a4 2 non lungo dogado dovea essere segnalato da una successione di guerre. Scoppiò col duca di Ferrara (F.) Ercole I, per gelosie e dispute di confini e del sale di Co-macchio; il quale inorgoglito per essere divenuto genero di Ferdinando 1, avea dimenticato la gratitudine che dovea aJ veneziani, per averloaiutato quando insorse controdi lui il nipote Nicolò; laonde il visdomino Vettor Contarmi era partito da Ferrara, scomunicato da Donato Marinello d’ Arezzo vicario generale del vescovo, peraver neli48o fatto arrestare un chierico per debiti di piccola somma, per l’incompetenza del foro, previe avvertenze. La repubblica intimò al duca di fare rivocare la censura ecclesiastica, e reintegrale il visdomino nell’ onore e ne’danni sofferti, essendo ciò dispiaciuto al Papa e allo stesso vescovo di Ferrara,che da Roma avea ingiunto al vicario di levare la scomunica, che finalmente fu tolta, ma non pubblicamente, come ordinava il vescovoed esigeva la repubblica, poiché pare che vi avesse avuto mano il duca, In Venezia vinse il partito della guerra contro di lui, e fu grande il contento del popolo. Si proclamò da un pubblico banditore a’ 2 maggio 1482, su quella pietra medesima che chiamasi del bando, ed ancora esiste sulla piazza di s. Marco; nel qual giorno il doge consegnò lo stendardo di s. Marco a Roberto di Sanseverino, già agli stipendìi del duca di Milano, col titolo dì luogotenente generale e creato nobile veneziano, avendo a provveditore A ntonio Loredano, il benemerito difensore di Scu-tari; il comando della flottiglia fu adulato a Damiano Moro. Così ripullulò la guerra in tutta Italia, divisa in due grandi fazioni. Erano col duca di Ferrara, il suo suocero re di Napoli, i fiorentini, Lodovico Sforza, il marchese di Mantova, Giovanni Bentivoglio capo della repubblica di Bologna, e la romana casa Colonna. Erano co’ veneziani Sisto IV, il suo nipote conte Girolamo Riario signo- re di Forlì e Ìmola,il marchese di Moti-ferrato, la repubblica ili Genova, Pietro M.* Rossi conte ili s. Secondo nello stato di Parma. Per opera di quesl’ultimi principalmente maneggiavasi di rimettere nella reggenza del ducato di Milano la duchessa Bona cacciata dal cognato Lodovico Sforza. Partito il Sanseverino alla volta del Polesine, cominciò nel maggio 1482 le sue operazioni di difésa e d’ occupazione del Polesine, di Rovigo e altri luoghi, espugnandosi Ficarolo antemurale di Ferrara, fors’ anche per certe nuove bombarde inventateda maestro Alvise, al cui scoppio esalavano fumo avvelenato che cagionava la morte. Tanti vantaggi riportati e la vittoria d’Argenta de’6 novembre,non che i danni recati dalla flotta di Vettor Soranzo alle spiagge napoletane, mossero Ercole I a tentare un accordo, ma senza effetto. Si combatteva pure dall’ altra parte, poiché Sisto IV assalito da Alfonso duca di Calabria, anche co’ turchi al suo soldo, sin da’21 agosto avea ottenuto segnalata vittoria vicino a Felletri (F.J, nel luogo perciò detto Campo Morto, pel valore di Roberto Malatesta cedutogli con truppe da’ veneti, indi morto in Roma per la soverchia fatica sostenuta nella pugna ; mentre in Ferrara morì il celebre Federico duca d’ Urbino generale della lega. Non ostante, il Papa cedendo aH'insinuazioni del re e dello Sforza, intimorito dal duca e da’ Colonnesi minacciatiti Roma, si riconciliò con que’ principi e aderì alla lega contro la repubblica già sua alleata, per avere stretto d’assedio Ferrara. Tutto partecipò Sisto IV alla repubblica I’ 1 1 dicembre, invitandola a ritirarsi dajl’ impresa, perchè ne verrebbe laude immortale al veneziano governo. Iti vece per tale mutamento il senato levò grandi lagnanze, a’27 richiamò il suo ambasciatore Francesco Dietlo da Roma, giustificandosi col Papa di sua condotta, il quale l’esortava alla pace nel punto ch'era prossima la fine della guerra coll'ira-