*5 8 ziani. Avviluppato così da una polìtica ambigua e rovinosa^ Lodovico essendo d’accordo col senato,questo invitò il Papa a inviare un cardinale al re per frastornarne la venuta, per la quale faceva grandi apparecchi, e il Papa spedì senza successo in Francia il Cardinal Piccolomini,che gli successe col nome di Pio III. Laonde Ferdinando I vedendo crescere il suo pericolo, si rivolse a Lodovico stesso proponendogli una lega generale, ma prevalse la necessità d'aiutare Carlo Vili per non restare isolato, non potendo contare sui veneziani, che gli davano più parole che fatti. In tanta perturbazione e incertezza d’animi, a’ 28 gennaio i4g4 morì Ferdinando, e gli successe il figlio duca di Calabria col nome di re Alfonso II, che i veneziani assicurarono di loro amicizia, ed il Papa mandò solennemente a coronare; e benché bellicoso, fece di tutto per rimuovere il re francese dall’impresa, ma senza successo. La repubblica in mezzo a tanta burrasca che si addensava sopra di essa, teneva dubbiosa la venula del re; e quando il suo ambasciato-re gliela annunziò, si scusò degli aiuti che domandava di viveri, mentre assicurò Alfonso II di sua amicizia, e che gli armamenti francesi non erano tali da mettere timore; dall’altro canto impegnava il Papa di riconciliare Lodovico col re di Napoli per la quiete e la salute d’Italia. Nel luglio seguì un abboccamento tra Alfonso II e Alessandro VI in Vicovaro, che narrai nel voi. LXXVI, p. 5, patria del Sabellico storico veneto, per collegaisi contro Carlo Vili per l’indipendenza di tutta Italia. Dichiarò il re, esser d’uopo di scostare Lodovico dall’alleanza francese o balzarlo dal potere, restituendolo a suo genero, a tal effetto offrendo la propria flotta e le sue truppe terrestri. Alle parole lenendo dietro i fatti, la flotta partì alla volta di Genova, con ¡spavento di Lodovico, che promise rimettersi all’arbitrato de’veneziani, onde con queste sperauze di pace potè rinforzare Genova. Affidato il regno al duca di Borbone, con belloesercito calò io Italia Car- lo Vili, iuviando la sua flotta a Genova comandata dal duca d’Orleans, poi Luigi XII. In Asti fu complimentato da Lodovico e dall’ oratore veneto, per cui il Papa se ne lagnò; ed il re mandò a Venezia suo ambasciatore di Comines storico di lui e del predecessore, ringraziando pel contegno della signoria e facendo offerte. Mentre la repubblica ne mostrò fiducia e gradimento, tornò a schermirsi per aiuti, col mettere innanzi al solito i timori del turco, ein pari tempo sollecitava Lodovico a procurare 1’ allontanamento de’francesi, pe’gravi pericoli a cui il re esponeva l’Italia colla sua venuta. Giunto il re a Pavia visitò nel castello il duca Gian Galeazzo malato di veleno, dicendosi somministrato dallo zio, ed accolse benignamente le preghiere della di lui moglie Isabella, raccomandandogli il padre Alfonso II. Indi a’22 ottobre morì l’infelice Gian Galeazzo, lasciando due figlie e il figlio Francesco, che avrebbe dovuto succederlo; ma Lodovico mostrò il diploma imperiale che lo chiamava al trono del ducato di Milano. Il senato tosto gli scrisse condolendosi per la morte del nipote, e insieme congratulandoci del suo innalzamento. Entrato Carlo VI 11 in Toscana, contro le promesse, prese Fi-vizzano de’fiorentini, l’abbandonò al sacco e vi fece strage, il che colpì di terrore tutta Italia. Pietro de Medici, nemicodel re, corse pusillanime a’suoi piedi e gli cedè quanto volle; ma tornato a Firenze, per tanta ignominia fu costretto a fuggire col fratello Cardinal Giovanni, poi Leone X. Mentre succedevano queste cose, Venezia spaventata pel soccorso domandato da Alfonso li a’ turchi, ne avvisò Carlo VII I a provvedervi,trovandosi perciò impotente al prestito domandato dal suo ambasciatore. Da Firenze il re s’avviò per la Piomagna, onde il Papa intimorito deliberòdi fuggire e recarsi u Venezia ove chiedeva uu asilo. Rispose a’