parete di fronte alla porta della sala del- lo Scrutinio è decorata di un arco trionfale eretto a lui dal senato nel 16g4 stesso forse architettato da A. Tirali, con pitture egregie di GregorioLazzarini, esprimenti i suoi fasti militari. Di questo eroe scrisseio:Giovanni Gva.t\au\,G estaFran-asci Mauroceni, Venetiarum Principis, Patavii 16g8. Ivi ne pubblicò la Vita, stintala migliore della precedente, Antonio Arrighi nel1749- —Silvestro Va-lier CIX doge. Nato dal doge Bertucci e da Benedetta Pisani, cavaliere e procuratore di s. Marco, era stalo uno de'6 senatori che nell’elezione del predecessore furono ballottati pel dogado , pel qual confronto è manifesto di quanta estimazione si fosse, onde lui morto gli occhi di tutti si fissarono sul Valier, ed a’i5 feb-braioi6g4 l’elessero doge. Indi a’27 del- lo stesso venne coronato, e dopo di lui fu eziandio coronata dogaressa la sua moglie Elisabetta figlia di Paolo Quiriti! Slainpalia. A quest’ullima magnifica solennità intervennero il senato, i deputati delle provinole suddite, gli ambasciatol i dell'estere potenze,chearingaronoln principessa nella sala del Collegio. Non erasi veduta più magnifica pompa dopo quella de’4- maggio i5q7 celebrata per la dogaressa Morosina Morosini, che descrissi nel dogado 8g.°, ma là prudenza de’pa-dri abolì con legge questa funzione un tempo tollerata (ne trovai 5 esempi, con questo, che descrissi a’ loro luoghi, ossia ne’ dogadi 66.°, 68.°, 82.“, 8g.°, olire quelli dell’ 85.“ e 1 18.°, quanto al-1 uso del corno ducale), ma non confa-centesi alla semplicità de’ costumi re-pubblicani. In quest’ anno i6g4 si confermò la lega tra la repubblica, l’imperatore e la Polonia, cui nel i6g6 si aggiunse anche la Russia , la quale in tale circostanza,dice il Casoni (il quale in questo dogado termina le sue biografie de’do-gidi Venezia,d i cui uii giovai),chiese e ot-teune esperti operai veneziani, che in quel nascerne impero insegnarono l’archilei- 559 tura navale, tanto vagheggiala dall’imperatore PietroI, per effettuare colla marina militare le sue vaste idee di conquiste. Dopo la morte del doge Morosini, si affidò il comando supremo dell’armata ad Antonio Zeno, ch’era generale della Morea. Allestito questi senza frapporre dimora tutto il navilio, unitesi a lui le galee pontificie e de’cavalieri di Malta, andò in traccia della flotta turca, ch’era già uscita dal porto de’Dardanel-li; ma questa appena n’ebbe sentore, si ritirò ne’suoi porti, e die’motivo al Zeno di concepire altra impresa. Si propose il considerabile conquisto dell’isola di Scio, chiamata il Paradiso della Grecia. A’7 settembre 1694 giunse in faccia dell’isola, dove sbarcate le milizie solto il comando del pur nuovo generai Steinau, fu preso incontanente senza contrasto il Castello di mare, lasciatasi libera l’uscita a’ 200 turchi del presidio. Quindi si prese il borgo e il porto; e la città, che sola rimaneva per l’intera conquista, finalmente si arrese a’15 settembre, uscendone 3 giorni dopo 10,000 turchi,de’qua- li 3,ooo abili alle armi, avendo ottenulo sicuro convoglio sino a Cisme nell’ Asia. Prima di loro n’erano sortiti i vescovi latino e greco. Acquistarono i veneti 100 cannoni di bronzo,e liberaronogli schiavi cristiani. La presa di Scio accrebbe la reputazione a’veneziani, ed assicurò altresì il possesso del regno della Morea la vittoria che ad Argo felicemente si ottenne. Vi si era avanzato con un grosso esercito di turchi il seraschiere della Morea.La vigilanza d’Antonio Molin generale defissole, e di Pietro Duodo provveditore del regno, ne cacciò i barbari da’eonfini, dopo averli in una battaglia sconfìtti. Nè qui terminarono i prosperi successi della venela repubblica , in quest’anno, dopo aver minacciato Smirne. Daniele Delfino provveditore generale della Dalmazia, disegnò l’attacco di Ciclut, fortezza notabile dell’Erzegovina, alla destra del fiume Narenla, poco distante dui mare, si-