tra usata pure per antichissimo costume uell’Ufflziatura Ambrosiana e dalla/l/o--arabica, avverte che anco il detto aulico Salterio cessò nella basilica di s. Mar-codi Venezia nel 1807 quando il pall iar* ca Gamboni la dichiarò cattedrale, poi Ja Pio VII eretta in tale grado canoni* cainente, uniformandosi al comune della Chiesa. Di più nel luogo citalo, cioè uel§VI,n. 3, avendo fatto pur cenno,col-l'encomiato Diclich,' che sino al 1820 oella chiesa di s. Cassiano si conservava un Evangelario del secolo XI, simile al-l'Aquilciese, quanto all’epoca della sua dispersione, avendone fatto poi interpellare l’egregio sacerdote d. Luigi Caligo, ebbi questa cortese risposta. » Nella chiesa parrocchiale, allora collegiata di s. Cassiano,esisteva un codice dell’800, il quale conteneva solamente i quattro Vangeli. Ora dunque conterebbe 1 o58 anni.Quan- 10 fosse stimatissimo presso gli amatori deH’antichità, prova indubitata è la seguente.— 11 dotto abbate Canonici,grande raccoglitore di sagre scritture, pres-sochèin tutti gli svariati linguaggi, mosso dal suo solito genio, esibì al parroco d. Vincenzo Vaerini (morto circa dopo la distruzionede’capitoli, ossia dopoil 18 i o), sotto cui ho preso la sagra veste, non so se cento ducati correnti o d'argento, non che un reliquiario con reliquia a sua pienissima scelta. A que’ tempi i parrochi erauo semplicemente capi de’loro reverendi capitoli. Laonde Vaerini convocò 11 suo, composto dicinque individui, cioè di primo, secondo, terzo prete, di diacono e suddiacono. La proposizione del-l'ab. Canonici fu rigettata a pieni voti, perchè cinque ballotte furono verdi, ed una bianca. I componenti il capitolo erano manutentoride’diritti piùo menodelle loro chiese. Che cosa sia successo in appresso sull’esistenza del codice, niente altro posso affermare”. Inoltre nel decorso del presente articolo, col mio sistema compendioso, non solameute hogià riferito le principali e più intercssautinozioui riguardan- 807 li la s. Chiesa Veneziana, ma eziandio de’ suoi vescovi e patriarchi, mentre quelle degli insigniti della dignità cardinalizia, nelle loro biografìe ne tratto. Adunque per tutte queste avvertenze, nel riportare precipuameutecoH’ab. Cappelletti,¿e Chiese d'Italia, Penata, t. 9, p. 1 o5 e seg., liberamente la serie de’ vescovi di Olivolo e Castello, e de’patriarchi di Venezia, da lui corretta e rettificata dagli errori dell’Ughelli e di altri scrittori, audio patri!, potendosi riscontrare nella sua bell’opera le prove di quanto narrerò, sarò brevissimo onde non riferire superflue ripetizioni, e ricordando in quali §§ e numeri già discorsi le cose principa- li , in prova di quauto qui asserisco e per essere dispensato da ulteriormente ragionarne. Delle abbazie della chiesa ve ueziana, tratta il p. Luhin, Abbaiiaruni Italiae, p. 409 e seg. Nel § IX ho descritto le 3 chiese esenti di Venezia, cioè nel n. 1 l’abbaziale priorale di s. Maria della Misericordia, colla serie de’suoi abbati mitrati, loro prerogative vescovili e giurisdizione; nel n. 2 la chiesa di s.Biagio di Castello, parrocchia dell’i. r. marina da guerra; nel 11. 3 la chiesa di s. Gio. Lanista del gran priorato Gerosolimitano del regno Lombardo-Veneto. Pio VII nel 1817, oltre la nomina de’ vescovi de’ domimi veneti cdillagusa,già discorsa uel § XX, n. 3,concessa all'imperatore d’Au-stlia/)ro tempore, gli accordò pure il privilegio di nominure a tutte le abbazie uon patronali esistenti negli stati veneti. Vescovi d’Olivolo. 2. L’esistenza della presente Venezia cominciò nel 421 di nostra era, per tutto quanto il più volte narrato, e nuovamente uel § XIX, n. 1 e 2. La formarono a poco a poco i profughi abitatori del -la Terraferma o vendi secondi, intimoriti dalle diverse fiere irruzioni de’barba-ri d’ol tremon le, accorrendo nelle Ma rein -me dell’ultimo seno del golfo Adriatico