tale effetto nominò prò-rettore di essa il vescovo di Forlì dall’ Aste e legato il Cardinal Scarampo Mezza rota nel 144^-11 marchese nel declinar dell’anno a poco a poco la perde tutta, pel valore del bellicoso cardinale , ad eccezione di Jesi e Ancona. Quest’ ultima per garantire la propria libertà strinse lega con Venezia, la quale inviando 6 galee, restò la città libera dal cardinale che voleva espugnarla , ed il Papa ne riconobbe la libertà del suo particolare reggimento. Jesi fu poi ceduta dallo Sforza a Nicolò V, che l’assolse dalla scomunica. In più luoghi seguirono fatti d’armi e maneggi de’ve-neziani e fiorentini contro il duca, il quale perciò fece decapitare il suo generale Taliano Furiano, e per sospetto d’intelligenze co’veneti mandò nelle carceri di Monza l’altro generale poi famoso Bartolomeo Colleoni di Bergamo. Ciò produsse sconcerti nell’imprese delle genti papali e duchesche, e contro quesl’ultime, capitanate da Francesco Piccinino, i veneziani comandati da Michele Adendolo di Cotignola riportarono segnalata vittoria presso Cremona a’ 28 settembre 1446, e gratuli feste ne fece la repubblica. Continuando Michele Altendolo il corso de’suoi trionfi, a’6 novembre passato 1’ Adda giunse sul territorio milanese; intimoritosi il duca, toruò alle solite arti, rivolgendosi per soccorsi al Papa, ad Alfonso 1, ed allo stesso genero Sforza che abbandonò l’alleanza di Venezia. Frattanto Eugenio IV, tornato in Roma fino dal 1443> consumato dagli affanni del suo torbido pontificato, a’7 febbraiot447 emanò la boi\alnter celerà, presso il Bull. Rom., t. 3, par. 3, p. 58: Absolutio cornili ij ni Congrega tionìB a si Icensi adhcte-serunt post dissolutionem Concilii,et ad Summi Pontificis obedientiam redie-runt, provisior/ue declamilo circa col-Icilìones Ecclesiarum et bcneficiorum. Ed infermatosi nello stesso mese, rese lo spirito al Creatore a’23, colla gloria d’essere stalo l’unico Papa, al dire di Novaes, 207 a cui ricorsero in tempo di scisma, per riconoscerlo padree pastore uni versale, due imperatori greco e latino, cioè il Paleo-logo e Federico III, il quale era stato assunto all’impero neli44°> avendo opposto ad un insolente conciliabolo un ss. concilio Ecumenico. Annoverò nel sagro collegio i nipoti e patrizi veneti Francesco Condulmiero e Pietro Barbo poi Pao- lo II, ed il padovano Lodovico Scarampo Mezzarota. Del suo monumento sepolcrale nel chiostro di s. Salvatore in Lauro di Roma, ne riporta il disegno coll’iscrizione il Ciacconio,FiV/2e Ponlifìciini, t. 2, p. 8()3, nella quale si legge: Urbs Vene timi dedil orlum. Dopo aver lo Sforza con tradimento riabbracciato il partito del suocero Visconti, altro ne macchinò in Venezia stessa, ove a’29 marzo >447 fecatosi Angelo Simonetta suo segretario, e attendendo a vendere i suoi capitali investili in prestito pubblico e le sue possessioni del Padovano, dava a credere al consiglio de’Dieci di aver grandi cose a rivelare, che in fatto si trovarono baie, mentre si conobbero i maneggi dello Sforza nel Bresciano. Fu allora arrestato, e chiusa la casa dello Sforza divenuta convegno »’ribelli. Dopo processo, il Simonetta fu rilegato in Catulia, e confiscati i beni non gli si lasciò che 3ooo ducati l’anno. Dipoi cambiate le cose, il Simonetta nel 1449 fu mediatoredi pace tra lo Sforza e la repubblica. Mentre Filippo M.a Visconti sollecitava il ritorno del genero, e questo si avvicinava a Milano , a’ 7 agosto infermò e morì a’t3 senza lasciare prole maschile, perciò terminando con lui la sovranità della casa Visconti. Subito la repubblica assicurò il comune di Milano, che mai avrebbe portalo la guerra contro di esso, e solo l’avea fatta al duca qual perturbatore d’Italia, insinuandogli a rivendicarsi in libertà, pronta a sostenerlo e fare lega, alla quale si mostrarono i milanesi ben disposti, proclamando intanto la repubblica Ambrosiana di Milano. In quesl’articolo narrai i prelen-