tÌ70 degl'inglesi. L’ aureo scrittore, con abbondanza discelti vocaboli,graziosamente dipinge que’palagi, splendidi per gallerie di statue, pitture, marmi orientali rarissimi, ameni giardini con piante e fiori rari, vivificati d’ ogni maniera di fonti e peschiere, cou boschetti deliziosi e parchi di selvaggina, e con corti imitanti le principesche pel numero de’vari famigli, e per la ricchezza de’vestiari, oltre la copia di bellissimi cavalli e superbi cocchi.Equesto,egli dice, era forse il minor dispendio,appetto alle feste,alle musiche, alle cacce,a’conviti,alle cene;quotidianamente accorrendovi, come a corti bandite, amici, clienti e parenti da Padova, Vicenza, Mestre, Mira, Dolo e Venezia. E queste nobilissime ville erano altre per la primavera, altre per lu state, altre per l’autunno, i cui avanzi fanno tuttora stupire. Se non che ben caro sovente costavano a’padroni e agl’invitati, non tanto le feste da ballo, e i concerti de’primi musici chiamativi a gran prezzo, quanto le serate del giuoco, in cui ve-deasi dar fondo in una notte a ricchissimi palrimouii. Questi furono i tarli, che rosero le midolle della repubblica di Vi-uegia. Nondimeno i politici, convenendo che tante prodigalitàle disorbitante lusso, inai sempre immotale e rovinoso, ponilo esser stale cagioni di gravissimi disastri a molte opulenti famiglie, cadute quindi in abbiella e miserevole condizione; ma lu signoria di Venezia, essi dicono, ebbe tarlo più intimo e segreto, distruggitore. Sostengono quindi, scrutando l’ullime infermità della sovrana repubblica, la quale con tutti i suoi difetti e malori interni ed esterni, bastò invitta e signora sopra gli altri regni del mondo, eguagliando nella sua durata l’impero romano, che si resse appuulo i4oo anni (loscriltoredeve alludere al fine dell’impero greco, se vuoisi considerare contiuuazione del romano, mentre di esso propriamente lo fu quello d’Occidente ; poiché calcolo, terminalo quello nel 4g3 di nostra era, os- sia il romano d’Occidente, corrisponde» te circa all’anno di Roma 1346, aggiungendovi 207 anni si arriva all’anno 14.53 dell’ era corrente, epoca della caduta di Costantinopoli e dell’impero d’Oriente; con tal computo avvicinandosi a’ XIV secoli, durata circa della repubblica veneta). Dicono adunque i politici, che fa parlare l’autore, avere i patrizi germinato la morte della repubblica, e ne allegano il mal vezzo della profanazione matrimoniale, con tanto scandalo della cristianità.......lotandosi ue’lrattati delle sponsalizie, che la sposa dovesse avere il cavalier servente ! 1 Rifugge l’animo in leggere la sfrenatezza di molti celibi e ammogliati, dimoranti intere settimane in certi ornatissimi e seducenti casinelti di delizie e di voluttà, posti dietro le l’ro curatie, lasciando in tal tempo vedove le loro famiglie, e spesso desolate le cousor ti, lagrimanti i figli I » Ivi conduceau que’signori la vita d’Alcina e d’Armida, vincendo l’elfemroinatezze del serraglio, gittaudo il ricco avere nel fango, e passandovi le notti in bisca e ne’gitiochi di ventura cou tutte le orribili conseguenze solile intervenire in colesti covi di lascivia e di perdizione. Fermamente, tu non potrai assegnare cagioni più poderose di queste all’estrèma mina della repubblica veneta; e se vi aggiungi i grati debiti, 011-d’erano sopraccarichi que’vasti patrimoni!; e se v’arrogi le prepotenze de’gran-di ; le schiere de’bravi che mantenevano ne’loro palagi e ville per opprimere gl imbelli ; e il niun vigore ne’magistrati a com-primeile; e le stomacose ingiustizie che commelleansida’tribimali a danno de più deboli, toccherai con mano, che il tarlo, che tu dici secreto, rodeva alla vista di tulli le midolle della signoria di Venezia. Ed io replico, che sì , che cotesle sono infermità gravi e mortali, che possono indurre a morte gli stati ; ma sostengo che la repubblica aveva ancora in se tanto di sano, e sì gagliardi e invitti elementi di vita, che allorquando Napo-