re che lo scopo dell’ armamento ile’veneziani fosse ili circondare olle spalle l’armata francese. Domandasse perciò al senato una spiegazione formale nello spalio di 12 ore, per sapere se si era in pace 0 in guerra. In questo secondo caso par-lisse subito: nel primo richiedesse che fossero messi in libertà i carcerati per opinioni politiche, si disarmassero i contadini,si accettasse lo mediazione dellaFran-cia per sedare le turbolenze di Bergamo e di Brescia , e si riparassero alcuni insulti fatti a’francesi al Zante e nell’Adria-lico”. Nello stesso tempo spedì a Venezia l'aiutante di campo Junot con una lettera pel doge, colle solite imperiose minacce, e coll’istruzione di leggerla pubblicamente al senato e chiedere la risposta nel termine di 24 ore. Il Junot fu difatti introdotto nel collegio ile'savi la mattina de’ 15 aprile, e lesse la lettera nella quale Napoleone scriveva.»Tutta la Terra-ferma della repubblica veneta essere in tirali. In ogni parte i contadini armati e sollevati gridare morie afrancesi! Molte centinaia di soldati dell’armata d’Italia essere di già state sagriflcate (non essendo ancora avvenuta la strage di Verona, avverte X Arie di verificare ledale, che i combattimenti, gl’ incendii, le devastazioni e le uccisioni de’ francesi furono esagerati dalla millanteria francese). Invano disapprovarsi tali radunamenti dopo che si erano ordinati. Credevano forse i veneziani che mentre egli era nel centro della Germania, non potesse far rispettare il primo popolo dell’universo? Credevano che le legioni d’I talia soffrissero il massacro ch’essi avevano eccitato? Il sangue de’suoi fratelli d’armi sarebbe vendicato. Il senato aver corrisposto colla più nera perfidia a’modi generosi che 1 francesi avevano verso di lui usati. A-ver pertanto spedito un aiutante di campo per dichiarare la guerra o la pace. Se non ¡scioglievanosubito i radunamenti. Se non si facevano arrestare e conseguale iu sue mani gli autori degli omi- P. II. 641 cidii che si commettevano, la guerra era dichiarata. Non essere già il Turco alle loro frontiere, non essere minacciati da alcun nemico. Aver essi deliberatamente fatto uascere pretesti per giustificare un radunamento direttoconti'o l’armata. Esso sarebbe dissipato in 24 ore. Non essersi più a’tempi di Carlo Vili. Che se poi, controil chiarointendimento del governo francese, essi lo riducevano al partito di fare la guerra, non credessero perciò che ad esempio degli assassini veneti i francesi devastassero le campagne dell’innocente e sfortunato popolo della Terraferma. Egli Io proteggerebbe, ed esso un giorno benedirebbe sino i delitti che avevano costretto l’armata francese a sottrarlo al loro tirannico governo”. Il rai-nistroLallemant partecipò eziandio a quel consesso la lettera che avea ricevuto da Napoleone, ed il tutto fu comunicato al seuato che si radunò nel giorno ¡stesso. Somma fu la costernazione de’patrizi nel- lo udire insultata in tal modo e con tanta alterezza la dignità e la sovranità della repubblica. Del resto, dovendo per la propria debolezza dissimular l’ingiurie, fra’sentimenti d’ira e di terrore, deliberarono di rispondere al generale francese. » Essere fermo il senato nella volontà di mantenere pace ed omicizia colla Francia. Nè questa dichiarazione poter essere oscurata dagli armamenti di alcune popolazioni, i quali non avevano alcun oggetto di politica esterna. Che se poi in tanto turbamento erano successi alcuni inconvenienti, non potersi i medesimi imputare che alle circostanze del momento. Del resto essere disposto a prendere le misure tendenti a secondare i di lui desicierii, persuaso bensì che nella sua equità avrebbe conosciuto la necessità in cui era la repubblica di provvedere alla esterna sicurezza ed alla tranquillità interna. Essere egualmente il senato pronto a soddisfare all’altra ricerca pel castigo e la consegna di quelli che avessero commesso assassioii contro le truppe fran- 4i