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e dalla Puglia, alfoggetlo di perfezionare quelle in uso tra’ veneziani, come si narra dal Romanin. Pareva ancora che sotto al suo governo gli odii e le discordie tra gli eracleani e gli equiliani fossero sopite, quando si ridestarono a un tratto. Pei'assicurarsi da’troppo vicini longobardi già possessori di Ravenna, Teodato in sulle sponde dell’ Adige fece costruire un minutissimo forte inferiormente a Brondolo, poiché dicesi dall’^r<e di verificarle date, aver stipulalo col loro re Astolfo un trattato, col quale estese il territorio dello stalo di Venezia. Altro non ci volle perchè Galla Gaulo di Jesolo, lioinoscellera t issi ino, suscitasse tutti colo-roche facilmente prestavano fede alle vulgati dicerie, e che essendo equiliani erano del parlilo contrario al doge, e un giorno in cui Teodato ritornava dall’ a-ver visitate le fortificazioni, si scagliò armala mano sopra di lui, il prese, lo accecò, e tanto iniquamente operò che fu dal principato deposto; nel j55 ciò avvenne, i3 anni circa dacché eia asceso al soglio ducale. — Galla Gaulo V doge. Figlio d’Egidio tribuno d’Equilio, uomo quanto immerso ne’vizi, altrettanto prode nel-l'armi, dopo aver battuto gli eracleani e gli Obelerii col soccorso de’ravennati e de’greci,uccisoEnricoBarba romano,occupato parecchi lidi fino a Grado, invaso Maiamocco, e deposlo l’infelice Teodato, cou calunnie accusandolo al popolo di affettar la tirannide; invece sedizioso e ambizioso egli stesso, si fece acclamare principe delle Venezie. Il fortissimo partito degli equiliani suoi concittadini, la protezione della famiglia de’Gauli al sublime seggio il portarono. Ma anziché temperare colla clemenza del governo il necessario rigor delle leggi, parve che asceso al soglio Galla divenisse più fèrreo e più crudele. Imperocché, colla forza per un anno intero si mantenne nell’ usurpalo dominio, e colla forza sottomise le vicine ìsole e le costrinse a tacere. Ma abbon ito da queste, e ordita segretissima congiura,
diretta forse dalle primarie famiglie de’ nobili, tulio a un tratto il popolo solle-vossi, cinse Maiamocco, prese Galla, ed accecatolo il cacciò fuori delle Venezie col bando nel 756. — Domenico Monetario JTI doge. Eletto in tale anno, per restringere la troppo assoluta autorità del doge, i veneziani forse riguardandolo non men feroce del predecessore, gli misero al fiati -co due annuali tribuni, che insieme con lui avessero a consultare e decidere gli affari, e ne frenassero gli arbitrii. Dicesi che fossero Candian Candiano e Agnello Pnr-tecipazio, e vuoisi pure che da questi abbiano tratta origine quelli che poscia si chiamarono Consiglieri elei Doge, Ma questo rimedio altro non fece che accrescere la confusione e il disordine: perchè essi, anziché persuaderlo da forti al retto operare, e interporsi presso lui a favor della nazione, erano il più delle volte o per incapacità o per pusillanimità suoi laudatori. L’alterigia però del Monega-rio mal soffrendo consiglieri, i quali, comunque al suo volere aderenti, pured’o-stacolo erangli a dilatare maggiormente la sua podestà, li derideva e sprezzava, ciò che fece insorgere tra il doge ed essi fierissime discordie; il perchè i tribuni aiutali da tutta quanta la nazione macchinarono congiura simile a quella onde Galla fu vittima, e Monegario pati il castigo delPaccecanieuto e dell’esilio nel 764, dopo 8 anni di reggimento tirannico. I due tribuni moderatori pare che non si rinnovassero , riconosciuti quale lotta fra’due poteri, secondo il Muazzo, Governo della Repubblica, mss. citato dal Romanin. Questa è un’epoca dolorosa della storia veneziana, per le tante discordie e guerre civili che tennero agitatissime l’isole; uè ultime erano le fazioni de’caslellani e nicololti, di cui feci parola nel § XVI, n. 3, derivate da quelle degli eracleani indispettiti del trasferimento della sede a Maiamocco, e degl’ isolani che ne acquistarono la prerogativa. — Maurizio Galbajo VII doge. Il clero e