ili Padova, si rase la barba cli’erasi fatta cresccre dalla battaglia di Ghiaradad-da. Padova era stata ben fortificata e munita, e stimavasi di suprema importanza per tutto il successo della guerra. Intanto Massimiliano s’avvicinava, e fatto forte dal Palisse con genti francesi, dal duca di Ferrara Alfonso I, per le cui ostilità era stato confiscato il suo palazzo in Venezia, e dal Papa, dicevasi il suo esercito di ben 8o,ooo uomini. Pose 1’ assedio a Padova , mostrandosi instancabile nel visitare le opere d’ assedio, nel sollecitare e incoraggiare. Comincialo nel 5.” giorno il bombardamento, aperte ampie breccie nelle muraglie, l’assolto non potè eseguirsi per l’acqua introdotta da’pado-vani nelle fosse che circondavano la città; e quando fu dato, venne valorosamente respinto. Tornati i tedeschi a nuovo sperimento, saltarono per aria per le mine poste al bastione do loio pieso, ed una vigorosa sortila del capilano Citoloda Perugia rincacciò gl’imperiali. Questi si ritirarono, a ciò spinti anco dalla discordia co’francesi e cogl’italiani, lasciando tende e gran parte delle bagaglie per molestare ferocemente Vicenza, Mestre e altri luoghi sino a Margbera. 11 senato uon permise al Pitigliano d’uscire a dargli battaglia , certo della vittoria, pel disordine che regnava tra’ nemici. Tornati essi a Padova, il doge in pieno consiglio rappresentò come dalla sorte di Padova dipendesse quella della repubblica , come gli occhi del mondo erano rivolti a questo grande evento, perciò doversi raddoppiare i soccorsi e accorrere alla sua difesa; ondea’5 settembre co’figli suoi Alvise e Bernardo partirono per Podova i yG nobili, il senato incoraggiando il presidio, i cittadini, i contadini a mantener iu gloria il nome veneziano. Inutilmente riuscendo il più terribile fuoco dell’artiglie-rie, per le pronte riparazioni de’difeuso-ri, l'imperatore cercò muovere contro la repubblica anche il re d’Ungheria eccitandolo al riacquisto della Dalmazia , e 285 con lettere scagliate con frecce nella città animava i cittadini a tornare al loro vero e legittimo principe, con vantaggiose promesse , abbandonando i veneziani ribelli scomunicali. Vane parole, che aumentai tono l’ardore ne’difensori,col quale energicamente a’2g settembre respinsero l’assallo a porta Codalunga, obbligando alfine il nemico a levar l’assedio a’2 ottobre, e l’imperatore ritiratosi iu Vicenza poco dopo tornò in Germania. Il fallito tentativo contro Padova scemò di mollo la riputazione dell’ imperatore e accrebbe i disgusti di questo co’francesi, da cui diceva non aver ricevuto quegli appoggi che avrebber dovuto, e diede per lo contrario ardire a’ veneziani di spingersi innanzi a riacquistare le pei (Iute città. Fin da quando Massimiliano I si accingeva all’ assedio di Padova, la repubblica destituita d’ogni appoggio, abbandonala alle sole sue forze, disperata di poler ottenere pace da alcuno de’suoi nemici, giacché il Papa stesso or dava buone parole,or tornava sulle furie, poiché scontento de’francesi, ripugnava d’u-nirsi coll'imperatore che avrebbe chiesto al solito molto denaro, riconciliandosi colla repubblica temeva per le terre di Romagna; erasi decisa l’i 1 settembre 1509 far conoscere al sultano che la lega de’ principi volgerebbesi infine a suo danno, mentre Venezia all’mconlroaveagli sempre serbata fede,e se soccorsa farebbe dissolverne l’unione; più gli domandò sus-sidii di truppe, e un prestito di 1 00,000 ducati, da restituirsi la metà in panni, tralasciando di prenderli da’nemici ragusei, fiorentini, anconitani, genovesi, catalani, e per l’altra metà offri gioie in cauzione. Indi eccitò il soldano d’Egitto a rovinare il commercio d’alcuni degli stessi nemici. Qui nota il prof, llomanin. » A tali estremi aveano ridotto la repubblica la pervicacia de stici nemici e la falsa politica generale; essa, che fu prima e poi il baluardo della cristianità contro i turchi, vedevasi ora eoslrctla per la propria