ConlarcnoCitstrllanus Episcopus,quando soUoscv'me nel 1107 al diploma del doge Ordelafo Falier, che donava al patriarca di Grado la chiesa di s. Archi-dano in Costantinopoli. Ma leggo nel decreto pel miglioramento delle rendite patriarcali di Grado,presso lo stesso eh. Cappelletti^ Le Chiese d’Italia, t. g, p. 53 eseg., del settembre 1074, discorso più sopra, dopo la sottoscrizione : -tjf Ego Do-minicus Sylvius Dei gi alla Dux consensi, et in. in. ss.,- quella immediala: -t|t E-go Henricus Dei gratin Castellanus E-piscop’.is subscripsi. Seguono le sottoscrizioni degli altri 4 vescovi, degli abbati e degli alili che intervennero al sinodo 0 radunanza, per migliorare la mensa del prelato gradese. Dunque da sì solenne atto si ricava, che già il vescovo d’Olivolo avea assunto nel 1074 il titolo di Castello. Morì Enrico a’ i5 novembre 1108. — Fochi giorni dopo fu eletto 22° vescovo Vitale I Michel veneziano e vicario della chiesa di s. Paolo. Ormai tralascio di registrare le cose più comuni già discorse a’loro§§ riguardanti le fondazioni di chiese e monasteri, e il trasferimento in Venezia di ss. Reliquie, altrimenti succederebbe una monotonia di continuate citazioni, pel numero grandissimo delle fondazioni e de’sagri tesori da cui fu arricchita Venezia,così pure di consagra-zione di chiese e altari, e per accorciare il mio dire ; il tulio avendo riferito, principe lmente col Corner, a’ luoghi loro, laonde sarebbero troppe ripetizioni. Vitale I lasciò vedova la sua chiesa di Castello nel dicembre 1120, e mentre a’ 16 gli si celebravano i solenni funerali in s. Pietro di Castello, la troppa quantità di lumi o la trascuranza de’chierici, produsse tale incendio che distrusse la calle-tirale, e con essa perirono altresì lulte le contigue fabbriche e abitazioni. — ¡Nel dì seguente 17 dicembre fu consagrato sacerdote il 23.°vescovo ir. Bonifacio Fa-her eremitano agostiniano, acclamato dal clero e dal popolo successore al de- 819 funto, e nella susseguente domenica ricevè l’episcopale cousagraziorie,ossia nel dì seguente 18 dicembre. Nobile di stirpe, più nobile per le virtù, contro sua voglia ricevè la dignità, tra 1’ esultanza del popolo. Morì nel 1 133, impugnando Cappelletti il Gallicciolli, che sulla fede d’ una cronaca anonima lo disse ucciso nel 113 1 dal popolo. — Nello slesso anno, 24-°vescovo fu Giovanni III Poloni, figlio del vivente doge e pievano di s. Iìar-tolomeo. Ebbe lite col fondatore Bonlìlio Zusto de’canonici regolari della canonica del ss. Salvatore, per avervi acconsentilo il patriarca di Grado, menile la chiesa apparteneva alla sua giurisdizione ; ma Papa Innocenzo 11 la troncò prendendo, la sotto la protezione dellas. Sede.Tut-to narrai nel § Vili, ri. 28, insieme all’assassinio del Zusto, che Dio fece risplen-dere per miracoli. Il vescovo regolò la suddetta festa delle Marie, protratta a 8 giorni, nella quale i vescovi di Castello, e poi i patriarchi di Venezia, finché durò la veneta repubblico, ricevevano que’donativi descritti nel luogo di sopra citalo. Però la festa popolare, in principio virtuosa e innocente, divenuta clamorosa e depravatasi gravemente, dopo severe leggi promulgate dal governo per frenarne gli abusi e gli sconcerti, terminò coU'esser abolita nel 1379; riducetesi alla visita annua del doge alla chiesa di s. Maria Formosa, e nel vespero e messa solenne che vi celebravano i vescovi e i patriarchi. In quella circostanza il doge benediva le Mariee l’accompagnava,benedizione, cui prò dignilale palalii impartiva pure al popolo. Tra le prerogative ducali, eravi quella di benedire in alcuni giorni solenni il popolo; quasiché fosse il padre che benedicesse i suoi figli. Di questo trattai in fine del n. 3 del § VI e altrove,ove pur dissi che benedivaezian-dio le monache. Nel regolamento fatto dal vescovo Poloni per porre un freno a’ disordini in feste così popolari, nella sottoscrizione del decreto del 1 143, non so-