6gG vuole particolarmente notare, che i diplomatici veneziani scrivevano per uno scarso numero di persone loro note, non giù per l’universale. I due scrittori che a’ nostri giorni più degli altri contribuirono a far conoscere all’esterole venele relazioni, olire il Viesseux, cioè il Ranke e il Tommaseo, furono pur quelli che ne seppero apprezzare esattamente il carattere e le qualità peculiari. Il Ranke le chiama un tesoroinesausto,dalqualefugià tratto il più sostanziale profitto per la più esatta cognizione e per l’irrefragabile fondamento per la storia moderna, e più se ne trarrà ancora quanto più verranno studiate. E il Tommaseo asserisce, che i diplomatici della repubblica veneta non attendevano nè a troppo abbellire nè a troppo oscurare le azioni umane; che la loro critica è severa,ma non ostile; che la loro maniera è semplice, ma dignitosa ; che la fermezza del loro giudizio derivante dall’unità del sistema del loro forte governo, non nuoceva punto alla varietà delle o-pinioni e de’senlimenti individuali.» Ma non cadrebbe forse in errore chi nel carattere degli ambasciatori veneziani,specialmente del secoloXVI, e de’loro scritti, credesse di riconoscere una certa indifferenza morale ed una propensione al probabilismo. A ciò contribuiva per avventura la posizione della repubblica dopo i primi lustri del secolo predetto , e le mutate sue condizioni a fronte delle grandi potenze che ognor più la incalzavano in Europa, nel tempostesso che i suoi possessi d Oliente trovavansi esposti a vieppiù imminenti pericoli”. L’autore esamina il tempo in cui la sorgente di queste relazioni cominciò a scorrere più abbondante, ed esclama quindi: qual dovizia di sapienza politica, di giudizi in materie di stato, e di svariate cognizioni sia contenuta in cotesti scritti, potrà particolarmente comprendersi da chi legge le descrizioni di Gaspare Contarini e Bernardo Navagero (poi cardinali, come già notai), da’ quali comincia la lunga serie delle complete. Mediante la cognizione e l’uso più generale di queste scritture s’infuse un nuovo spirito, una vita nuova nella moderna ¡storiografia; quindi collo studio loro , individui e avvenimenti ài corressero, chiarirono, illustrarono, e posti nella vera e propria luce. Nella stessa guisa che ¡grandi ritrattisti veneziani nel secolo XVI spiravano vita alle tele, non altrimenti gli ambasciatori veneziani ritrassero le fattezze e l'indole de’inaggiori contemporanei con tale naturalezza e penetrazione da non potersi desiderare di meglio. Questo straordinario talento si dimostrò in tutti i tempi, quasi retaggio comune alla veneta diplomazia. Dall’immensa collezione, con amore pari al sapere, l’autore trasceglie alcuni ritratti di sovrani ed eminenti personaggi, de’veneli ambasciatori, offrendoli all’ammirazione degli studiosi, come di Zaccaria Contarini, che nel i492 poche linee scolpisce l’effigie morale e fisica di Carlo Vili; di Pao- lo Cappello, che nel i5oo cos'i vivamente mette sott’occhio Alessandro VI, e i Borgia ; e successivamente di Antonio Soriano che dipinge Clemente VII , e i Medici ; di Andrea Boldù e Lorenzo Priuli, che delinearono maestrevolmente Emanuele Filiberto duca di Savoia e Cosimo I di Toscana; di Marino Cavalli, che disegnò con sicurezza di coloritoFi-lippo II; di Giovanni Michiel,che similmente fece di Maria ed Elisabetta sorelle regine d’Inghilterra; di Giovanni Soran* zo, che con eguali colori vivaci espresse Enrico II re di Francia; e di Giambattista Nani anche benemerito storico, che sì bene comprese la natura del giovane Luigi XIV. Nè meno acuti ed efficaci che nel tratteggiare i caratteri di diversi personaggi, erano i veneti ambasciatori nel narrare e descrivere ogni manieradi avvenimenti, ed al Reumont bastò recarne un esempio tra gl’infiniti di cui ridondano le relazioni, di Mariuo Giorgi inviato a Roma per iudurre Leone X all’alleanza colla Francia e colla repubblica.Dac-