„li ct>n;iura trama!» ddll’amba-. ninnolo La Queva di cnncer-J.)«ra d'Ostun» viceré di Napoli per „ v*.-«*. Narrale in più gui«e le circo- 4, questa trama, che per confes-» aedi tatti rimate sepolta nel più pro-tllj, «itlrto, nHHiu avvenimento nn-,. «« towiminittramliine la spiegano-w »muo alto pubblico rilevandone le , »«, non è (urte tenta fondamento m (Uni •••mi critici «ottengono non a-w aat »umiUiIo la prete** cospiravo-H ai col gndo di rua essersi di«tc*0 un ioli« aure ambitiote del «icerè al fcaa>aapoielaoo,rda*cr il senato,ome-t.« 4 ruotigli» de’Dieci, tolto di metto twlupowi dcll'inlrigo quando i maneggi 4rl duca furono noli e »tentali dalla •wtt di Madrid. Comunque sia, 5 meti . . uixlecrtto del te nato comandò pre-« tanni per ringratiaie la Provvidente 4 *««t lattalo la repubblica, tenta perciò «W rt—sse dalla tua mi*teriosilà il colta fenato, k cagione del quale, o vero • apposto, perì quell' Antonio Fosca-i» (Jte d»è argomento dì tragedia an- • 4* «Ilimo all'animoso estro del Nicola» (4i die piò 10110)*'. Riportate le di-ai«» optatoci, ertomi alle letlimoniante • patibolili autorevoli dell'annalista cav. Ualiaelk, d*e per quetto fatto comincia ^•1 4«, che per tuo Veneua non dovete |jìi auttitiere. De«crilti l'Ouuna e il itinMiwi di Milano Toledo, qualifica 1 Hoc* della Queva e maichete di , di ••petto tempre allegro e a-apparcntemenle dalla si- e, talmente intinuanlecbe tcuo->'*’*• • «greti degli animi più cauli, di “•t1*" talento pel maneggio degli afb-'' “ «edito Bel gatxoel lo »pagnuolo. U-******* “P*« di ordì re ed eflel t tu re q uà • 7™^°* ,ro ‘btegoo • coprirlo col manto intoni ma uno de'più po-***** « lo»Udì »pinti apparti nel mondo (♦■J-Uco, inani««, l0 Veaetia ambateta- * Vd**- Venula a quetta in odio • "H^ea, peicbc già da tempi assai 489 remoli e ne’presenli vedeva in lei il più fermo sostegno della liberti! d'Italia, dolendogli che il ducato di Milano, ristretto tra Piemonte e il dominio veneto non potette allargarti, e che avesse l'impero etcbiiivodel golfo con deprettione del nome e del commercio del regno najmleta-no. Ad effettuar la vagheggiata limono del territorio della repubblica col Milanese, concepì Queva, tenta farne ceuno al tuo gabinetto, il terribile progetto giù narrato, d’ardere l'arsenale e i principali paletti di Veuctia,c in metto allo spavento trucidar nobili e cittadini, e quindi nel trambusto inalberar sulle torri l'insegne spaglinole, e facendo coti sparire la repubblica, dopo averla ridotta in fiamme e lagrime. Indi racconta come l'ambasciatoreerasi accontato con Ossu-na e Toledo, questi • penetrare con e-scròto negli »tali di Terraferina, quello ad occupar la Dalmatia e Venetia stessa colla flotta. Preparata co’Uutori stranieri e i malcontenti del governo la traina, l'Ossuna spedì l'ardito e famoso corsaro normanno Jacopo Pierre e Langlade peritissimo Ucilore di fuochi orlifìtiali, i quali fingendoti inimicati colvicerè loro fu facile entrare agli stipendi! veneti; e bmchè il sagacissimo Simeone Contanni da Homa,ov’era ombasciatore,avvertiva i padri di non fidarti di etti, pure al Pierre ti dii il comando d’alcuni navigli, a Langlade fu accolto nell'arsenale pe' lavori di tua arte. Di concerto questi col-l'ambasciatore, profittando Queva della fetta dell’ Ascensione, in cui straordioa-rio era il concorto nella citU di forestieri, lotto mentite vesti v'introdusse un mi-gliaiodi soldati, »parti nelle locande e ne' lupanari. Propriamente do»e*u toglierà a Vencna la Mgooria dell' Adriatico la notte tcgucnle al dì che il doge a «calo »potalo, e ciò forte perche i venetiam Manchi dall'allegne della solennità temerò inen detti. Nelle »laute dell'aoilietcte-tote . colme di munuiotii >liMr.»uditici, 500 de'ootniuali soldatiduveano annat-