I 02 scegliere tra quelli il nuovo prelato. Innocenzo IH annullando l’elezione, invitò il clero di Costantinopoli a convocarsi regolarmente per la nomina del suo pastore; ma quantunque riuscisse a’ veneziani d’indurre le altre chiese a concedere che l’eletto fosse della loro nazione, non potevano però accordarsi nella scelta fra l’arcivescovo d’Ei acleas amico del patriarca defunto e protetto dall’ imperatole Enrico, e il parroco di s. Paolo di Venezia raccomandato dal doge. La cosa restò indecisa fino al 12 16, quando il pontificio legato Cardinal Pelagio Galvani nominò il veneto Gervasio, escludendo gli altri. In tal modo gli affari di Costantinopoli divenivano sempre più oggetto di seria occupazione per la repubblica. E già il suo ingrandimento destava la gelosia dell’altre potenze marittime, e specialmente della repubblica di Genova, laqualeadombratasi degli stabilimenti veneti di Levante, mandò un’|armata di 3o galee a incrociare all’ingresso dell’Adriatico. Allora il capitano Giovanni Trevisan con 9 grossi vascelli scontrò il nemico sull’allure di Trapani, e dando battaglia vinse, e ridusse il senato di Genova ad impetrar la pace. Ma Candia tornò a ribellare, e il duca postovi da’ veneziani avendo chiamato in soccorso il principe di Nasso Marco Sanudo, signore di quasi tutfe le Cicladi e suddito della repubblica, questi cominciò a sottomettere i candioti ; ma poi fomentò la sedizione e costrinse il duca a fuggire in abito donnesco, e s’impadronì dell’ isola. Giunta di ciò la nuova a Venezia , immediatamente spedironsi soccorsi in Can-dia , e il principe di Nasso fu costretto ad imbarcarsi, e dopo alcuna resistenza, i candioti vennero sottomessi all’ ubbidienza della repubblica. In tempo del do-gado di Ziani, per piccola cagione, gran guerra scoppiò tra’veneziani e i padovani. E'da sapersi, che nel 12 16 i trevigiani per celebrare una festa, al tempo di Pasqua, avevano eretto qel mezzo di loro piazza un castello di legno, detto Castello cl’Amore, perchè eranvi donne e donzelle poste a difenderlo da’ piacevoli assalti de’giovani eh’erano trevigiani, padovani e veneziani. I trevigiani incitavano le donne a rendersi con belle parole e con fervide preghiere. I padovani git-tavano nel castello cose mangerecce e alquanto goffe, come pollastri, rafiolli, tortelli, torte, galline cotte, sperando di trarre a se le donne per via della gola. I veneziani all’incontro buttavano nel recinto, non solo galanterie di noci, specie odorose ec., ma ducati e altre monete, e procuravano eh’elle cedessero il castello a loro anziché agli altri, I giovani veneziani vinsero l’animo delle donne prese dalla loro gentilezza, e lasciatili entrare, questi posero le bandiere di s. Marco sul castello. Di ciò invidiosi i padovani, dato un salto, s’impossessarono dello stendardo e lo spezzarono. Da qui derivò la discordia tra’padovani e veneziani; nè si fermò in Treviso, uè durò per quel giorno; poiché i padovani venuti in quantità al luogo detto Torre delle Bebe, assalirono i veneziani , i qùali si difesero, e vinsero specialmente per la bravura de’chioggiotti, che 36o padovani mandarono prigioni a Venezia. Per cui (¡uè’ di Chioggia furono assolti del tributo di 20 paia di galline che ogni anno solevano portare al doge, e fu loro concesso un podestà da Venezia, mentre prima avevano a governante un gastaldo co’suoi giudici. Si prolungarono le discordie per tal cagione, e ci volle il Papa Innocenzo III per troncarle, che mandato a Venezia Guglielmo (da Montelongo fu patriarca d’Aqtiileia deli25i, meglio il patriarca Wolcheroche la pace concluse nel 1 216 a’2( aprile), questi pacificò veneziani e padovani. Inoltre sotto il dogadodi Ziani, calalo in Italia nel 1220 l’imperatore Federico II, nipote di Federico I e seguace di sue pretensioni, di volersi soggettare tutta la penisola, ripullularono le infeste e deplorabili fazioni de’ Guelfi