tulle, che a primo aspetto accredita-nno la sua persona, in modo che vari 01 loglicsidi Venezia lo riconobbero per r. Però ad istanza della Spagna, domi-iirice del Portogallo, fu costui messo in prigione in Venezia, e vi rimase per 3 uni Ma perchè a cagione di ciò in Porgilo ogni di nascevano de’ movimenti t le dicerie erano senza fine, il senato nel 1602, senza volersi decidere, lo lasciò in libertà dandogli il bando da’ suoi stati. Fu poi preso e morì prigione degli sparitoli. Apprendo dal veneto cav. Gio-ijnniSagredOjA/ewior/e istoriche de Mo • ■uirrhi Ottomani, che nel r 600 i miniai spagnuoli inventarono un nuovo ritrovato per arricchire. I due viceré di Napoli e di Sicilia diedero in regalo alle ptuprie mogli la metà delle spoglie, che i tinelli che armavano in corso sotto i loro iu<[)icii, facevano contro i turchi ; e gli litri, che armavano a proprie spese, erano tenuti a riconoscerli per la 4-’ parte, l a dubbioso se ciò avesse per fine l’interesse, 0 l’impegnare la repubblica nella guerra cogli ottomani; o l’uno e l’altro insieme. Tali armamenti assalirono pure vascelli veneti con mercanzie, sotto colore che vi avessero palese o occulto ingresse i turchi; ed i danni in più volte re-'tialle privale fortune e al governo pe’ ni si fecero ascendere ad 8 milioni, in rnipi che il traffico in Venezia era piti e mai florido e ubertoso. Queste pira-ine e ingiurie, unite a quelle degli u--cocciii irrequieti, fecero grande strepilo " Costantinopoli, dicendosi che la repub-¡•ca era d’accordo cogli spagnuoli, ed i tgni carichi di merci loro affidale da’tur-' v' aveano maliziosa connivenza. La "pubblica vedendosi, dopo tanti danni, ‘“c le compromessa col turco, fece dogante col residente spagnuolo e altre e-pose al re in Madrid l’oratore veneto 1 ‘ncesco Soranzo. Poco essendone il ri* al°» seualo inviòa Filippo III l’ani-' la|ore '•■'“ordinario Ottaviano Cono, lua e colle sue energiche rimostranze, 451 dopo molte udienze ottenne dal re la proibizione di siflalti armamenti e detestabili violenze, commesse contro cristiani e amici, ma le reintegrazioni al tolto i ministri non eseguirono. NehGo3, racconta il eli. Giovanni Veludo,biografo del doge Marino Grimani, che i veneziani ebbero la gloria di ascrivere al libro d’oro della propria nobiltà, col diritto di trasmetterla alla sua discendenza, Enrico IV re di Francia; il quale avendo da essi ricevuto solenni testimoni di compiacenza pel novello suo matrimonio con Maria de Medici, l’avea domandato a mezzo del suo ambasciatore. L’ ammissione segu't nel maggior consiglio, a cui intervenne 101439 patrizi.Fu allora che Enrico IV, mostrandone gran contento, in segno d’amore e d’amicizia verso i veneziani, inviò loro in donoqueH’arniatura che avea indossato in tante guerre e trionfato in quel la che decise del suo trono, come già dissi di sopra, notando il modo col quale il senato volle onorare per gratitudine tale regio monumento guerriero. Intanto la repubblica sempre più sospettosa delle mire della Spagna , vedendo crescere la potenza di sue forze, a mettersi indifesa aumentò l’armamento marittimo, e definitivamente strinse lega co’grigioni, per avere da essi truppe terrestri; lega sempre dipoi mantenuta a dispetto del coule di Fuentes governatore di Milano, che fece ogni sforzo per guastarla, come ne assicura il Muratori. Dopo essersi cosi provveduto alla sicurezza dello stato dal la parte degli svizzeri, fatto il patto d’alleanza, gli alpigiani grigioni ¡11 maggior numero di prima cominciaronoacalarein Venezia alfine di esercitarvi diverse arti e mestieri, il che rilevo dagli Annali del cav. Mutinelli. Accordatosi a’grigioni il diritto d’ingresso nell’adunanze di quelle con voce attiva e passiva, e tenutisi sollevati eziandio dalle personali fazioni cui soggetti erano gli artieri veneziani, non si lasciava però di attentamente osservar- li affinchè per quella venuta c per quel