4io l’imperatore Rodolfo II, nè ottenendone eiTetto alcuno, diè assolutamente ordine ad una piccola squadra di galee di muovere a quella volta e distruggerle. E le relazioni politiche coll’ imperatore facevansi sempre più difficili, specialmente a causa degli uscocchi, all’ insolenza de’quali, ad onta delle continue lagnanze, per la connivenza de’capitani di Segna e del capitano generale di Croazia, non veniva inai posto riparo dagl’ imperiali. Laonde il senato comandò al capitano destinato alla guardia di que’ pirati che chiudesse i mari, nè lasciasse penetrare in Segua, loro principale ricetto, provvisione veruna. Gl’imperiali fecero grande scalpore, e l'ambasciatore venne a querelarsene in senato, il quale riapose eh'erano tante le ruberie degli uscocchi da dover finalmente causare qualche moto importante de’turchi, e che essi assaltavano fino le barche armate venete; e convinto ch’eravi sopra i loro legni anche il capitano di Segna, si confuse e partì. L’imperatore promise provvedere, e nulla facendosi, la repubblica si fece giustizia da se. Poco ineno infesti degli uscocchi erano i maltesi, e la giurisdizione della repubblica sul golfo non era più rispettata, dacché pirati di tutte le nazioni vi correvano a predare e recar molestie al commercio. Inoltre nel 1gravi contese insorsero tra la repubblica e l'ordine Gerosolimitano, sovrano dell’isola di Malta, e Gregorio XIII interpose i suoi paterni uffizi, estendo presso di lui dui precedente 1578 l'ambasciatore veneziano Giovanni Correr; poiché stimandosi offesa da que' cavalieri per avere nel corso delle loro galee spogliato un ricco bastimento veneto, dopo replicati lamenti ni gran maestro L’Evcquede la Cassiere, sequestrò! frutti delle commende gerosolimitane ch’e-rano nel dominio veneto. Il Papa dunque per agevolare un pacifico accordo, fece in maniera che i cavalieri fossero i primi a restituire la roba tolta, onde a contemplazione di Sua Santità la —^ blica rivocò il sequestro. A’iogiu^i, 1579 si recò in Venezia Mano I Sfotti conte di Santa Fiora a partecipar« cfct a’5 giugno del precedente anno Fra«, cesco Maria de Medici granduca di Toscana (f*.) avea sposato la bella «*-neziana Bianca figlia unica del riccim-sirao Bartolomraeo Cappello, redon del fiorentino Pietro Bonaventuri, a m riparlai nel § XIV, n. 6, col qual« tr» fuggita da Venezia a Firenze la notU venendo il 29 novembre i563 di circa 16 anni, colle sue gioie, e la coaoiveau dello zio Gio. Battista e altri compilo. Il senato, che in vita del Bonaventun (morì assassinalo nel 1571 per tresca eoa Cassandra de Ricci), e di Giovanna d‘ Ao-stria virtuosa e tradita moglie del granduca, e sorella di Massimiliano 11 (ptr-ciò da alcuni chiamata regina), non a-vea dato ascolto all’ insistenti ri<*rclit del principe perchè fosse dimenticala • la fuga di Bianca sua sfacciata druda dalla casa paterna, la sua scandalosa • rumorosa evasione dallo stato veneto, • 1« altre gravissime sue mancanze, adonta del bando capitale contro il Bonaveo-Uiri e probabilmente pure contro B*a«-ca (essendo stati distrutti gli atti del processo quando divenne granduchessa!, fi (talmente per la ragione di tlato, voli« per politica questa volta piegarsi. Accordò perdono alla traviala donna, or* divenuta granduchessa, fece cavalieri del la stola d'oro Bartolomeo padre, e Vittorio fratello di lei, e l'adottò per fis1« vera e particolare della lepubbliea di *• Marco, per le pressanti istanie del granduca, come appunto ave* fatto nell an tecedente secolo riguardo a Caterina Co» ■ naro nel divenire regina di Cipro, dw però non avea affetto eccezioni- Ma la <• gione di stato fi« chiudere gli occhi rnon d.ini su tutto! Però la stona della famosa Bianca venne accompagnala d* aon doti certamente poco onorevoli all» «** riputazione : visse in odio de fiorenti**.