4° ie toccava quelle, che poi si dissero Esarcato, e ch’ebbero per confine le Venezie. Ma se riflettasi, che il nome d’ Istria fu ne’ bassi tempi dato talvolta a tutte o ad uua parte delle medesime Venezie,si vedrà chiaro il perchè nella donazione circoscritta per fines si nominasse colle Venezie anche l’Istria. Trattatasi pertanto di confine di luoghi, che ora dicevano Veuezie ed ora Istria; laonde per certezza di terminazione conveniva nominarle ambedue, ed in prova offre la sinodica del concilio romano del 679,10 cui i vescovati di Ceneda, Oderzo e Aitino sono dichiarali in provinciae Istriae, benché fossero luoghi delle Venezie; laonde ben a ragione potè dirsi nel secolo Vili che (’Esarcato confinava colle Venezie e coll’Istria. Anche la Gamia un tempo fu detta Istria, e lo provò il p. Fal lati. Credette il Muratori, Annali d'Italia, an. 962, che nella donazione per fines le province delle Venezieedell’lstria vi fossero indicate come terre donate; ma egli prese su di ciò grave abbaglio, come dimostra il Borgia. Avendo però riscontrato il Muratori, a me pare che dica quasi tutt’altro, secondo il suo sistema d’avversare la sovranità della Chiesa Romana. Egli dunque narra la venula ili Roma nel 962 di Oltone 1, e poidice. » Leggesi parimenti presso il Cardinal Baronio, e in alili libri, il diploma d’ Ottone (I), confermatorio di tulli gli stati e beni della Chiesa Romana ; documento nondimeno, che non va esente da varie difficoltà, siccome ho alti ove accennalo. Fra l’alt re cose si veggono ivi confermate a s. Pietro le Provincie della Venezia e dell’ Istria., e tutto il ducato Spoletano e Beneventano, la città di Napoli, per tacere d’altri paesi, che per PaddielVo non mai dipendenti nel temporale dal Romano Pontefice, erano governati da’principi, vassalli degl’ imperatori d’ Occidente o de’ re d’I-talia, o pure degli Augusti greci, e seguitarono ad esser tali ”, Per ultimo non vogliu lacere; In Venetiarum Provincia jura S. Romana Ecclesia, lo scrisse ancora il Cohellio , Notitia Cardinalatus, p. 120, con riferire il lesto del diploma della conferma delle donazioni dell’ imperatore Ottone 1: atqae Provincia Ve-netarum et Istria. Sia comunque la cosa, non ho trovalo che i Papi vi esercitassero sovranità temporale. Nell’anno 781 Adriano I unse re d’ Italia Pipino figlio di Carlo Magno, allora di 6 anni. Tutti questi avvenimenti erano stati seguiti coll’attenzione che meritavano da’ veneziani, i quali delle cose d’ Italia si occupavano assai più che comunemente non si crede. Secondo i loro interessi erano alleati ora co’ greci, ora col Papa, ora cogli arcivescovi di Ravenna, ora cogli stessi longobardi. Eransi recati al campo di questi, così a quello de’fran-chi, e vi fecero spaccio di vesti, merci e ornamenti sontuosi; frequentavano le fiere ¡negli ultimi tempi dell’Esarcato avevano per fino acquistato alcune terre di sotto alle foci del Po, verso Comacchio e Ravenna, ove tenevano presidii ed esercitavano commercio. Considerati da Car- lo Magno i veneziani, siccome per inclinazione e per interessi aderenti all’impero greco, non potevano essere molto innanzi nelle sue grazie, onde egli domandò fin dal 784 ail Adriano I che fossero scacciati da que’luoghi e s’interdicesse lo-ro di negoziarvi, in che fu puntualmente esaudito. Forse che al detto motivo Pallio eziandio si aggiunse, che avendo Car- lo in quell’anno fatto severissimi provvedimenti contro il commercio degli schiavi, egli volesse espulsi da quelle terre i veneziani, che il traffico iniquo copiosamente esercitavano , come narrai n«l § XVI, il. 4, e apparisce dal generoso atto di s. Zaccaria, Papa del 74 h il quale, a liberare alcuni di quegl’ infelici, avea fallo rimborsare i veneziani del prezzo per essi pagato. L’animo di Carlo pe’ve-neziani non era certamente benevolo , e fin d’allora si preparavano le cause de’ successivi avvenimenti. 11 lutto appreu-