lascialo Vacuo, e le paiole non seribatur accennano alla gravità del delitto, all’orrore e alla compassione insieme che venivano negli animi. Dipoi nel 1364 decretò il consiglio de’ Dieci, ad esempio e terrore de’ traditori, non potesse mai venir annullata in alcuna parte la condanna contro Marino Falier.Si compensarono quelli che colle loro rivelazioni aveano messo il governo sulle tracce del'-la congiura e de’ congiurati, e special-mente il bergamasco Beltrame i.° rivelatore della cospirazione, con annua pensione di i ooo ducati, però non contento e domandando le case del Falier a’ ss. Apostoli, e d’esser ammesso co’ suoi discendenti al maggior consiglio, cominciò a sparlare del governo e fino a far sospettare di congiura, onde fu confinato a Ragusi, da dove fuggito per recarsi inUnghe-ria, fu ucciso, dicesi da uno de’congiunti del Falier per vendettadel suo tradimento. Durante la vacanza della ducea, la gravità e il numero delle condanne mettendo alquanto in pericolo la vita diquel-li che l’aveano pronunziate, il consiglio de’Dieci die’licenza della delazione del-I’ armi a’ 6 consiglieri del doge, agl’ individui componenti il proprio consiglio decein virale, agli avogadori di comun, a’ 20 della giunta, a’4 notori assistenti alla inquisizione e perfino a due servi di ciascuno de’ nominati magistrati. In tal modo i consiglieri recaronsi armati al consiglio. Inoltre si ordinò, che a tutte le ore essi potessero fare adunare il gran consiglio, e che niuno potesse uscire di Venezia fino all’ elezione del novello doge, sotto pena di ioo lire di multa. La fellonia di Falier, per massacrare la nobiltà e farsi proclamare sovrano di Venezia, die’ar-goinento a tragedie e dwMumi. Abbiamo le tragedie dell’ inglese lordlìyron e del francese Casimiro de la Vigne. Antonio Giuseppe Spinelli compose un dramma, pubblicato a brani nel periodico l'Osser-serbatore Veneziano giornale umoristi-co-letterario, che nel 1856 si cominciò i4g a (lampare in Venezia dalla tipografia del Commercio. Indi scrisse e pubblicò : Marino Faliero, tragedia in tre atti dedicata all’ illustre cav. Filippo de Jorio di Napoli di A. G. Spinelli, Venezia 1857, tipografia editrice di Mel-chiore Fontana.» Vacato il ducato per la morte di Marino Falier, già doge di Venezia decapitato per tradimento da lui ordito a ruina e distruzione della città di Venezia e del suo popolo, fu convocato il consiglio per le faccende e le provvisioni concernenti il futuro doge”. Con queste solenni parole registrò il maggior consiglio nelle sue leggi l’abbonii* nevole fatto; procede quindi all’elezione de’soliti correttori, poi degli elettori del nuovo doge, che fu il seguente. i5. Giovanni Gradenigo LVIdoge. Fu proclamato a’2 1 aprile 1355 d’anni 70,0al dire del cav. Cicogna 76, uomosavio, dotto nelle urna ne e nelle di vi ne scienze, conservatore delle cose e de’ denari pubblici, zelantissimo della repubblica e della patria. Salito al trono, si continuarono l’indagini sui congiurati, le con danne di prigioniee bandi. Benché eransi armate 7 galee per inviarle contro i genovesi, sotto il comando di Giovanni Ba-doaro, che vari danni recò loro, tutta-volta il savio doge vedendo ch’era tempo ormai di por termine a tante stragi fraterne con Genova; genovesi e veneziani per tali guerre indebolirsi egualmente, soifrirne il commercio, languirne 1 sudditi, quindi aderendo agl’ inviti di Matteo 11 Visconti signor di Milano, mandò tosto colà ambasciatori della repubblica, i quali dopo lunghe conferenze conclusero il trattato di pace tra le due repubbliche il i.° giugno 1 355. Fu pertanto stabilito: la reciproca liberazione de’pri-gionieri, e la comune sicurezza; compensarsi scambievolmente i danni recatisi fin dal i2gg, giusta la sentenza da pronunziarsi dal Visconti ; si asterrebbero per 3 anni di navigare alla Tana; i genovesi 11011 entrerebbero con navi armate uel