fuori avrebbe voluto il doge conservar la pace, di cui avea tanto bisogno la repubblica dopo la pericolosa e dispendiosa guena di Ferrara, ma non erano tempi quelli che pace concedessero. Duravano ancora le gravi vertenze fra Ferdinando 1 e Innocenzo Vili, per gl’insorti baroni del regno, i quali avendo fatto vantaggiose offerte a’veneziani per soccorsi, nulla ottennero. Intanto il Papa, contro il consiglio de’veneziani, volgendo l’animo alla guerra, prese al suo soldo il Sanseverino con dispiacere de’uiedesimi, e poi per l’intervento di Ferdinando V re di Spagna, alle cui insinuazioni eziandio avea resistito la repubblica di prender parte a favore di Ferdinando I,con questi si pacificò l’i i agosto i486, e nel dì seguente fu pubblicata la concordia ristabilita. Questa ebbe corta durata per l’operato del re,e ad impedire nuova guerra tra lui e il Papa s’intromisero i veneziani, sebbene senza eifetto, anzi ricusando al conte Roberto Sanseverino il ritorno a’Ioro stipendi), anche per confutare le dicerie di averlo concesso al Papa per favorire questi occultamente. Dunque i veneziani si mostrarono pacieri e neutrali tra il re e il Papa, quindi nou vero il riferito diversamente da altri storici, dal Rinaldi, seguito dal Novaes , e perciò altrove da me riportalo, che i veneziani si unirono due volle in lega con Innocenzo Vili; anzi il Rinaldi dice che in conseguenza della i.* di esse, levò loro l'interdetto. Di una lega pare non doversi dubitare. Va corretto pure un altro errore, in cui caddi anch’io nell'articolo Sicilia , nel quale sviluppai anco i cenni storici del reame di Napoli, inconseguenza del dichiarato nel suo articolo, ove non rammento con quale storico dissi, che Sisto IV assolse i veneziani dalle proprie censure, il che fa contraddizione col da me precedentemente narrato in altri luoghi. Nel 1487 scoppiò la guerra tra la repubblica e l’arciduca Sigismou-do d’Austria principe del Xilolo, e fratel- 247 10 dell’imperatore Federico III, che d’indole buona fu tratto da’suoi ministri a lunga e costosa guerra, dall’opinione pubblica qualificata impolitica e inavveduta. La descrisse diligentemente Pietro Bembo poi cardinale, nel principio del-l’Istoria veneta, commessagli dalla repubblica, in continuazione di quella di Marc’Autonio Sabellico. Possedeva la repubblica nel Tirolo, Roveredo, Torbole, Nago, Riva, ed avea alleati i conti di Lo-drone, destando perciò non poca gelosia. 11 perchè i conti d’Arco per ragione di confini insorsero contro i conti di Riva e Torbole, devastandone le terre all’ombra di Sigismondo.’Questi medesimo cominciò l’ostilità nel marzo, col togliere a’veneti le miniere di ferro e d’argento che aveano al confine in Primiero e Valsu-gana , sebbene essi avevano procurato comporre le differenze. La guerra fu intimata dall’arciduca e dal conte d’ Arco, e tosto a’i3 aprile di prepotenza furono arrestali i mercanti veneziani che sulla fede detrattati s’erano recati a Bolzano, gran deposito allora di merci e transito per la Germania, e confiscate le loro merci. Ciò saputosi dal figlio dell'imperatore Federico III, il re de’romani Massimiliano I, dopo il padre capo della casa d’Austria, altamente ne fece biasimo. Scelse la repubblica a suo capitano generale Giulio Cesare Varano signore di Camerino, ed a’veneziani poco mancò a non prender Trento. 1 tirolesi capitanati dal conte di Kirchberg Matich, tentarono d’impadronirsi di Roveredo, ma li respinse valorosamente il veneto provveditore Nicolò Priuli;epoi il Varano lo lasciò espugnare quasi sotto i suoi occhi, mentre il Priuli volendo difender la rocca, dovè cedere e darsi prigioniero a'3o maggio. In luogo del Varano, si riprese agli stipendi) il conte Sanseverino; e nel tempo stesso Guido de’ Rossi attendeva a difendere il Veronese e il Feltrino, cui i tedeschi altresì minacciavano. Non restava iutanto il Papa, al quale la repub-