24 II, BRINDISI DI BELGRADO alle rappresentanze cioè di tutta l’Europa, rilevò il significato di quel convegno, e disse chiara- mente che devono tenere asciutte le polveri quei paesi che non hanno ancora compiuta la loro missione, quelle nazioni che hanno ancora i loro figli soggetti allo straniero. « Quando avremo ciò che ci compete, allora soltanto, egli disse, po- tremo pensare alla pace. » E, dopo aver accennato chiaramente agli schiavi serbi, rallegrandosi di trovarsi a Belgrado ospite di Re Alessandro terminò dicendo: « la Na- zione che tutta quanta ci guarda domandal’unione, la concordia : se sapremo mantenerla, per conse- guire gli alti ideali che dobbiamo avere in cima ai nostri pensieri, le ombre dei nostri grandi ci benediranno. » Questo linguaggio così chiaro e così vibrato non sarebbe forse stato possibile qualche anno fa, e in ogni modo non sarebbe passato senza su- scitare grandi guai, e chi sa quante note diplo- matiche e minaccie di conflitti. Oggi la risposta data dal principe Nicola alla provocazione del Kallay non ha sollevato proteste ufficiali, come non ne solleva il continuo invio a Cettigne di armi russe destinate naturalmente in un giorno più o meno lontano a sviluppare quel programma. Il piccolo Montenegro sa che non può far nulla da sè e, preparandosi, attende pazientemente