06 o ra possessioni marittime, le quali coll’isola di Cerigo, prolungavansi fino all'in-gresso dell’Arcipelago; il suo commercio non eia più quello che le procurava l’oro del mondo, ma era pure qualche cosa, e forse poteva migliorare. Quindi inanle-nevasi sempre in tale condizione sul mare, che pure al tempo di sua caduta, la sua marineria militare, pel numero e forza delle navi, uon la cedeva a quelle d'Inghilterra, Francia e Spagna. Circondata in Italia dagli stali dell’Austria e del Papa, che non doveano tenersi per pericolosi vicini, le sue provincie di Dalmazia e Jonia confinavano invece co’paesi ottomani, l’amicizia de’quali per l’esperienza di 3 secoli non meritava fede, quindi le conveniva star pronta alla difesa, altresì colla regolare instituzionede’propriuf-fiziali. Il perchè a’12 maggio 1797 possedeva ancora: dieci vascelli di linea da 70 cannoni, undici da 66, uno da 55 ; tredici fregate da 42 a 44 cannoni, due da 32; tre brick da 16 a 18 cannoni; due col-ter da 1 o; una goletta dai6;una bombarda da 5; sedici cannoniere con un pezzo da 4« e quattro da 6; trentuna obusiere con due obici da 4o e quattro pezzi da 6; dieci galleggianti con 2 cannoni da 3o; una batteria galleggiante con 7 pezzi da 5o sul perno; quaranta passi armati con un pezzo da 20 e quattro da 6; ventitré galere; sette galeotte da 3o a 4° remi; 7 sciambechi; 5 feluche. In tutto184 legni, con almeno 2675 pezzi d’artiglieria, senza comprendere quella delle galere, delle galeotte, degli sciambechi e delle feluche, perchè da Andrea Salvini direttore delle costruzioni navali nell’Arsenale, morto colonnello in pensione dell’ Austria, non indicata nelle particolari Memorie che lasciò, e riprodotte dall’ opera: T cnezia e le sue Lagune, ove tratta delle forze militari della repubblica. A-vendo detto il c;iv. Mulinelli : qual uso mai potesse farsi d’una flotta mal costruita, vecchia, malconcia, e comandata da ufìiciali incapaci? Risponde il conte Dan- dolo: Tuli navi, dalle Aegale in giù, u„n presentavano nessun maggior difetto di costruzione, di quelli che potevano riscontrarsi nelle navi inglesi delle specie corrispondenti. 1 legni i quali differivano dagl’inglesi per la loro minore immersione massime negli ultimi tempi, erano propriamente i vascelli di linea; difetto però che non li rendeva nè pericolosi alla navigazione, uè impotenti alla difesa, ma solo alquanto più lenti nel cammino. Non tutti i legni erano vecchi, per la ragione che in ninna marina del mondo tutte le navi sono nuove. Senza parlare de’vari legni'che trovavansi in costruzione nell’Arsenale di Venezia, fra quelli esistenti a’12 maggio 1797 noveravansi 6 vascelli di linea e 5 fregate scese dal cantiere dal 1784311793; per cui il più vecchio di questi nel detto maggio appena contava 13 anni di servizio.Tutto l’autore ricavò dalla Memoria ili tulle le navi che si sono fabbricate in Arsenale, mss. presso di lui esistente. Vivevano gli ufliziali patrizi Ni-colòPasqualigo,morto capitano nel 1821, e Silvestro Dandolo morto vice-ainmira glio nel 1847; e fra’non patrizi, Giuseppe Duodo capitano della Bellona, morto gloriosamente nella battaglia combattutasi nel 181 1 nelf acque di Lissa, dagl’italiani e francesi contro gl’inglesi; Giovanni Palicucchia tenente non meno gloriosamente perito, parimenti combattendo contro gl'inglesi nel 1812 col brick il Mercurio da lui comandato, in unione al vascello francese il Rivoli; Antonio Armeni morto capitano nel 1825;Giambattista Costanzi morto capitano nel 1820; Giovanni Tician morto capitano nel 1827 e dottissimo in tutte le scienze pertinenti alla marina; Michele Statimene morto capitano nel 1828, di tal sangue freddo ne’cimenti ch’era accusato di stoicismo; uomini tutti riveriti e pregiali da’governi che succedettero a quello della repub blica, la cui onorevole memoria durerà lungamente, ed alla cui scuola forraaron-si lutti quegli altri più giovani ufliziali