158 10 «lei biografo del doge, ¡1 cav. Cicogna. Egli narra: durante questo dogado si volle da’veneziani sorprendere la citlà d’ A-lessandria in Egitto. L’armata veneta vi approdò a’2 ottobre 1 365 : essa respinse le poche genti che avevano preso I’ armi per opporvisi; diè anco un assalto alla città, ma gli abitanti fuggiti al di là d’uo vasto canale, posero i veneziani nell’impossibilità d’oltraggiarli; ed i veneti dopo aver messo a sacco la città, tornarono sulle loro navi, senz’ altro acquisto. Adirato il soldano per sì sconsigliata impresa, fece sequestrare le mercanzie de’ Veneziani e carcerare i mercanti; il perchè si dovette sborsare non piccola somma per liberare le une e gli altri. L’impresa d’A-lessandria, come già feci cenno, sembra doversi piuttosto attribuire a Pietro I re di Cipro co’crocesignati, compresi i cavalieri di Rodi, essendo legato del Papa il b. Pietro di Tommaso vescovo di Patti, il quale dopo averli con solenne l'ito benedetti colle loro armi, e tutti confessati e comunicati, il re all’improvviso assalì la fiorentissima Alessandria, e dopo fatto immenso bottino ne partì. Tanto trovo nel Rinaldi, senza parola riguardante i veneziani, all’anno 1 365, n. 18. Narrai a’suoi luoghi, che Urbano V avendo determinato di restituirsi in Italia e reintegrare Roma della residenza pontifìcia , la repubblica a sua istanza mandò per levarlo e fargli onore 5 belle galee, ciascuna munita di 3o balestrieri, sotto il comando di Pietro Trevisano con 12 ambasciatori; e perchè la missione sostenessero decorosamente si assegnò loro lo stipendio di 100 ducati per ciascuno, oltre altri 3 per la vittua-ria, ad ognuno accordandosi 3 paggi spesati daU’erario. Ricevette il Trevisano il pubblico vessillo nel marzo 1 36y, e le galee partite a’18 di detto mese giunsero in Marsiglia nel principio di maggio. 11 Mulinelli riporta le singolari istruzioni date al comandante della repubblica: Che il Papa non dovesse esercitare au- torità sulle navi e sugli equipaggi. Proibizione a tutti, sotto pena di 1000 ducati, di chiedere o accettare grazia veruna dal Papa, tranne l'indulgenza in articolo di morte! Il Papa a’19 o a’20 di detto mese salpò da Marsiglia, accompagnato dalle galee di Venezia, di Genova, di Pisa e di Giovanna I regina di Sicilia, ed approdò dopo 4 giorni a Genova , altri dicono più tarili a’ 28 , ma non pare. Il Fedone, De viaggi de’Pontefici, riferisce che Urbano V partì da Marsiglia imbarcandosi in una galea ve--neziana , e lo conferma il Mulinelli; ma il Peruzzi nella Storia dJ Ancona scrive che montò sopra una galea anconitana. Era seguito da tutti i cardinali (ripugnanti e rampognanti il savio e giusto Papa , dicendogli: ove trascini i miseri tuoi figli ? Quasi che, osserva Petrarca, Urbano V li conducesse a Menfi, a Ctesi-fonteo nelle prigioni de’saraceni, e non a Roma , unica e suprema rocca della cristianità ! ) tranne 5 ricusanti d’abbandonar la Provenza , colla curia e corte, accompagnato da una flotta di 23 galee ed altri bastimenti. Giunse a Genova a’ 23 maggio, ricevuto da quel doge Adorno e da’cittadini col dovuto onore. A’ 28 partì per Porlo Venere, e per Pisa e Piombino giunse a Corneto a’4 giugno, ed ivi sbarcato, i veneziani licenziandosi dal Papa, subito fecero ritorno a Venezia. Quindi Urbano V passò a Viterbo, donde portatosi a Roma, vi fece il suo solenne ingresso. Tutta l’Italia ne giubilò, ad eccezione de’Visconti, contro i qua- li il Papa dichiarò legato d’Italia il nipote Cardinal Angelico Grimaldi o Gri-moaldi vescovo d’Albano, che si recò a Venezia. In Roma Urbano V a’18 ottobre 1 36g ricevè l’abiura dello scisma greco dall'imperatore Giovanili 1 Paleologo in persona , il quale sbarcato in Ancona ornò gli anconitani del privilegio, che neH’imperial cappella di s. Sofìa avessero luogo distinto, come lo aveano i veneziani, i genovesi,i catalani. E siccome il cav.