del denaro non fosse causa di far condannare o vergognare alcuno , senza, o con minima colpa”. Più esempi riporta il prof. Bomanin della mitezza e della cauta procedura del governo veneziano, anche co’luterani (sulle discussioni tenute nel senato e dell’apprensioni di Paolo 111 per l’ammissione in Venezia del i.° residente inglese eterodosso, parlo nel do-gado79.°),edelle corrispondenti lagnanze e querele fatte da’Papi e da’pp. inquisitori, come di Giulio 111 contro gli eretici, il quale nel i55o fece calile rimostranze all’oratore Matteo Dandolo, a custodire Venezia acciò non s’ infettasse di errori ereticali, gravandosi che i laici fossero in tali materie congiudici cogli ecclesiastici. Ciò diè motivo alla bolla pubblicata dallo stesso Giulio III, contro i secolari che s’intromettono nel conoscere i punti di Eresia. Nell564 Pio IV disse all’ambasciatore Giacomo Soranzo, che la signoria era stala sempre troppo indulgente nelle cose d'eresia occorse in Venezia, Verona e Vicenza. Bramò che si mostrasse più severa, e adoperasse migliori rimedi. Lo stato della repubblica essere da più bande vicino ad eretici, doversi perciò stare in buona guardia, acciò non vi entri tal peste, e quando alcuno venisse scoperto infelto d’eresia si punisse acerbamente; poiché sapere, in Padova pure essere stati tollerali degli scolari tedeschi apertamente eretici, i quali infettarono altri. Laonde il consiglio de’ Dieci a dare qualche soddisfazione al Papa emanò un’ordinanza nella quale dicendo non potersi^ fare cosa più grata a Gesù Cristo e a tutti i fedeli dello stato oltre a quella di cercare con tutti i mezzi di allontanare quella mala sorte di uomini che seguono le loro opinioni in materia di religione, veniva ingiunto a tutti i rettori di doverli bandire da tutte le terre della repubblica, con intimazione di partirsene entroi5 giorni dalla pubblicazione del decreto, e con minaccia che tornando, sarebbero rinchiusi in una 3o3 prigione sicura e forte, appartata dagli altri prigioni per alili delitti e sottoposti a grave ammenda pecuniaria. Ammessa l’inquisizione (con quella famosa condizione , che non fosse valida sentenza alcuna del s. uffizio alla quale non avessero assislito colla presenza loro i gentiluomini che n’avevano l’incarico) veniva in massima ammesso altresì, almenoper forma, il rogo; quanto poi all'adoperar-lo, era ben altra cosa, nè se ne ha memoria in Venezia.»Ben è vero che l’ambasciatore Paolo Tiepolo diceva nel 1566 a Papa Pio V, che si lagnava della mitezza dell’ inquisizione negli stati veneti : = Noi usiamo più effetti che dimo-strationi, non fuochi et fíame , ma far morire secretamente chi merita, = ma queste parole chi merita lasciano, coni ’è manifesto, campo assai largo all’azione del governo, e basta esser un poco versato nella diplomazia veneziana, specialmente nel secolo XVI, per conoscere coni’esso di frequente soleva cedere nelle forme, e soddisfare colle parole, pur serbando a se intatto il diritto, libera l’azione; e infine i testi de’documenti che riferiamo, e ifatti altestanoche tali morti segrete ben poterono essere forse qualche rarissima eccezione, non mai sistema nella procedura contro gli eretici”. Nel 1588 Sisto Vessendosi lagnato de’porta* menti della repubblica,sorridendo rispose il cardinal Farnese:» Padre Santo, que’si-gnori governano il loro stato colla regola di stato, e non con quella dell’uffizio del-l’inquisizione,perchèsebbenesi deveaver l’occhio sincero alla religione, si deve però averlo anche ad altro ”, Osserva quindi il prof. Bomanin, che gl’inquisitori furono sempre tenuti negli stretti limiti della legge, e rimproverati e puniti d’ogni a-zione arbitraria , nè si permetteva loro alcuna autorità nè sui greci, nè sugli e-brei; ed un inquisitore fu rimproverato d’aver voluto metter mano sopra un e-breo, altro di Padova perchè voleva obbligar gli ebrei ad andare alla predica, e