Venezia la relazione delle conferenze di Giatz. Di più essi svelavano 1’ esistenza J’un progetto di mutare il governo. Si ¡enne tosto nelle stanze del doge una conferenza co* 4-3 capi deH’amministra-jione. Il sol° procuratore Pesaro fu quello che propose di nuovo di adottare tulli i mezzi di difesa, e di occuparsi essenzialmente nel mantenimento della tranquillità di Venezia. Non era finita la conferenza, che il comandante la flottiglia avvertiva aver di già i francesi cominciato ad erigere trincieramenti nelle maremme confinanti colle Lagune, ma che ove ne venisse autorizzato egli non avrebbe temuto distruggerli a colpi di calinone.Il quale avviso sparse la costernazione nell’assemblea , la quale prima di sciogliersi die’facoltà all’ ammiraglio di fare quanto proponeva , ed anco di trattare un armistizio. Nella stessa sera s'intese a Venezia tra l’autiguardo francese che giungeva a Fusina , e alcune scialuppe della flottiglia veneta un avvicendato scoppio di artiglieria. Quindi il Pesaro colle lagrime agli occhi annunciò, eh’ egli partiva per la Svizzera, essendo già decisa la sorte della patria sua: invece corse diffilato a Vienna! La maggiorità del senato, dopo aver lungamente esitato, fermò il principio d’introdurre nel governo tutte quelle modificazioni necessarie per avvicinarlo gradata-mente e senza scosse alle forme democratiche. Ridotte a tal punto le cose,dice il conte Dandolo , il doge Lodovico Manin, uomo onesto, della patria amantissimo, che l’aveva ottimamente servita nella reggenza delle soggette provincie, nelle quali aveva lasciato assai buon nome di se ; era tuttavolta lontanissimo dal possedere quell’altezza d’iugegno, quella prontezza di consiglio, e sopra tutto quella fortezza d’animo e quella serenità di mente, che specialmente si domandano in colui ch’è chiamato a salvare uelle più grandi fortune del moudo la nave pericolante dello stato. Ad onta di tulli 647 i legami imposti all'autorità del doge, non era in sostanza quella semplice rappresentanza che molti credono. Infatti egli non era solamente capo della signoria, ma lo era altresì del collegio de’Sa-vi, del consiglio de’ Dieci, del senato e del maggior consiglio; e la sua autorità durava quanto la vita, mentre quella di ogni altro era ristretta entro i confini di tempo più o meno breve (meno i procuratori di s. Marco eh’erano a vita). Posto dunque in tal condizione un uomo fornito di niente robusta e d'animo energico,efficacemente poteva influir sui destini della patria. Il doge Manin dunque, in questo frangente, raccolse intorno a se una straordinaria consulta, composta de’ capi delle primarie magistrature ; e col parere di questa, benché a merito specialmente del defunto Jacopo Nani fallo a’2 giugno 1796 provveditore straordinario alle Lagune e Lidi, si ordì nò che fosse posta Venezia, se non in ottima, certo in sufficientissima condizione di difesa, e induceva il maggior consiglio a conceder plenipotenza al senato di trai tar la pace col generalissimo della nuova divoratrice repubblica francese. Nota inoltre il coule Daudolo,che il Nani,già uel 1 766-67 comandante la squadra con tro Tripoli, fin dalla sua destinazione a provvedere alla difesa di Venezia, convinto che la sua resistenza avrebbe potuto essere, non solamente vigorosa, ma lunga,quando pure si fossero interamente impedite le sue comunicazioni colla Terrdferma, pensava tosto ad assicurare ulla sua numerosa popolazione il necessario approvvigionameuto d’ acqua potabile ; e l’opuscolo intitolato : Breve ragguaglio sui Pozzi del Lido e le Cisterne di Venezia, compreso in due Memorie presentale a S. E. il N. U. Giacomo Nani K. provveditore alle Lagune e Lidi da Giuseppe Ferretti e Vincenzo Dandolo,\enezia 1796,dalla tipografia Curti, rimane irrefragabile documento degli sludi fatti, e delle opere iu parte