8a8 ro di Venezia, e ch’egli avrebbe ridotto il vescovo all’accomodamento. Invece il senato sostenne, non doversi pagar le decime, se non quando e nella misura che fossero ordinate nel legamento; e poi of-fiì 4,5o° ducati, frullo di capitale che a-vrebbe perciò assegnato. Nulla si concluse, ed il Folani tornò a Venezia , il governo sempre più inasprendosi nel considerare, che pel privilegio delle decime Venezia era posta in perpetua servitù, e tutti i beni de'cittadini venivano ad essere obbligati al clero e alle chiese; polendo per esso la città venir scomunicata. Fu quindi intimalo al padre del Fosca-ri, di persuadere il figlio a cedere, altrimenti egli co’ figli sai ebbe in perpetuo bandito da Venezia e suo distretto, con conGsca de’beni a favore del comune.Tan-to era a cuore del senato il fine di sì delicatissimo e importante aliare, per evitare il disonore della giudicatura della corle papale. Ma neppure giovò l’autorità paterna, violentata dalle minacce di severe e non meritale pene, a danno di tutta la famiglia. Riuscì [iure inutile l'invio al Papa dell’altro ambasciatore Domenico Morosini , colla delta offerta di 4,5ooducati,poiché se ne volevano6,ooo. Frattanto verso il declinar dell 376, parlilo Gregorio XI d’Avignone, per ristabilire la dimora papale in Roma, la repubblica gl’inviòa complimenlai lo 3 ambasciatoli, Andrea Gradenigo, Giovanni liembo e Zaccaria Contarmi, con l'istruzione a quest'ultimo di rimanere in Roma per ultimare il doloroso affare delle decime. L’ostinazione però del vescovo l’aolo Foscari facendosi più leuace, minacciò scomunicar tutti quelli che non pagassero le decime, e già l’avea intimata per tutte le parrocchie, se non si fossero pagale pel s. Natale, cou proibizione «•’pievani d’ amministrare i sacramenti, neppure in punto di morte, »’morosi. In tal modo s’irritava vieppiù il governo, e si comprometteva la pubblica libelli. Finalmente il sescovo, avendo seguito Gre- gorio XI ¡11 Roma, ivi morì nel 1376(forse more veneto, giacché é positivo che Gregorio XI fece il suo ingresso in Roma a’17 gennaio 1377), e fu tolto ogni osi*, colo alla riconciliazione della repubblica colla Chiesa, e composte le dilìerenze._ Nello stesso anno (ma 1377) fu 43.° vescovo Giovanni IV Piacentini parmigiano, già vescovo di Cervia, di Padova e di Orvieto. Egli tosto dichiarò non voler punlo sostenere la pendente spinosa lite, e affidarsi alla discrezione del governo. Fu allora dunque decretalo, di stabilire 5,5oo ducali annui da dividersi a tenore delle costituzioni ecclesiastiche venete, Ira il vescovo , il clero delle parrocchie, la fabbrica delle chiese ed i poveri; al qual componimento Gregorio XI di buongrado aderì, eziandio che il vescovo ritirasse la quota spettante al predecessore. Così terminò la lunga e acerba controversia, che tenne per lauti anni agitali gli animi, non interrotta neppure dalla strepitosa guerra contro Genova, descritta in detti e successivi anni nel § XIX (e siccome ne fu pure cagione la primazia sai mare Adriatico, mi sia lecito qui aggiungere sugli stamponi, la notizia d’un’opera relativa, annunciata dalla Civiltà Cattolica de’2 nprilei85y, Del diritto de' ir-neziani e della loro giurisdizione sul mare Adriatico; opera del giureconsulto iL Marostica e Vicenza Angelo Malteatzi, 1professore di Pandette nell'università Patavina nel secolo XVI ; ripubblicata, voltata in italùtno e commentata da Leonardo Dudreville, dottore e malestro in ambo le leggi ed avvocato del foro veneto,Venezia tip. dellaGazzetla uiliziale 18 58); e si ristabilì la tranquillità e Sconcordia Ira il clero e il governo. Gregoiio XI morì a’28 marzo 1378,6 dopo 1 1 giorni gli successe Urbano VI, contro il quale insorse l’antipapa Clemente VII a’20 settembre,che recatosi in Avignone, vi staU lì tuia petlileule cattedra e fu cagione del graude, lungo e funestissimo Scisma di Occidente, nel quale vescovi e fedeli ti di-