88 la staffa, indi volle adempiere l’uffizio di palafreniere affettuosamente)”. Immenso fu il concorso a Venezia de’principi, de’legati delle varie potenze, dei più distinti ecclesiastici e di altri forastieri fin delle città più lontane (Nel dì seguente a6 luglio, 1’ imperatore accompagnato da pochi, visitò con filiale allettò il Papa, ammesso nella sua camera, ove lieto familiarmente sedendo, co’vescovi e co’ card inali, reciprocamente si congratularono con amorevoli colloqui, mescolati da motti piacevoli e dignitosi ; finché l’imperatore chiedendo grata licenza,conteuto si restituì al suo alloggiamento. Trovo nel Bull.Rom. t. 2, p. 4485 che il Papa emanò in detto giorno la lettera: Exigunt gra-tissimaedevotionis obsec/uia, Datum Ve-netiis in Rivoalto: De Pace cimi Fri-clerico Imperatore Venelìis inita, ejus-iiue absolutione. Abbiamo poi: Concordia narratio inter Alexandrum III Sum. Pont., et Friclericum I I/nper., cuni notis et animadversionibus Felicis Contelori, Parisiisi632). La ratifica del trattato avvenne ili.0 agosto, alla presenza d’Alessandro III e Federico I, e per questi giurò un conte sulla di lui anima e sui Vangeli, e per tale giuramento solennemente Federico I prometteva l’esecuzione del convenuto alle città di Venezia, Ti eviso, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Ferrara, Mantova, Bergamo, Lodi, Milano, Como, Novara, Vercelli, Alessandria, Carsino, Belmonte, Piacenza e Bobbio; al marchese Obizzo Malaspina, a Parma, R.eggio, Modena, Bologna e altri luoghi di Romagna e di Lombardia. Questa ratifica fu la conferma della pace tra la Chiesa e l’impero , della pace col re di Sicilia peri 5 anni, e della tregua co’ lombardi per 6 (un codice Vaticano dice 7); e ne giurarono eziandio l’osservanza gl’imperiali principi secolari ed ecclesiastici, idue ambasciatori di Guglielmo li, i deputati de’lombaidi. Duraote la detta tregua, que’della lega non dovevano esser molestati dagl’imperiali nè nelle per- sone, nè nelle robe; potendo girare e commerciare liberamente nelle terre dell’imperatore, così i loro aderenti; do ve 11 dosi aH’insorgere di controversie eleggere arbitri per ristabilire l’ordine tra le citlà: nel corso de’6 anni que’della lega non furono tenuti di giurare fedeltà all’imperatore, nè questi pronunziare sentenze in cose concernenti la lega (Assolto Federico I, ì seguaci suoi scismatici, e molti intrusi nelle dignità ecclesiastiche, corsero in conserva al seno della s. Madre Chiesa, umilmente chiedendo l’assoluzio • ne, abiurando e anatematizzando ogni e-resia sui Vangeli, e lo scisma de’ falsi e scomunicati sedicenti Vittore V, Pasquale III, Calisto 111 vivente, dichiarando inoltre nulle le loro ordinazioni, promettendo fedeltà e ubbidienza a Papa Alessandro 1II e suoi successori cattolici. Quindi Rinaldi nomina i vescovi intrusi che fecero tale atto, cominciando da’sunnomi-uati prelati Cristiano di Magonza, e que’ di Magdeburgo, Worms ec. A perpetuare la stabilità della riconciliazione del Papa coll’imperatore, fu radunato da A-Jessandro III, a’18 agosto 1177, un concilio nella basilica di s. Marco , coll’ intervento de’cardinali, e d’un grandissimo numero di prelati e di principi, arcivescovi, vescovi e abbati italiani e tedeschi, oltre il doge e gl’inviati del redi Sicilia. Federico I sedette a lato di Alessandro III, ilquale confermando solennemente la pace, previa T accensione del le candele, e-manò formale sentenza di scomunica contro chiunque avesse tentalo di romperla, gridando l’imperatore e gli a\\.v\Fiat,fiat. Indi il Papa fulminò l’anatema contro gli scismatici che non si erano per anco ravveduti, nuovamente deponendo l’antipapa Calisto 111 che avea scomunicato co’ suoi ilue pseudo predecessori. Dimorando Alessandro 111 in Venezia scrisse una lettera^ l’inviò per Filippo legato, al re dell’ A • bissiuia detto il Prete Janni regnante nell’Etiopia,desideroso d’istruirsi nelle verità cattoliche : in essa gli diè il titolo di Ca-