T «io Ji Maiua e d'altri luoghi della Mo-ocbt »’ erano dati »'veneziani, furono garetti tornare sotto i turchi ; e il capi-«o Foscariui dovette ridursi a Corfù, «euaversi potuto fare alcuna operazioni, tranne l'avere recato paura a’nemici. Dk tale avvenimento delle armi venezia-u. efnerosamente si sdegnò il Foscariui, ¡naie tornato dal l'ingloi iosa spedizio-w latinizzò al collegio una molto vigoro-u icrittura, nella quale rendeudo cauto U tuo operalo, altamente biasimando il ««legno di d.Giovanni, disse ch’era seni* H«-** voler fare e l’ultimo a decidersi, i ni consiglieri poi si mostrarono sem-pt avversi «’veneziani. Fra le altre cose ss; unse: Senza far nulla si passò l’apri-<,il maggio e il giugno, finché giunte le Mtuw della guerra de’l’aesi Bussi, dichia-n che senza nuova commissione del re poteva allontanarsi. Il Colonna an* «k'igli si rodeva. Uscito il nemicoda’Dar-¿aadli, e cosi trovandosi esposte l’isole •voeziaoe, ad onta di tutte le rappresentate non si mosse. L’armata venela non fottodo comportare tanta vergogna, u-i muovono più per interesse pro-f‘*»,clve pei quello del compagno; che bi-«»et capitano generale noo pnu* 397 cipe, ma persona che possa aspettare premio o castigo; che chi ha grandi stati fu molte volte ciò che ad altri é impossibile, come il turco, il quale in 6 mesi rimise in essere un’armata di a io galere contro l’opinione universale; che si fa guerra con grande svantaggio con un principe più potente, perché questi, se rotto, presto si rimette, cosa che non può far l’inferiore; che non basta la (lotta, ma ci vogliono buone truppe da sbarco; che in fine, chi non ha speranza di rovinare in tutto o in gran parte il nemico, farà molto senno di cercar pace con esso, e venendo pur alla guerra, meglio essi portarla nelle terre di lui, che stare sulle difese. — I veneziani quindi costretti ad attendere più che mai alla difesa di Dalmazia e di Candia, a’aa novembre157a ingiunsero all’ambasciatore di Spagna, di far presente al re l’a*-solula e sempre più stringente necessità di vigorosi provvedimenti, perché se si lasciavano pssare l’occasioni di battere il turco in Levante, egli sempre più di-laterebbe i termini del suo impero, e con aspirare alla monarchia del mondo, attenderà alla totale distruzione de) cristianesimo, da’suoi possessi d’Ungheria minacciando I’ Italia per terra e per mare, la quale diverrebbe sua preda se occupaste Candia restata frontiera, solo e fermo propugnacolo. Essere interesse comune, il risolversi prestamente a frenare il comune nemico. A queste rimostranze si ottennero buone parole e uull’altro, lasciandosi da Filippo 11 crescere la potenza turca e indebolire sempre più nella lotta la repubblica. Mirando questa sempre sopra ogni cosa alla lega conlro il turco, essendo questa in cima d’ogni suo pensiero, raddoppiò i suoi sfoni [ter tirarvi di buon animo la Spagna. Ma sui disegni di questa con maschia eloquenza declamò in senato Tommaso Coularini, principalmente dimostrando gli spagnuo- li sempre facili • eotrare in lega co’veneli, perché tale lega non era allro che tener legati i veneziani alla guardia de’ luoghi