citato in più ambascerie , e reduce da quella di Carlo IV arrestato col collega Giovanni Gradenigo dal castellano di Sench, indi liberati dal duca d’Austria e con lui tornati a Venezia; ne'comizi per l’elezione del successore del Celsi, fu avversato da Giovanni Delfino sostenitore dell’ altro candidato Giovanni Fo-scarini. Delfino prese a dimostrare che per 4 ragioni, essenzialissime alla dignità e al benefizio del pubblico , il Cornalo doveva essere escluso dal principato. La vecchia sua età ottuagenaria, la povertà impotente a sostenere la dignità,la stretta amicizia co’principi esteri, I’ esser marito di plebea e vivere con molti parenti. Rientralo nella sala il Corner, donde secondo il costume era stato escluso, e uditi i punti d’accusa, rispose francamente. Esser incanutito ne’servigi della repubblica, pronto e disposto a continuarli; la povertà essergli vanto provando ia sua integrità in mezzo a tanti uffizi sostenuti, tuttavia aver sempre osservato decenza senza profusione ; dell’ amicizie co’principi doversene cercar (’origini, a-verne profittato a vantaggio della patria, e se vituperio fosse tenuto il bene, che sarà mai il male? Finalmente non aver lui solo moglie popolana, ed essere virtuosissima; quanto a’parenti, tutti saper- li a niuno inferiori per sincera fede e per riverente amor patrio. Strinse il suo ragionamento con invitare gli elettori col- lo spirito della verità e il lume del loro giudizio a disperdere tali spauracchi; del resto, sia comunque, restare sempre servo di tutti, e la sua volontà sarebbe quella che piacesse loro. Il suo discorso naturale, ingenuo, senza finzione,gli valse il favore di 26 elettori, che co’Ioro voti lo nominarono doge a’21 luglio i365. 11 breve suo dogado godette perfètta tranquillità, dopo repressa energicamente la narrala nuova insurrezione di Candia. Alla domanda d’Amedeo VI conte di Savoia, di soccorsi contro i turchi, la repubblica da principio si scusò; poi cedendo a- i57 gli uffizi del conte di Virtù figlio di Galeazzo Visconti, che insieme ad Amedeo VI venne a Venezia, gli concesse due galee e qualche somma in imprestilo, ricusando l’offerto pegno di Gallipoli che l’esponeva a difenderla contro i turchi. L’annalista Rinaldi dice che il conte di Savoia volendo recarsi a soccorrere il suo parente imperatore greco, assalito da’ turchi , Urbano V gli ottenne da’dogi Cornal o di Venezia e Adorno di Genova, le loro galee per passarvi, e che gli riuscì espugnare Gallipoli, e toltala a’iurchi la restituì a’greci. Osserva il prof. Roma-nin: pare che in quel momento la repubblica cercasse di non inimicarsi affatto i musulmani, standole molto a cuore rinnovare il commercio in Alessandria, interrotto da quando il soldano d’ Egitto, per vendetta dello sbarco del re di Cipro, e già riferito , avea imprigionato i veneziani colà residenti e sequestrale le loro merci; e nulla ottennero gli ambasciatori Soranzo e Bembo, pe’moviuiei»-ti minacciosi che continuava il re di Cipro, ludi la repubblica mandò Mariti Vernerò, Nicolò Falier e Giovanni Foscari od Urbano V in Avignone,rappresentandogli che pei la debolezza delle genti cristiane concorrenti alla crociala , niuna impresa dì rilievo poteva farsi, e tutti i tentativi ad altro non riuscivano che a depredazioni, le quali sempre più irritavano il nemico e interrompevano i commerci; volesse quindi tenere i veneziani per ¡scusati, se essi, cui il commercio appunto era vita, si astenessero da colali imprese, offrendo piuttosto aiuto contro i turchi d’Europa, perciò esibendo galee a Lodovico I re d’Ungheria, il quale ne ringraziò la repubblica.Questa finalmente riuscì a riconciliarsi col soldano d’ A-iessandrin , il quale con lettera al doge promise pace e libertà di commercio a’ veneziani; ed il Papa permise alla repubblica d’inviarvi come per l’addietro suoi navigli. Dopo questo racconto paci-ficodel prof. Romani«, fa contrasto quel-