48 una casa particolare. Indi indusse Agnello, che l’amava teneramente, ma padre troppo indulgente e volubile, a deporre il fratello Giovanni, e dichiarò Giustiniano collega e doge; di più sbandi Giovanni dalle Lagune a Zara, e per far cosa più grata a Giustiniano associò nel principato anche il di lui figlio Agnello juniore e proprio nipote. Fu quindi sturbata la pace de’ veneti da una congiura contro i Partecipazii suscitata da Giovanni Talonico, Bono Bragadino, Giovanni Monetario e altri; ma a tempo scoperta, i rei o furono puniti, o fuggirono. Intanto Giovanni presoda rancore, si portò a’ piedi dell’ imperatore Lodovico I il Pio, figlio di Carlo Magno, il quale ricevutolo con bontà, s’interpose per riconciliarlocol padre e lo rimandò a Venezia. Il doge però, onde togliere ogni cagione di discordia tra’ fratelli, credette meglio inviar Giovanni colla sua sposa a dimorare in Costantinopoli. In questa città recatosi puie Agnello juniore uell’82 1, per complimentare Michele II il Balbo assunto all’impero, ivi mori. Il doge A-gnello suoavo, protettore del commercio, dopo aver resa piò ricca la città,morendo nell’ 827 la lasciò prospera e tranquilla, e in ¡stima presso gli stranieri. Fu sepolto nella badia di s. Ilario presso Fusiua, ch’egli stesso uvea fatto costruire. — Giustiniano Partecipazio XIdoge. Defunto Agnello,cominciò a regnar solo nell’827 il figlio Giustiniano, il quale sebbene fosse vecchio e di mal ferma salute, nondimeno con assai premura al reggimento attese, e massime nel tempo in che Massenzio patriarca della vecchia Aquileia, sollevò contro Venerio patriarca di Grado i vescovi dell’ Istria, cercando di togliere lo stesso Grado a’ veneziani e di estinguere quel patriarcato. 1 saraceni intanto con molte flotte andavano infestando il Mediterraneo; per cui Michele 11 il Balbo volendo più poderosamente disperderli, fece domandar al doge d’unir le venete forze alle greche,a danno de’ saraceni. Aderì il doge, e la flotta vene-la colla greca andò in traccia del nemico, ma senza fortuna, anzi con ¡scorno; imperocché i veneti,sebbene dallo stesso doge diretti, furono maltrattati, e alle loro case tornarono senza trionfo. Per altro il dolore di ciò venne compensato dalla gioia grandissima provata da’veneziani, nel ricevete il tesoro delle reliquie del corpo di s. Marco. A Rustico di Tornello e a Buono di Maiamocco tribuni, se ne attribuisce il merito, come dissi ne’ tanti luogi ove parlai del celebratissimo e memorando avvenimento. Le preziose reliquie, fra la religiosa letizia comune, si depositarono nella cappella ducale eretta a lato del nuovo palazzo, ed immediatamente Giustiniano ordinò che si gettassero le fondamenta di quel magnifico tempio che dedicato al s. Evangelista patrono principale de’ veneti e di Venezia, è tuttogiorno 1’ammirazione del nazionale e del fora • stiere. Di s. Marco, fu fitto questo anagramma: Divus Marcus Evangelista Sum vtgil ad Venetas curas. Giustiniano vicino a morte, pentitosi di quanto avea fatto verso il fratello Giovanni, lo richiamò da Costantinopoli, e col consenso del popolo sul trono ducale con seco il rimise. Poco appresso Giustiniano morì,cioè nell’82g, ed ebbe tomba in s. Ilario fra il pianto della nazione,siccome pio e tranquillo, e tutto al bene pubblico dedicato. Lasciò vari pii legati, e un fondo considerabile per la fabbrica della basilica di s. Marco. Disse di lui il Meschini : imitò il padre nelle virtù dell’animo, non in quelle della mente. — Giovanni I Partecipazio XIIdoge. Rimasto solo sul trono neir82g,si rivolse contro gli slavi croati della Dalmazia che di quando in quando turbavano la veneta navigazione; e uno de’loro duchi per nome Mislo o Miroslavo, venuto a Rialto, chiese al doge la pace non solo, ma anco il battesimo, essendo idolatra. Giovanni la stabilì con esso e co’suoi, lo ten •