pedi di agire »’polacchi, e diversi vantaggi riportaronoi russi con alcuni acquisti. Nell697 seguì fra le navi grosse de’ veneziani, unite alle solite del Papa e di Jlalta, contro quelle de’turchi fierissimo navale combattimento a’6 luglio nell’ac-que di Lemno e di Troia. Questo si mostrò pure il i<° settembre vicino ad An-dros, in cui i turchi, capitanati dall’astuto pascià Mezzomorto, si posero in fuga, dopo averlo sostenuto per 4 ore continue. Anche all’istmo di Corinto, dove i turchi si erano ingrossati con ¡speranza d’avanzamento, furono vinti e battuti, ritirandosi il seraschiere a Tebe con suo datino e del pari con sua vergogna. La più fiera battaglia però fu quella de’20 settembre fra le navi delle due armate, che durò sino a notte, da cui partirono i conquassati legni turchi e tali da non esser più in ¡stato di veleggiare, non che di combattere. Al fine della campagna, il senato, al capitan generale Molin, sostituì Jacopo Cornaro, che partì da Venezia verso ¡1 29 ottobre. I veneziani chiusero con grossa muraglia, alternata da forti e da ridotti, l'intero istmo di Corinto, onde impedire a’turchi le scorrerie nella penisola. In Ungheria con felici successi il governo dell’armi imperiali fu affidato al celeberrimo Eugenio di Savoia e conte di Soissons, già distintosi nella guerra d’Italia; affrontato da’ turchi, col loro sultano Mustafà II in persona, il nuovo capitano riportò presso il Tibisco la strepitosa vittoria di Zeuta, colla fuga del sultano, che vi perde lo stendardo, il padiglione e ¡1 tesoro.Così si assicurarono l’Ungheria e la Transilvania, e sui turchi si fecero altre ricu pere nella Bosnia. I polacchi preoccupati nella dieta per 1’ elezione del re Augusto li di Sassonia, già comandante imperiale in Ungheria, poco operarono a danno de’turchiji quali fecero "‘utili sforzi per togliere a’russi il perduto al Tanai e al fioristelle, anzi vennero da loro battuti e dispersi. Entrò l’anno 1G98 con vasti apparati di guerra, ma P. II. 561 terminò colle trattative di pace a cui inclinavano le parti, cioè la repubblica per l’immense spese sostenute, l’imperatore per la vacillante salute di Carlo II re di Spagna, che rendeva imminente la guerra per succedergli,e il sultano pe’clamo-ri de’sudditi e dell’esercito sgomentati da tante sanguinose perdite. Nondimeno a’3 settembre, dice il Brusoni, ed a’21 il Mu • l atori, nell’acque di Metelino il Delfino disordinò in un combattimento il navilio turco, poiché l’accorto Mezzomorto colla solita tattica di schivare i decisivi cimenti, battè a tempo la ritirata. Inoltre i veneziani bruciarono il paese nemico per terra, e imposero contribuzioni colle scorrerie di mare in varie contrade de’ turchi. Queste furono le ultime azioni nella presente guerra. Dopo aver l’ambasciatore inglese lord Pagel fatto aperture pacifiche a Costantinopoli col gran visir Cussein o Hussein, stabilì per piano di tregua e pace,che tanto l’imperatore, i veneziani, i polacchi, i russi, quanto i turchi,restassero possessori di tutto quanto avevano conquistato negli anni precedenti. Se ne mostrò pago il divano, e nominò i plenipotenziari, per lo scelto luogo di congresso, Carlowitz nel Sirtnio, dopo convenuta la tregua temporanea. A questo la repubblica inviò il senatore e cav. Carlo Ruzzini, poi doge, con Gio. Battista Nicolosi suo segretario, Rinaldo Carli interprete, e il d.‘ Lorenzo Fondra di Zara per le cose della Dalmazia. I rappresentanti inglese e olandese, quali mediatori nel congresso spianarono le difficoltà per determinare i confini delle parti e la demolizione di alcuni forti e piazze. Le difficoltà fecero progredire il congresso in lutto il 1698, finché nel seguente 1699 in Carlowitz si convenne e sottoscrisse una tregua di 25 anni fra Leopoldo I imperatore e Mustafà II sultano de’turchi, come pure la pace tra questo ed i polacchi. Poiché insorsero controversie fra’ministri della Portae CarloB.uz-zini plenipotenziario veneto, mentre que* 36