676 stimazione che avea la repubblica della sapienza e rettitudine de’savi li tiene per integerrimi e infallibili ne’ loro consigli. Nelle presenti occorrenze essi giudicano che la signoria non dee far lega perchè basta a se medesima; ed ella tiensi isolata: credono ch’ella debba guardare una neutralità disarmata, ed essa non arma.’’. Sotto quindi la Laguna fremeva un vulcano pauroso, che dovea sconvolgere e tempestare la repubblica,di guisa da non trovarsi più una gondola, in sulla quale fuggir tanta rovina. Racconta le opera-razioni del cav. Francesco Pesaro per l’armamento, nomina quelli che le combatterono, e come si delusero per non presidiarsi le fortezze, e per non rafforzarsi la marina. Dappoiché, salito in ringhiera il Pesaro, acciò si dileguasse d’at-torno tanto pericolo, perorò al senato con tanta evidenza,suscitò nella sua eloquenza tanta fiamma,dimostrò il pericolo del più star disarmati così imminente, fece sentire con tutta la forza il turbine che addensavasi sopra l’Italia, che i senatori sentirono correre il ribrezzo per le ossa. Ma sursero come dragoni vomitanti fuoco i savi Girolamo Zuliani, Antonio Zen, Francesco Battaia, Zanantonio Ruzzini, Zaccaria Valaresso, Alessandro Marcel- lo primo, e gridarono : Che no : che non conveniva armarsi: che la Serenissima non avea nemici a temere. Se non che Pietro Pesaro K. fratello di Francesco, tanto rincalzò le ragioni, che il senato decretò alla perfine l’armamento di mare e di terra. Però il consiglio de’ Savi veduto il Pesaro vincitor del partito della neutralità armala, levossi e qual frammassone Pietro Dona disse : Signori, poichb la Consulta è costretta mal suo grado di far apparecchiare l’armamento, è dJ uopo eludere il senato, dando vista di operar vigorosamente senza far nulla, usando il sistema di Boerhaave, il quale prescriveva d’inzuccherar le pillole amare per farle tranghiotlir senza nausea all' infermo. I savi di Consiglio e di Terraferma np-plaudirono in gran parte, scandalezzan-done i savi agli Ordini; ma il sistema di Boerhaave fu preso, e levati 7,000 uomini di milizia, non si dierono affatto un pensiero di presidiar le fortezze, nè di rafforzar la marina. Commosso fieramente a tanta indolenza PietroPesaroK,, perorò in senato di bel nuovo ; ma i Savi seppero tranellare così bene quell’augu-sto consesso, che i padri si tennero ben serviti del non far nulla. Il Botta nella Storia cl’Italia dall 789 al 1814, dice che contro il Pesaro arringò Valaresso, ma fu Girolamo Zuliani, compro da’ francesi, loro fautore in altri incontri. Or dopo riferiti i pareri diversi di tanti illustri scrittori sulle vere cause della caduta di sì gloriosa repubblica, sia permesso anche a me conchiudere e terminare così. Affievolita la fede e la severità de’costumi, tacque l’amore della libertà, che le aveva dato la vita; e mentre Venezia avrebbe essa sola potuto bastar a se stessa, e salvarsi se non altro sulle sue navi, la finì miseramente per esser vittima del tradimento altrui, e del l’indolenza sua propria, tra la copia stessa dei mezzi di cui avrebbe potuto disporre, e che furono ricca preda de’ suoi rapaci aggressori. Finalmente accenno, che alla compiuta cognizione delle cose venete, concorrono altre due opere, che meritano pur ricordo. Esse sono: V e ne-zia, ovvero Quadro storico della sua 0-rigine, de1 suoi progressi, e di tutte le sue costumanze. Opera scritta da un veneziano (il nobile Moro-Lin), Venezia 1856, t. 5. La storia veneta espressa in i5o tavole inventate e disegnate da Giuseppe Gatteri con illustrazioni ec., Venezia 1858 in foglio trasversale. 45. Parlai più volte delle rendite dilla repubblica,perciòcredo opportunopro-durre un documento, ossia un Quadro sinottico delle sue annue rendite del 1795, due anni avanti la sua caduta, in ducati veneti effettivi. Il ducato efFettivo