ed esser cosa ragionevole, c’Iiavessero la signoria delle città d’Italia più tosto gl’italiani, che’tedeschi,nè doversi dalla maestà e pietà pontificale ricacciare i vinitia-ni supplichevoli, c’haveano ne’tempi andati fatti molti servigi alla Chiesa ; con-ciosia massimamente cosa eh’ eglino si fossero studiati di placarlo con molte ambascerie a lui mandate”. 24- Amicatosi il Papa, studiarono i veneziani più che mai a rifare l’esercito, e morto il conte di Piligliano a Lonigo, per le tante vigilie e fatiche sostenute nella difesa di Padova, come altresì Naldo da Brisighella altro generale veneto, ambo sepolti in ss. Gio. e Paolo in monumenti eretti a loro onore dalla repubblica, posero alla testa come provveditore generale il valoroso Andrea Gl'itti, non mancando d’altri valenti condottieri, come Gio. Paolo Baglioni, Gio. Luigi e Giovanni Vitelli, e Renzo Orsini da Ceri, sudditi pontificii, oltre Lucio Malvezzi nitro guerriero di fama. Riuscendo inutili le trattative con l’imperatore, la repubblica maneggiò una lega con Enrico Vili nuovo re d Inghilterra e Giacomo IV re di Scozia; e Giulio II ottenne che la Svizzera assumesse la difesa degli stali della Chiesa. Dacché il Papa erasi così manifestamente spiegalo a’danni de’francesi, mal sopportava che il duca di Ferrara feudatario tenesse ancor dalla loro parte; si querelò delle saline costruite a Comac-chio anziché ritirare il sale da Cervia; voleva accrescergli il censo, e chiese la restituzione de’caslelli recati in dote da sua moglie Lucrezia Borgia, e datigli da Alessandro VI suopadre.Allora AlfonsoI stringendosi di più a Luigi XII, ne ottenne la piena proiezione. Il perchè venne dal re inviato Chaumont d’Amboise, governatore del Milanese,per entrare nel Polesine, nel tempo stesso che il principe di Anhalt generale imperiale uscendo da Verona si dirigesse a Vicenza,con buon polso di gente, oltre gl’imperiali riuniti. La repubblica pose alla testa del suo meno nu* P. II. 289 meroso esercito il Baglioni. I vicentini, prossimi a cader di nuovo nelle mani degl’imperiali, ed invano impetrato grazia dall’Anhalt, avendo già mandato a Padova colle cose preziose i figli e le donne, i tedeschi entrati in Vicenza poco trovarono a saziare la loro cupidigia. Ma una parte de’ vicentini e degli abitanti del contado rifugiatisi in profonda caverna ne’monti, in numero di ben 6000 colle donne,ifanciulli e gli averi, uno de’capita-ni di ventura francese l’infame Herisson, con infernale pensiero, fece porre sulla bocca angusta della caverna parecchie cataste di legna, ed empiamente datovi fuoco, fece perire soffocati tutti quegl’infelici, e poi de’loro tesori s’impadronì. Quando al campo francese fu udito il barbaro e crudelissimo fallo, alto levossi un grido di orrore e di riprovazione,onde il celebre ed eroico cav.Bajardo fece impiccare sul luogo stesso due di que’che aveano acceso il fuoco;tarda e inutile punizione a tanta esecrabile scelleragine, che lasciò per lungo tempo ancora negli animi degl'italiani do* loie e raccapriccio. La fortuna continuò a favorire i francesi, che ormai quasi soli sostenevano la guerra, dacché i tedeschi non pagati per allora si sbandarono. Nel maggio 151 o caddero in potere di Chaumont Legnago, Bassano e altri luoghi, onde le truppe venete si ritirarono a Padova, e nel finire di giugno si provvide alla difesa di Treviso. La repubblica rivolse nuove istanze al Papa, perchè conducesse con vigore la guerra contro il duca di Ferrara, sollecitando la sua mediazione coll’imperatore,domandò 1000 cavalli per la difesa del Friuli al re d’Ungheria, nè lasciò di rinnovare premurose istanze di sussidii a’ turchi. In mezzo a tante sciagure di guerra, narrate pure da Andrea Mocenigo, Belli meinorabi-lis Cameracensis adversus Venelos bistonde libri VI, Venetiis 15a5, e tradotta in italiano : La guerra di Cam-brai fatta in Italia, Venezia i56o, questa città nell’interno non dava alcun se* ‘9