rimarrà perpetuo monumento del suo pastorale coraggio Segue il testo del decreto, poslridie kal. decembris anni 1848.Questa condanna fu letta in tutte le parrocchie in latiuo e italiano all’ultima messa delle feste, ricordando pure le peneecclesiastiche comminate dalla Chiesa contro chi osasse stampare, ritenere o leggere il detto giornale. » Ma ciò che torna pure ud ouore della veneziana popo-