gier - I altri la gode, e hi la mantiert. Era poi costei bella e amabile giovane. Scoperto il reo ebbe per sentenza de’giu-dici due mesi di carcere e un anno d’esilio. Parve al doge leggiero il castigo; e ciò bastò ad ingenerargli odio implacabile contro i patrizi, per abbatterli e far sè signore della repubblica, sdegnato per tener essi in sì poco conto la dignità del capo dello stato, ed ecco come tentò di saziarlo. Un gentiluomo della famiglia Barbaro, nomato Marco, oltremodo iracondo, per negativa ricevuta ferì d’ un pugno con grosso anello 1’ ammiraglio dell’ arsenale, Bertuccio Isarello (da altri chiamato Stefano Ghiazza detto Gi-sello; Bertuccio barello era un padron di barca maltrattato poc’anzi da Giovanni Dandolo, e suo suocero era Filippo Calendario), che ricorrendo al Falier, n’ebbe in risposta : Qual giustizia tu vuoi da’ giudici, se a me, lor principe, non l’hanno fatta? Soggiunse Isarello: Seconda-' mi nel disegno, e io col sangue de’nobi-li ti vendicherò, ed avrai assoluta la signoria. Acconsentì l’insensato doge! Di che imbaldanzito 1’ ammiraglio, voleva trucidare il Barbaro, ma indarno ; chiamato in giudizio, fu in vece Isarello con simulate parole minacciato del capo dal maligno Faliero(si crede il racconto una storiella, ma rappresenta l’oltracotanza, il far superbo e violento de’ nobili d’al-lora, non ancora contenuto dal consiglio de’Dieci). Tutta la notte seguente il doge e Isarello trattarono del come meglio condurre la congiura. Si deliberò scegliere 17 capi, ognuno de’quali avente 4.0 uomini sotto disè; disporli ne’sestieri in questa e quella parte della città ; celar loroinfiuo al momento dell’esecuzione o-gni cosa. Fra’capi, uno de’primi era Filip-poCalendario,l’artefice degli abbellimenti del nuovo ducale palazzo. Ordinato già tutto (i congiurati a preparare I* insurrezione, cercavano di aizzare il popolo contro i nobili, essendo nella cospirazione entrati principalmente i marinai, on- •47 de il centro de’ tumulti e dell’invettive contro il governo era a Castello), si destinò per la rivoluzione I' albeggiar de’ 15 aprile 1355», in cui lo straordinario rintocco a stormo delle campane di s. Marco avrebbe già radunati i principali cittadini alla piazza omonima (spargendosi voce d’una flotta genovese entrata nel golfo e minacciante di penetrare nel porto, onde dar motivo a’nobili di radunarsi in detta piazza. Dice il Rinaldi, che fra’ pretesti della fellonia di Falier, vi fu quello di voler col popolo la pace co’ge-novesi, negala da’ nobili). Allora i congiurati dovevano avventarsi su quelli e farne macello ( fra le grida di Viva il principe Faliero). Nulla si trapelò del segreto per molti giorni, finché Bertrando o Beltrame pellicciaio bergamasco, uno de’ capi delle bande de’ 4o, ed amorevole del patrizio Nicolò Lioni suo compare e protettore,per ¡scampare dalla strage universale il proprio patrono, la sera deli 4 si fece ad aprirgli in gran parte l’ordita trama, pregandolo a non uscir di casa nella seguente mattina. Attonito e grato il Lioni, corse immantinente a due magistrati de’ primi, e loro svelò il barbaro disegno. Come seppesi il più importante, d’ ordine del consiglio de’Dieci ar-restaronsi i rei nelle proprie case; armi ed armati si posero in ogni canto, regolandosi ogni cosa a salvamento della repubblica (si raccolsero da 8000 uomini, oltre un centinaio a cavallo, ed i nobili si armarono con quelli della propria contrada ; così fu sventata la congiura, prima che scoppiasse). Chiuse le porte del ducale palazzo ; Isarello e Calendario, pigliati e impiccati con altri assai sull’istante alle finestre del palazzo; altri dannali a carcere perpetuo, altri al bando. Il doge da ultimo processato,dal consiglio de’Dieci, da’6 consiglieri e da 20 de’priu-cipali nobili,e lui stesso confermante, pelle inevitabili accuse,il delitto, venne dau-nato a morte a’ 16 aprile pel dì seguente venerdì 17. Indi gli furono nelle sue stan-