63B pi, e facendola da re, dichiarava la guerra all» repubblica. Ora lasciando il conte Dandolo, per poi riprenderlo, devo col cav. Coppi accennare le rivoluzioni di Bergamo, Brescia e Crema, ed altri avvenimenti clie in parte indicati meritano dichiararsi, per aver preceduto la caduta della repubblica. Napoleone stava attendendo il momento propizio per chiedete a’veneziani i bastimenti ed i fondi austriaci ed inglesi, non che un prestito di dieci milioni di franchi, allorquando le circostanze stesse degli eventi l’indussero ad operazioni maggiori. Nelle provinole di Bergamo e di Brescia, invase da’francesi e circondate da italiani rivoltati, gli amanti delle cose nuove cominciarono subito ad unirsi in politiche società segrete, dirette per quanto si scrisse, dal milanese Porro edal francese Lan-drieux. Non tardarono quindi a manifestare le concepite speranze, e perciò ombrarono il governo veneto, fin dal principio del 1797 in discorso, e l’indussero a rafforzare i presidii. Il governatore di Bergamo poi, dubitando del prossimo scoppio di qualche trama, nella notte precedente il 12 marzo dispose intorno al suo palazzo il presidio composto di 600 uomini,e fece girare per la città forti pattuglie. 11 comandante della truppa francese colà stanziata, vedendo quell’apparato insolito, mise anch’esso in armi i suoi soldati. Intanto da queste militari dimostrazioni si commossero gli animi degli abitanti, e nella generale agitazione i sedicenti palriotti, animati da’sud-detti emissari! e da alcuni ufliziali francesi, entrarono audacemente nel palazzo del comune, elessero tumultuariamente una municipalità democratica, promulgarono la libertà della patria, e spedirono deputati a’cispadani per unirsi seco loro e chiedere soccorsi. Le truppe venete contenute dalle francesi non poterono agireje minacciate da’rivoltosi deposero le armi. Da Bergamo la rivoluzione si comunicò a Brescia. 1 fratelli Lecchi ed altri pochi faziosi potenti nella provincia ed avidi di cose nuove chiesero soccorso a’ bergamaschi ; e sicuri di averlo, nella not te precedente a’ ig marzo uscirono in numero di circa joo fuori le porte per incontrarlo; ma poi senza attenderlo entrarono in città, annunciando l’imminente arrivodi 500 bergamaschi, di 10,000 milanesi e di molti francesi. Il governatore veneto Mocenigo, ed il provveditore Battaglia avevano un forte presidio; ma dubitando che la rivoluzione fosse concertata co’francesi, non credettero di adoperare la forza per non compromettere la neutralità della repubblica (il Battaglia ritiratosi a Verona, con proclama e-sorto i sudditi fedeli a levarsi in massa per ¡sterminare i rivoltosi, ancorché pii gionieri di guerra ; promettendo in nome del governo denaro e truppe per togliere a’francesi in momento favorevole persino la possibilità della ritirata. Ma egli procedeva con finzione, essendo unodique’ patrizi addetti al partito di Francia e ben veduti da Napoleone). A tale indolenza i rivoltosi divennero più audaci, promulgarono la libertà della patria, ed intimarono al presidio di rendersi prigioniero. 1 soldati deposero le armi, alcuni si sbandarono,altri partironoco’veneti magistrati. Rafforzati quindi i sollevali da qualche centinaio di milanesi, di bergamaschi, di cispadani e da pochi francesi, corsero le terre vicine, entrarono in Crema a’28 marzo, e rivoltarono in pochi giorni tutti i paesi veneti esistenti sulla destra del Mincio, da per tutto atterrando la bandiera di s. Marco e piantando gli alberi della libertà. Il governo veneziano, costernato da questi avvenimenti, reclamo a Parigi ; e frattanto spedì i suddetti Pesaro e savio Cornaro presso Bonaparte « per procurare d’interessare la sua rettitudine a disapprovare I’ accaduto pei' arbitrio de’comandanti subalterni, e ad emanare da se slesso quel pronto ripaio che siaveadirilto d’attendere. Indagassero poi quali in tanta urgeuzn potessero es-