tore ottomano, accolto con distinzione, mantenuto col suo seguito a spese pubbliche (costume antico romano, passato da’bizantini «’turchi e a'veneziani, cioè abitazione, vitto e vestito) e si par ti riccamente donato. La repubblica non mancò continuar le pratiche per pacificarsi con Sigismondo, contenta di riconoscere i possedimenti di Dalmazia a titolo di feudo, ma senza successo, ad onta che Martino V,mostrandosi assai favorevole a’veneziani erasi (atto mediatore. Laonde la repubblica si die’ con impegno a procacciarsi armi ed alleati, per l’eventualità d’ una nuova guerra, facendo nuova lega col duca di Milano e con Giovanna II succeduta al fratello Ladislao. Secondo l’infame politica comune in que’tempi, la repubblica accettò la proposta di liberarsi col veleno dall’ambizioso Sigismondo e dal suo protetto Brunoro della Scala, ma non ebbe effetto. Però non le mancò il destro di venire in possesso di Iioveredo, per aver tramato contro di essa il suo signore Àldrighetlo di Lizana, già sotto la protezione de’veneziani,ma ne derivarono gravi complicazioni co’duchi d’Austria. Le particolari ambizioni avendo impedito a’ veneziani la lega di tutta l’Italia, a sostegno della comune indi-pendenza, contro le mire spiegate a Costanza da Sigismondo,questi ad onta che fosse impacciato cogli Ussiti (V.), nel 14.18 coll’esercito calò nel Friuli, ov’e-rano due partiti, l’uno per gli ungheri con alla testa il patriarca Tech, I’ altro pe’ veneziani-capitanato dal loro antico amicò Tristano Savorgnano,oltre il quale e altri, comandava le truppe l’andolfo Malatesta supremo duce. Venutisi alle mani, la vittoria si dichiarò pe’venezia-ni, anche pel valore di Filippo Arcelli signore di Piacenza, venendo in possesso parte coll’armi e parte per dedizione di Cividale, Piata, Poi togruaro, Feltre e Belluno. Vedendosi Udine assediata, non ostante le rimostranze del patriarca, rifugiatosi presso i Lonti di Gorizia, fece 189 la sua de3i zione previa promessa di conferma degli statuti e d’apposito magistrato con titolo di luogotenente, e fu il 1.'“Roberto Morosini, facendovi il loro ingresso le truppe veneziane a’ig giugno 1420. La resa d’Udine trasse dietro quella del-1’ altre castella, e della stessa Aquileia, a’5 agosto, con promessa di conservarle i suoi privilegi e mercati, e di non iiopor nuovi dazi. Infine il patriarca d’ Aquileia Tech vedendo ormai disperate le cose sue, e fatte varie pratiche col mezzo del Papa, dovette acquetarsi cedendo il Friuli alla repubblica, con facoltà d’eser-citarvi la piena giurisdizione civile ecri-minale ; mentitegli riceverebbe in compenso 3,ooo ducati annui e conserverebbe il possesso subordinato di s. Vito, s. Daniele e Aquileia. Anche quelle città dell’ Istria che ancora da lui dipendevano, in parte si arresero, in parte furono ridotte per forza. Così la possente repubblica di Venezia ampliando il suo dominio di Terraferma, trovavasi in possesso dalla parte di ponente di Padova, Vicenza, Verona; da quella d’oriente di Treviso, Feltre, Belluno e del Friuli ; ebbe 1’ Istria e il Cadore, come altresì l’alta giurisdizione feudale sulla contea di Gorizia, il cui conte Enrico si fece suo feudatario nel >424 e seguì l’atto d’investitura; per il che si trovò essere non solo potenza formidabile marittima, ma eziandio terrestre e di grande influenza nelle sorti italiane; dominatrice del golfo Adratico da una parte,dall’altra del Friuli,porta d’Italia, del cui ducato ragionai a Udine. I 3 principali corpi della provincia furono la città d’Udine co’consigli maggiore e minore 0 Convocazione, il Parlamento o adunanza de’ feudatari) con mero e misto impero, la Contadinanza o corpo di tutte le ville della provincia. Agli acquistati luoghi si conservarono gli statuti ei privilegi, sol ponendosi alla testa un rettore o altro magistrato e coll’appello a Venezia. Nel tempo stesso che i veneziani combattevano